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NECRODEATH
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Photo Enrico Auxilia
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Anzitutto, come state? È sempre un onore ed un piacere per me potervi intervistare.
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FLEGIAS: Bene grazie, siamo ancora vivi nonostante pandemie e guerre. Sempre carichi a molla, con la voglia di suonare e di parlare della nostra musica, quindi grazie a te.
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Come è nata l’idea di un concept ispirato all’Arancia Meccanica?
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PESO: Adoro Kubrick come regista e sono un fan di quasi tutti i suoi film, ma Arancia Meccanica mi ha lasciato il segno gia' dalla prima volta che lo vidi e ne sono rimasto sempre impresso ed estasiato anche perche' ho scoperto il suo messaggio reale non alla prima visione dove forse rimasi spiazzato da come, cosi tanta violenza veniva deformata e diventi stravagante al punto di diventare paradossale....Come riesce Kubrick a gestire una cosa del genere senza diventare patetico o ridicolo? Ci sono migliaia di film che reputo piu violenti di Arancia meccanica e altri ancora più subdoli dove ad esempio la violenza di John Wayne te la fanno passare in maniera giustificata, perchè la tua mente plagiata da lui e dal suo regista ti fa credere che lui sia il buono, mentre i nativi che sono stati invasi e massacrati siano i cattivi..... Kubrick non ti plagia il cervello, ti fa pensare, ti fa scegliere da che parte stare e rimane comunque la domanda che alla fine ti poni se siamo veramente liberi di scegliere quello che vogliamo ,quello che facciamo....Di fatto resta che mi sarebbe sempre piaciuto realizzare da musicista un concept su questo film iconico che ho visto credo un centinaio di volte, perché ogni volta scopro un dettaglio nuovo....Il periodo di lock-down chiuso in casa mi ha dato lo start per comunicare la mia idea ai miei soci e iniziare le prime composizioni e cosi il processo di realizzazione e' durato due anni.
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La cosa che salta subito all’occhio, dopo aver ascoltato “Singin' in the pain” è l’estrema cura dei particolari. Ogni passaggio pare studiato e frutto di un’attenzione quasi maniacale. Avete voglia di illustrarmi brevemente il processo compositivo che sta sotto l’album?
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PESO: Come ti dicevo e' iniziato tutto nei primi giorni di lock-down, chiuso in casa e preso da uno sconforto notevole ho iniziato sia a tirare giu' le prime note con il mio vecchio basso a due corde (mi e la... di piu' non riesco ....) e anche a fare qualche telefonata a qualche vecchio amico che nella vita reale poi non senti perchè sei preso con le tue cose e magari ti lasci perdere delle amicizie o degli affetti che invece non dovrebbero mai andare nella sala del dimenticatoio.... Una di queste persone a cui ho chiamato e' stato S.B. chitarrista degli Schizo e siamo stati al telefono un'oretta circa a contarcela su....Lui sull'onda dell’entusiasmo di quella chiaccherata mi aveva addirittura proposto di realizzare un Mondocane due, ma ho desistito, anche perche' sapevo che una volta ritornati alla normalita' avrei dovuto muovere il culo per riportare la pagnotta in casa, per cui altri impegni oltre ai mille che ho gia' non li avrei presi, ma un pezzo da comporre insieme a lui sarebbe stato un vero piacere e da li in poi e' iniziato ufficialmente il processo di composizione dell'album e la traccia che abbiamo ala fine realizzato con S.B. e' stato il singolo che abbiamo fatto uscire mesi fa "Transformer treatment". Tutto il resto e' arrivato con calma dove tutte le mie idee a livello musicale sono state by-passate al radar da Pier che ogni giorno mi diceva o mi proponeva come realizzare al meglio determinati riff di chitarra o arrangiamenti vari sullo scheletro di base in lavorazione, tenedo conto anche dei pattern di batteria che avevo in testa e che mi dovevo studiare per saperli eseguire .Una volta fatto cio' intervengono come sempre GL e Flegias con il quale mi sono diviso il compito dei testi. Non avendo nessuna pressione discografica abbiamo lavorato con serenita' e senza stress perche' non avendo nessuna dead-line di consegna potevamo fare le cose con calma e come dici tu forse analizzando anche tutti i minimi dettagli. Singin in the pain e' il risultato che sentite dopo 2 anni di impegno su queste nove canzoni, che oltre a S.B. alla chitarra in Trasformer treatment include anche la partecipazione di Valentina Rose agli archi in "The sweet up and down" la voce in francese di Eric Forrest in "Anti-hero" e la voce narrante tra un pezzo e l'altro di Tony Dolan dei VENON INC. come super ospiti.
