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Strana Officina + Hati & Skoll @ Livorno Rock Village
16 Luglio 2010
Villa Corridi, Livorno
HATI & SKOLL
Spetta ai livornesi Hati & Skoll il compito di aprire per la Strana Officina nel rispettivo giorno del Livorno Rock Village. A causa di orari veramente stretti (imposti all'organizzazione da chi ha concesso i permessi per il festival) questi ragazzi, in formazione di quintetto classico, sono costretti a salire sul palco davanti a (ben) tre spettatori paganti; ma, per quanto sia difficile e demoralizzante suonare di fronte ad un pubblico pressoché inesistente, non si perdono d'animo ed iniziano a proporre la propria musica. Le sonorità proposte dagli Hati & Skoll risultano serrate e potenti, riconducibili in un certo qual modo ad una sorta di crossover; le sorti dei brani si giocano intorno a stacchi e ripartenze, eseguiti generalmente bene grazie anche ad un'acustica mediamente positiva, seppur meno nitida per quanto riguarda la voce. Infatti, se le fasi growl si sentono discretamente, sul melodico la voce non esce altrettanto bene (almeno nelle prime file, sinceramente non so come fosse la questione più dietro). L'impressione lasciata dai brani suonati è positiva: per quanto le linee non siano particolarmente complesse, i riffs appaiono incisivi ed azzeccati, e la potenza è quella giusta; per poter fare un piccolo salto di qualità mancano forse delle linee vocali più immediate e memorizzabili, in grado di poter coinvolgere maggiormente anche chi non conosce affatto la band in questione. Buona anche la presenza scenica: i due chitarristi, con un look più skate-punk che metal, si muovono quel poco che basta per non dare senso di immobilità, ed il singer (con un paio di infradito ai piedi, ma sorvoliamo su questo particolare) tenta per quanto possibile di interagire col pubblico, scherzando inizialmente sulla scarsa affluenza ("Ehi tu, dietro all'albero, ti ho visto!"). Affluenza che, per fortuna, è andata migliorando, tanto che quando gli Hati & Skoll arrivano ad annunciare il proprio ultimo pezzo ('Scarlet Scars') le prime file sono abbondantemente riempite. Insomma, il lavoro da gregari che spettava a questi ragazzi è stato eseguito correttamente.
STRANA OFFICINA
La Strana Officina gioca in casa questa sera, e lo sa bene; ma non è solo livornese il pubblico presente: tanta gente è giunta da Prato, Firenze, addirittura Roma. L'affetto che il pubblico mostra nei confronti di questa storica band è palpabile già ben prima dell'inizio del concerto, con cori di incitamento che partono non appena gli Hati & Skoll scendono dal palco. E, quando le luci si spengono e le sagome dei quattro fanno capolino, parte il delirio.
La Strana Officina ha un nuovo album all'attivo, il primo di materiale inedito dopo 22 anni, ed è consapevole di aver partorito un buon lavoro, tanto che la storica apertura affidata a 'King Troll' viene sacrificata per fare spazio a 'Night Flyer', subito seguita da 'Boogey Man'. A ulteriore riprova che il nuovo materiale viene tenuto in ottima considerazione dalla band , 'Rising to The Call' viene omaggiato con ben cinque pezzi; scelta in un certo senso coraggiosa, visto che gli esclusi non sono brani a caso bensì titoli illustri come 'The Ritual', 'Falling Star' e soprattutto 'Vai Vai', che per inciso è una delle mie preferite di sempre. Il pubblico dimostra di aver apprezzato e assimilato il nuovo disco: tutti si dimenano e cantano a gran voce i testi (fatto curioso: il Bud, invece, non li ha ancora imparati, tanto che di tanto in tanto è costretto a leggerli su un foglio attaccato ad una cassa spia). Particolarmente incisivo, in questo contesto, è soprattutto il riff di 'Beat the Hammer', brano anthemico destinato a mio avviso a rimanere molto a lungo nelle setlist future della band, grazie anche alla possibilità di spezzarlo a metà per far cantare a lungo il pubblico.
