Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Mayhem + Noctiferia + Guru Of Darkness + I Divine
01 Giugno 2010
Pieffe Factory (Lucinico, Gorizia)
Tappa a Gorizia per la prima delle due date italiane dei Mayhem, accompagnati per il tour da Noctiferia, Guru Of Darkness e I Divine. Il posto è un minuscolo pub in mezzo alle colline di Gorizia, decisamente troppo piccolo per contenere le 300 persone previste. Il pubblico, ovviamente, è composto più da sloveni che da italiani, con una buona percentuale femminile che non guasta mai, e che certo non mi aspettavo di trovare a un concerto del genere. Al di là di pittoresca gente ubriaca che asserisce di apprezzare il brutal death metal, l'atmosfera è piuttosto tranquilla e rilassata.
Per quanto riguarda il locale, ci tengo a precisare che l'organizzazione è stata impeccabile nel fare rispettare i tempi al millisecondo; e ci tengo anche ad elogiare l'acustica, decisamente valida a dispetto delle caratteristiche fisiche dell'ambiente. Ma veniamo adesso alle band.
I DIVINE:
Essere la band d'apertura non è mai semplice, il pubblico è freddo e ti caga poco e niente; se poi il locale è minuscolo e dentro fa un caldo boia, è facile trovarsi a suonare davanti a una decina di persone o poco più. Peccato, perché di per sé gli ungheresi I Divine non erano nemmeno male, a parte un trombone dal vago sapore ska che non c'entrava veramente nulla col death-black proposto. Non sempre fare qualcosa di diverso significa fare qualcosa di sensato.
GURU OF DARKNESS:
Se si dovesse dare un voto a una band sulla base dell'apparenza, credo che i Guru Of Darkness non sarebbero andati oltre il 2, complice un face painting a metà tra l'horror e lo splatter ed un cantante che tenta di ricalcare gli atteggiamenti e le pose tipiche di Hoest (singer dei Taake, per chi non lo sapesse), portando ad inevitabili paragoni. E invece la musica si rivela una piacevole sorpresa, un bel black di matrice scandinava grezzo ma preciso e tagliente, molto trascinante e coinvolgente. Grazie anche ad un'acustica tutt'altro che impastata, anche i pezzi più tirati e violenti riescono bene, scaldando gli animi e lasciando una buona impressione del quintetto di Catania anche a chi, come me, non lo conosceva affatto. Decisamente valida anche la tipologia di scream, sebbene non eccessivamente personale. Insomma, ampiamente promossi.
NOCTIFERIA:
Ok, solo io vedendo un cantante rasta, due tamburi strani, una stella rossa ed un bassista che nel soundcheck si diverte a slappare avrei potuto pensare a qualcosa di rapcore, considerando che subito dopo sarebbero saliti sul palco i Mayhem. Ma credo che pochi sapessero di avere davanti una band clone dei Meshuggah: chitarre a 7 corde e basso a 5, suoni droppati, stacchi e ripartenze in doppia cassa, questo descrive i Noctiferia. Aggiungete un growl bello potente e il quadro è completo; o meglio, lo sarebbe se qualcuno mi spiegasse l'utilità dei tamburelli. La musica comunque coinvolge e trascina e fa pesare meno l'attesa per gli headliner, anche se ovviamente una band black sarebbe stata più azzeccata per la serata.
