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Queensryche + Gamma Ray + Hammerfall + Labyrinth @ Pistoia Blues
15 Luglio 2010
Piazza del Duomo, Pistoia
LABYRINTH
Il compito di aprire la giornata più metallica del prestigioso Pistoia Blues 2010 spetta ai toscani Labyrinth, che si presentano con una formazione di tutto rispetto. Ad affiancare i veterani Roberto Tiranti, Andrea De Paoli e Andrea Cantarelli vi è nuovamente lo storico chitarrista Carlo Andrea Magnani (forse meglio noto ai più col nome di Olaf Thorsen), padre fondatore dei Vision Divine, recentemente tornato alla riscoperta delle proprie origini. Completano la formazione il bassista Sergio Pagnacco, proveniente direttamente da una storia che porta il nome di Vanexa, ed il batterista Alessandro Bissa.
Va detto che il nome dei Labyrinth è ultimamente uno dei più controversi nel panorama musicale italiano (secondo per critiche ricevute solo a Rhapsody ed Extrema, direi), e che il ritorno all'ovile di Olaf Thorsen e la conseguente pubblicazione di 'Return to Heaven Denied pt.II' non hanno fatto altro che fornire ai dettratori ulteriori pretesti a cui attaccarsi. Io stesso nutrivo qualche dubbio al riguardo; ma non appena i sei salgono sul palco e attaccano a suonare appare chiarissimo che, al di là del gossip, è la qualità che fa la differenza. Tutta la band appare in forma smagliante: tra i due chitarristi pare esser sempre presente l'affinità e l'intesa di un tempo, e ciò si traduce molto positivamente in termini di presenza scenica. Specialmente Roberto Tiranti è in serata: non ha perso un grammo della sua voce e lo dimostra fin da subito prodigandosi di tanto in tanto in acuti magari un pò fuori luogo ma sicuramente virtuosi. Buona anche l'acustica, pulita e tutt'altro che impastata, avente però la pecca di rilegare un pò in secondo piano le tastiere, facendo perdere dunque qualcosina a livello di atmosfere. Il responso del pubblico è decisamente positivo e sotto al palco c'è molto coinvolgimento (cosa straordinaria, considerando che il sole è ancora alto); è straordinario soprattutto l'affetto mostrato nei confronti del redivivo Andrea Magnani, accolto con gran fragore e portato in tripudio durante ogni singolo assolo. Tra passato e presente, la mezz'ora a disposizione della band scorre piacevole ed intensa, ed ha il proprio apice qualitativo nella storica 'New Horizons' (tratta, per chi non lo sapesse, dal primo dei due 'Heaven Denied'), tra pubblico in visibilio ed assoli eseguiti alla perfezione. A dirla tutta, il singer cambia appena l'impostazione del chorus, forse per non stressare oltre il dovuto le corde vocali, ma si tratta di un insignificante pelo nell'uovo di fronte ad un'esibizione così intensa ed impeccabile. E, prima che i sei lascino il palco, una cosa è certa: potete parlarne male quanto volete, potete infamarli, potete odiarli, ma i Labyrinth sono la storia del power metal italiano. E che storia, ragazzi.
HAMMERFALL
Se sui Labyrinth nutrivo qualche dubbio (peraltro spazzato via da un'esibizione spettacolare), sugli Hammerfall avevo piuttosto delle certezze, purtroppo confermate da una prestazione dai toni decisamente altalenanti. Un Joacim Cans tutt'altro che in forma semplifica decisamente le vocals, tanto da risultare pressoché disastroso sulla storica 'The Dragon Lies bleeding'. Va detto che su pezzi anthemici quali 'Last Man Standing' e 'Bloodbound' la band rende abbastanza bene e riesce a coinvolgere, ottenendo così un discreto responso dal pubblico, ma trattandosi di gente che suona assieme da quasi quindici anni è troppo poco: sembra di avere davanti un gruppo alle prime esperienze col palco.
GAMMA RAY
Prestazione musicalmente sottotono anche per i teutonici Gamma Ray, ma la premiata ditta di Kay Hanses e soci sopperisce alle imprecisioni e ad un suono ben poco nitido sfoderando carisma e presenza scenica a quintalate. Poco importa allora se non sempre si riesce a distinguere una chitarra dall'altra, o se la voce non è al massimo della forma: il pubblico canta, si agita, si esalta, acclama a gran voce i propri crucchi preferiti. Anche perché, al di là di un breve excursus sul materiale più recente, i pezzi sono quelli che hanno fatto la storia (compreso un ripescaggio dallo storico 'Keeper II' degli Helloween). E allora il tempo a disposizione della band non annovera cali di tensione o di intensità, e scalda al punto giusto gli animi in vista degli headliner, creando un grande movimento nelle prime file.
QUEENSRYCHE
Probabilmente la maggior parte della gente presente era venuta per Hammerfall e Gamma Ray piuttosto che per gli americani Queensryche, e questo si traduce- almeno nelle fasi iniziali- in un minore coinvolgimento. Ma una band che ha superato il venticinquennio di attività non si può lasciare intimorire, e infatti ne esce una prestazione intensissima e validissima. Decisamente coraggiosa la scelta della scaletta, con un solo pezzo tratto dal famosissimo 'Operation: Mindcrime', sacrificato in favore del nuovo album ('American Soldier') ma soprattutto dell'altrettanto storico 'Empire', omaggiato con quattro brani per festeggiarne il ventennale. Inizialmente Tate incontra qualche difficoltà a scaldare le corde vocali, ma dopo una decina di minuti recupera tutta la propria potenza e versatilità, aiutandosi con la propria abilità di attore quando la gola non arriva agli apici di un tempo. Certo, il tempo passa per tutti, ma la classe resta, e continua a fare la differenza oggi come vent'anni fa. Tanto di cappello per i Queensryche, signori.
Francesco Salvatori