Ma, per quanto i brani nuovi vengano apprezzati, la prestazione decolla quando si torna a tuffarsi nel glorioso passato (il che è normale, considerando anche l'età media dei presenti). La già menzionata 'King Troll' viene posticipata solo di un paio di brani rispetto al solito; e, ancora una volta, è come se il tempo non fosse mai trascorso. Il Bud è in formissima, dispensa segni di affetto a destra e a manca, fa cantare le prime file e ride e scherza con la gente. La sua voce è sempre quella di un tempo, senza nemmeno un calo di potenza o di intensità. Enzo Mascolo si conferma amatissimo dal pubblico, e oltre a svolgere alla perfezione il proprio compito cerca per quanto possibile di mostrarsi mobile e versatile. Ma, quando si parla di mobilità, la vera bestia da palco è Dario 'Kappa' Cappanera, che come al solito pare morso da una tarantola tanto salta qua e la, ispirandosi anche visivamente al suo idolo di sempre Zakk Wylde; ogni riff, ogni assolo, ogni singola nota manda il visibilio gli spettatori. E dietro, nelle retrovie, il lavoro sporco spetta ad un Rolando Cappanera, coperto solo da un paio di pantaloncini ridotti ai minimi termini, che pesta duro sulla sua batteria bassissima come sempre, con la cassa che addirittura nasconde un tom e il timpano.
Una volta che la follia è iniziata non si può più tornare indietro: ecco dunque che la Strana Officina snocciola senza un secondo di pausa tutti (o quasi) i pezzi più amati di sempre: da 'Profumo di Puttana' a 'Sole Mare Cuore', da una recentemente rivalutata- discograficamente parlando- 'Non sei Normale' ad una versione troncata (come sempre) ma emozionante di 'Luna Nera' dedicata alla buon'anima del recentemente scomparso Ronnie James Dio, tra corna al cielo e lacrimoni agli occhi. Lacrimoni che scendono anche con la successiva e toccante 'Autostrada dei Sogni', suonata per intero e dedicata agli altri defunti illustri, vale a dire i fratelli Fabio e Roberto Cappanera e l'altro membro fondatore Marcellino Masi. Vedere ogni volta il Bud piangere sulle note di questo pezzo è una cosa che fa accapponare la pelle come poche altre, a dimostrazione che nella musica bisaogna metterci il cuore.
C'è tempo giusto per una acclamatissima 'Metal Brigade', poi qualche secondo di pausa prima di partire per il viaggio: sul coro 'Officina/Non finirà mai!' i quattro, momentaneamente eclissatisi, tornano sul palco e come da copione attaccano immediatamente con la consueta 'Viaggio in Inghilterra'. Il pubblico non riesce più a stare fermo, tra pogo, headbanging e anche qualche timido tentativo di stage diving immediatamente represso dalla security. Siamo alla fine, e tutti lo sanno, ma c'è ancora tempo per il momento che tutti aspettano, la rivoluzione della società: la conclusione è ancora una volta affidata alla storica 'Officina', ed è il delirio più puro, sia sul palco che sotto. Prima che tutto finisca definitivamente, c'è tempo per i saluti conclusivi e per le strette di mano.
È la quarta volta che vedo la Strana Officina dal vivo, la seconda nella loro città natale, ma ogni volta è come se fosse la prima per intensità, per sensazioni, per emozioni. E ogni volta quando scendono dal palco rimane il solito smarrimento, la solita voglia di rivederli ancora e ancora. Casomai servisse dirlo, siamo davanti a una delle migliori realtà di sempre nel panorama italiano, e ancora una volta ne è arrivata la conferma: non finirà mai.
Setlist:
- Night flyer
- Boogeyman
- King troll
- Profumo di puttana
- Sole mare cuore
- Beat the hammer
- Pyramid
- Non sei normale
- Luna nera
- Autostrada dei sogni
- In rock we trust
- Metal brigade
- Viaggio in inghilterra
- Officina
Alla fine vorrei spendere qualche parola per lo staff, in grado di far filare tutto liscio nonostante tutte le difficoltà (e le ostilità) riscontrate a livello organizzativo. Quando le cose non funzionano si fa in fretta a spalare merda a destra e a manca, mentre quando tutto va bene nessuno pensa a tutto lo sbattimento a cui certa gente va incontro per il nostro divertimento. Riflettete su questo, e pensate ad almeno una parola di ringraziamento per questi ragazzi. Basta poco a fare la differenza.
Francesco Salvatori