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HELFIR
Dopo aver recensito l'ottimo album di Helfir "The Journey", oggi parliamo con Luca Mazzotta unico componente del progetto.
Innanzitutto ti ringrazio per la copia dell'album, ho molto apprezzato.
Grazie a te per questa intervista, mi fa molto piacere che hai apprezzato questo ultimo lavoro.
Direi che Helfir è una proposta musicale un po' particolare che non da grossi punti di riferimento, per esempio non ho trovato somiglianze strette con altri artisti, cosa che invece trovo spesso in altri album underground, vorresti dirci quali sono i tuoi punti di riferimento artisticamente?
Sin da quando ho iniziato ad ascoltare musica, non sono mai stato legato ad un genere ma ho sempre apprezzato la musica di qualità, indipendentemente dal suo genere. Il progetto HELFIR ha risentito molto di questa mia caratteristica così come tutto il mio modo di suonare e comporre. Al tempo stesso posso però dire che la composizione di HELFIR è stata influenzata da molta musica proveniente dal nord Europa, dal folk tradizionale al metal più oscuro, ad esempio band come Katatonia, Antimatter, Anathema, Wardruna, Soen, Hallatar, ecc sono state fondamentali nel background di questo progetto.
I testi di "The Journey" descrivono un viaggio interiore e devo dire che anche la musica è molto sognante, vuoi parlarcene?
The Journey è il mio personale modo di rappresentare la vita di ognuno di noi, proprio come se fosse un viaggio durante il quale attraversiamo luoghi diversi, partendo da atmosfere idilliache e sognanti, fino ad arrivare a luoghi cupi e silenziosi che rappresentano l’ultima fase del nostro cammino su questa Terra. In questo album ho cercato quindi di ricostruire, attraverso i testi e le musiche, differenti atmosfere, diversificando l’album in tre momenti, i tre capitoli. La scelta compositiva delle canzoni, e quindi dei suoni di ogni capitolo, è legata al punto del viaggio in cui mi trovo e che sto descrivendo.
L'album è diviso in tre capitoli, come mai questa scelta narrativa?
Quando ho iniziato a creare “The Journey” mi sono venute in mente tre immagini, come se fossero tre dipinti appartenenti alla corrente surrealista. Paradossalmente è iniziato tutto con tre titoli, che inizialmente pensavo dovessero essere i nomi di alcuni brani ma in realtà sono diventati i capitoli di questo disco. Ho immaginato la vita e quindi il nostro viaggio, suddiviso in tre grandi fasi: la prima (Lying On A Blue Lawn) è un’immagine che mi ha sempre dato la sensazione di leggerezza, spensieratezza tipica dell’infanzia o adolescenza. Il secondo capitolo (Table Of Diners) è nato invece da un’immagine che mi ossessionava da diverso tempo ovvero una stanza buia, un tavolo e delle persone attorno che a turno, parlavano e raccontavano di sé come se stessero tirando le somme di ciò che avevano fatto fino a quel momento nella loro vita. L’ultimo capitolo (Tree Of The Abyss) è facilmente intuibile. Si scende negli abissi, dove la luce diventa sempre più fioca; la solitudine è l’unica cosa che ci rimane in questa parte del viaggio insieme alla presenza di un albero che sta a sorreggere questo mondo. È la parte finale del viaggio, più oscura, in cui anche la musica assume colori diversi rispetto ai capitoli precedenti.
Ho notato una cura notevole dei suoni, cosa ormai quasi comune, che nel tuo caso però sembra addirittura essere alla base del percorso compositivo. Inizi le composizioni partendo proprio dai suoni oppure li scegli successivamente?
Esattamente, a volte parto proprio da un suono di synth o di chitarra che mi fa venire in mente alcune atmosfere sonore a da lì inizio a scrivere, cercando di ricreare quello che ho in mente attraverso il suono. A volte mi basta un tipo di suono per condurre la scrittura verso un mood specifico. Certo, non è sempre così, in altri casi parto da un tessuto armonico o melodico che mi piace, eseguito con dei suoni scarni e per nulla curati, ma che perfeziono durante tutta la fase compositiva. La cura del suono per me è molto importante perché ti permette di dare un taglio molto forte alla canzone, un vero e proprio carattere alla composizione.
Quanto è difficile fare tutto da soli, soprattutto se si pensa alla promozione in fase live? Hai dei session member che ti seguono?
Fare tutto da soli ha come sempre i pro e i contro: in fase compositiva mi godo il relax di poter scrivere e sperimentare attraverso la musica e i testi con i miei tempi, le mie esigenze senza dover dare conto a nessuno. Naturalmente questo ha uno svantaggio, a volte infatti mi trovo ad essere il critico di me stesso e metto in dubbio continuamente quello che faccio. Per quanto riguarda l’aspetto live invece, con HELFIR faccio spesso concerti in piccoli club con caratteristiche particolari, in cui cerco di creare delle atmosfere intimistiche, in cui la gente può ascoltare i brani e avere il musicista vicino in tutti i sensi. In questo modo, arrangio i brani principalmente in acustico ed uso alcune sequenze di elettronica attraverso il computer. In altri casi invece, chiedo di suonare ad alcuni amici musicisti di cui mi fido e che voglio coinvolgere in questi show. Posso dire che non è per nulla semplice arrangiare un live di HELFIR con pochi strumenti ma è una bella sfida. La musica acustica è complessa, mette a nudo il musicista e non è facile suonare 2 ore in questo modo.
Siamo all'ultima domanda. Chi o cosa è Helfir?
HELFIR è un fiume in piena, un flusso di coscienza, è stato da sempre un modo per raccontarmi attraverso la musica, proprio come un processo catartico. Nonostante sia nato per “gioco” musicalmente parlando, questo progetto è frutto di un’esigenza sia artistica ma anche personale; è il mio diario di bordo in cui, attraverso la musica, appunto ricordi, sensazioni che vivo nel presente e paure che proietto nel futuro. In tutto ciò, la creazione di un disco è un processo in cui mi trovo in uno stato di estasi, tutto mi viene spontaneo e contemporaneamente provo una grande sensazione di piacere quando sperimento suoni, musiche, sostituzioni di accordi e melodie.
È il momento di salutarci. Ti ringrazio nuovamente per la copia del tuo album e mi auguro di potere ascoltare presto qualcosa di nuovo.
Ringrazio Italia di Metallo per questa intervista e spero di potervi risentire presto con qualche novità dal mondo di HELFIR. Un abbraccio a tutti voi!
Intervista a cura di Vexime