MAYHEM:
Senza farsi attendere più di tanto, i Mayhem salgono sul palco uno alla volta e prendono le proprie posizioni. Niente face-painting, niente teste di mucca, solo 5 musicisti con tanta voglia di suonare. L'unico a prestare una certa attenzione all'aspetto è Attila, con dei simboli dipinti in nero sulla spaziosa fronte, uno strano indumento quasi da prete indosso e soprattutto un enorme cappio in mano. Subito le note dell'intro sfociano in 'Pagan Fears', ed è chiaro che tutti e cinque sono in serata. I suoni sono buoni, si sente nitidamente tutto, e la band sa quello che fa. Al di là dell'ultra collaudata coppia Hellhammer-Necrobutcher alla sezione ritmica, spicca subito la validità dei due nuovi acquisti, i chitarristi Morfeus e Silmaeth. Personalmente non ho mai apprezzato troppo Blasphemer, nè i lavori con lui alla chitarra, ma finalmente questo poco glorioso passato non esiste più, adesso i suoni non sono più commercialini, leccati, ma sono tornati quelli grezzi e cattivi dei vecchi Mayhem. E, a conferma che neanche la band stessa gradisce più di tanto le ultime produzioni, gli ultimi album vengono ricordati con un solo pezzo ciascuno: oltre a una magnifica e perfida 'Ancient Skin' proveniente da 'Wolf's Lair Abyss', vengono suonate 'A Time To Die' (dedicata al papa!), 'My Death' (che con il suono giusto e la voce di Attila è tutt'altra cosa) ed infine 'Illuminate Eleminate'. In realtà da 'Ordo Ad Chao' era in programma anche 'Anti', brano che personalmente apprezzo tantissimo, ma alla fine è stata esclusa. Il resto del materiale, oltre due terzi della set-list, proviene interamente dall'epoca Euronymous, con 'De Mysteriis Dom Sathanas' suonato quasi per intero.
Attila dimostra di non aver perso neanche un grammo della sua voce, e rende benissimo sia su suoi pezzi che su quelli originariamente incisi con alla voce Maniac. La differenza tra i due è epocale: al di là di uno stile vocale molto più potente e originale (e aggiungerei quasi naturale per lui, visto che pare non sforzare assolutamente la gola), Attila dimostra di non aver bisogno di teste di vacca, pugnali o segate simili per riuscire a fare presa sul pubblico. La qualità è più che sufficiente. Ma, si sa, il buon Maniac era piuttosto limitato da questo punto di vista.
Nella prima metà del concerto il pubblico, seppur coinvolto, appare piuttosto statico, poi con una splendida e chirurgica 'Freezing Moon' le cose cambiano: inizia a esserci un grande movimento caotico e disordinato, e per manterere la posizione in prima fila siamo costretti a lottare duramente (da notare che nel giro di pochi secondi una delle casse spia è finita praticamente ai piedi di Necrobutcher). Una rapida pausa, affidata nella fattispecie alla base registrata di 'Silvester Anfang', e poi via col massacro fino alla fine: gli ultimi pezzi sono quelli più veloci e cattivi. Già con 'Deathcrush' il degenero è palpabile, dopodichè arrivano 'Buried By Time And Dust' e 'Carnage', giusto per fare morire chi ancora resistiva. Arriva un attimo di respiro con 'De Mysteriis Dom Sathanas', grande perla che non mi sarei mai aspettato di sentire, a dimostrazione del fatto che i Mayhem di oggi sono una band tecnicamente coi controcoglioni (e a dimostrazione di come Attila, casomai servisse dirlo, sia una delle migliori ugole in circolazione nel panorama black), e poi il massacro finale, il delirio, la morte, con la conclusione affidata ad una velocissima, brevissima ma intensissima 'Pure Fucking Armageddon'.
Unica grande esclusa dalla setlist, come avrete notato, è la storica 'Funeral Fog'; personalmente non ho idea del perchè di questa scelta, l'unica cosa che potrebbe venirmi in mente è che i Mayhem abbiano volutamente tralasciato i pezzi più famosi per il grande pubblico, privilegiando quelli che solo un pubblico di nicchia quale quello presente a Gorizia avrebbe potuto apprezzare. Per il resto non ci si può certo lamentare.
Nel dopo concerto Morfeus, Silmaeth e successivamente uno stanchissimo Attila si concedono al pubblico per foto e autografi, dimostrando di essere superiori ai loro predecessori anche in quanto a carattere e disponibilità; Hellhammer e Necrobutcher invece stanno sulle loro e non si fanno vedere, ma tutto sommato era prevedibile.
Tracklist:
-Pagan Fears
-Ancient Skin
-My Death
-Cursed In Eternity
-A Time To Die
-Illuminate/Eleminate
-From The Dark Past
-Freezing Moon
-Silvester Anfang
-Deathcrush
-Buried By Time And Dust
-Carnage
-De Mysteriis Dom Sathanas
-Pure Fucking Armageddon
Francesco Salvatori