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Le Cirque Noir con Poison Garden + Feline & Strange @ Traffic Club
18 Aprile 2015
Roma
Lo Steampunk è un particolare genere/movimento, consolidatosi negli anni nella cultura underground e di nicchia, sempre più negli ultimi tempi portato alla luce, con una diffusione esponenziale sia nei principali media di massa che nella scena alternativa. Fiere, scrittori, e gruppi di ogni genere musicale si sono buttati a capofitto negli anni in questo mondo anacronistico e scientificamente affascinante, sebbene, in Italia, si stiano facendo sentire con molta difficoltà delle vere realtà.
È per il suo stesso carattere poliedrico e in grado di racchiudere così tante diverse realtà che un evento Steampunk si denota diversamente da ogni altro: non vi sono legami prettamente musicali trai gruppi che si supportano tra loro, accomunati da una stessa attitudine alla vita ed alla fantasia, allo spettacolo ed al palcoscenico.
Italiani ma con grande risonanza all’estero, i capitolini Poison Garden si sono dati da fare fin dal giorno zero della propria carriera per poter portare questo particolare brand nel nostro paese ed all’estero, diventando, in poco tempo, una delle icone più importanti europee. Dopo essersi fatti conoscere per lo spettacolo speciale del 31 Ottobre “Memento Mori” al Cinecittà World, mischiando le proprie musiche in una vera e propria rock opera Steampunk-Horror da far emozionare Tim Burton in persona, hanno usato il coraggio e quel poco di sfacciataggine che li contraddistingue nel mettere su “Le Cirque Noir”, il 18 Aprile, al Traffic di Roma.
Serata studiata in ogni dettaglio come ci si aspetta ormai dalla band: all’entrata si potevano ammirare acrobati e circensi italiani e dalla bravura impeccabile, oltre ad un’esposizione di moto stile steam, all’interno del locale era stato instaurato un maid café ed un angolo foto in stile vittoriano, ed, ovviamente, il palco si era trasformato nel caratteristico “salotto”.
La serata viene aperta dai Feline & Strange, ospiti Berlinesi giunti per l’occasione, ed è qui che ci ricolleghiamo con il discorso d’apertura. Il pubblico, probabilmente, si aspettava una serata rock’n’heavy, un po’ particolare, certo, ma non sembrava molto preparato a quello che lo attendeva: Feline Lang e Christoph Klemke ci trasportano infatti su una strana astronave, in direzione Terra, pronti ad esaminare gli esseri umani nella loro esteriorità e, soprattutto, interiorità. La potente voce e sicura presenza scenica di Feline ed i buffi interventi del suo co-pilota, oltre alla sua bravura nel contrabasso ed altri strumenti, accompagnati da basi elettroniche, portano un misto tra Emilie Autumn e Dresden Dolls in quel di Roma.
La performance è sicuramente impeccabile, ma, forse, si dilunga troppo nel suo discorso musicale ed attoriale, dando la sensazione di coprire, addirittura, maggior tempo che l’occupato dai Poison stessi.
Seguono ai nostri steam-nauti degli spettacoli circensi e di burlesque, che raccolgono stupore (e qualche scontendo) tral pubblico e ci fanno tornare nel nostro capannone da circo, in attesa dell’attrazione principale.
I Poison Garden sono i Sei Personaggi in cerca di Autore dello Steampunk. A differenza dei cari figli Pirandelliani, tuttavia, loro non cercano un autore che li racconti, non hanno bisogno di un lungo travaglio teatrale per trovare se stessi: sono fieri d’esser ciò che sono e fin dal primo momento coinvolgono nel loro viaggio nel vapore gli spettatori. Musicalmente, nonostante il locale suonasse durante i primi brani come delle cuffie in-ear bass-boosted, difetto corretto già al secondo brano, i Poison offrono un misto di emozioni dalla composizione intelligente e magistrale, musica d’alta qualità ed autentica sia nel contenuto che nell’esposizione. Metal melodico, ma che riesce anche a picchiare spesso duro, con un ottimo lavoro ritmico e solista, accompagna samples che frappongono i pezzi per il progresso narrativo della serata.
La voce fluente e plastica di Anais Noir racconta, canta, e parla con il pubblico, dai temi più sensibili alle fantasie più sfrenate, mentre assieme a Damian White e Mr. Tambourine non smettono mai di fornire un supporto ritmico variegato e pieno. L’esperienza Poison Garden si concretizza ed è alla sua quintessenza in un intermezzo strumentale, dove il mad scientist Professor Ψ abbandona il suo sfrenato e schizo posto alla chitarra solista per dedicarsi ad un esperimento live con tanto di assistenti dal pubblico. Man mano che l’esperimento prosegue (in catastrofe), i restanti personaggi accompagnano con la propria musica, con un brano Elfman-iano, sempre più frenetico e pericoloso, in perfetta armonia con ciò che accade sul palco.
I Poison Garden dimostrano per tutta l’esibizione d’essere dei grandi padroni del loro spettacolo, oltre che del pubblico, e di poter far della quarta parete ciò che più gliene aggrada; con la stessa organizzazione dello spettacolo, inoltre, dimostrano di non aver paura a proporre qualcosa di diverso ed a modo suo unico nella loro città natale e nella loro madre terra. Spettacoli di cui si sente, forse, il bisogno, non solo steampunk, ma prettamente rock, metal, per riprendersi da una scena musicale che del live spesso non fa altro che una blanda esecuzione dei propri brani, senza degnar molto il pubblico, o l’intrattenimento di quest’ultimo.
A cura di Marian Hevein