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Come ho già espresso nella mia breve recensione, mi sembra che Singin' in the Pain sia un compendio perfetto delle due nature dei Necrodeath: quella più istintiva e quella, invece, un po’ più ragionata. Vi chiedo, anzitutto, se condividete questa mia impressione e, poi, in caso affermativo, se è stato qualcosa di voluto o se, piuttosto, si è trattato semplicemente di una evoluzione naturale del vostro suono.
- FLEGIAS: Difficilmente riusciamo a ragionare e a focalizzarci su come ottenere un risultato. Di solito componiamo senza pensarci troppo su quello che sarà il prodotto finito. Questo può anche essere un punto di forza sotto alcuni aspetti, perché alla fine nessun album sarà mai uguale all'altro. Sono d'accordo con te sul fatto che questo album può considerarsi una perfetta via di mezzo tra le due anime Necrodeath, ma lo abbiamo scoperto una volta avuto il master in mano.
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Il suono Necrodeath ha sempre avuto una caratteristica precisa: una sorta di naturalezza, rispetto ad altre produzioni (che oggi vanno per la maggiore) nelle quale invece si ha spesso l’impressione di un lavoro costruito “pezzo per pezzo”. Adottate qualche accorgimento in sala per ottenere questo risultato?
- Pier Gonella: Degli ultimi 3 o 4 album Necrodeath ho gestito personalmente la registrazione, dopo l’esperienza accumulata negli anni anche grazie a loro. Cerchiamo di limitare il piu’ possibile l’uso dei computer in particolare nel “quantizzare”, cioè correggere fino alla perfezione tutto quanto. Questo è uno dei fattori che oggi rende il suono dei dischi piu’ pulito ma spesso piu’ “sterile”. Suoniamo parte del materiale in presa diretta e anche nel mixaggio faccio largo uso di compressori ed equalizzatori valvolari tipici degli anni 80 limitando dove possibile l’uso degli effetti software.
- GL: negli ultimi anni abbiamo impostato il nostro approccio in fase di composizione e in studio di registrazione con molta più istintività e con pochissimi artifici di post produzione, quindi il risultato che ne traspare è sicuramente più “genuino e old school” rispetto a produzioni più “ritoccate”. Questo non vuol dire che dietro a un disco Nedcrodeath non ci siano ragionamenti compositivi e cura dei dettagli, ma ci piace mantenere una attitudine “live” anche in fase compositiva quindi essere il più naturali possibile.
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Un’ultima domanda. Come fate a mantenere intatta tutta questa energia e questa voglia di migliorarvi dopo tanti anni di carriera? E non è una domanda scontata…perché troppo spesso si assiste ad una sorta di “adagiarsi sugli allori” da parte di band storiche….
- FLEGIAS: Penso che il segreto stia nella voglia di fare e nell'estremo amore verso questa forma d'arte che è la musica. Componiamo solo quando abbiamo voglia e soprattutto quando abbiamo delle idee. Fortunatamente queste non mancano mai... per questo siamo una band così prolifica. Unisci il fatto che cerchiamo sempre di prendere spunto dalla nostra esperienza per non ripeterci mai, ed ottieni l'alchimia. Se qualche band storica come dici tu si adagia sugli allori, bé... non saprei che dirti, forse non sono semplicemente riusciti ad esprimere al meglio quello che volevano fare o i fans non si sono trovati davanti quello che si aspettavano. E' sempre un terno all'otto fare contenti tutti, ma se la musica nasce dal profondo della tua anima, sarà più facile trovare riscontro in un pubblico più vasto.
Vi ringrazio tantissimo per avermi concesso la possibilità di intervistarvi. Di cuore.
Maurizio Gambetti