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Reborn of Death: European tour 2012 Sadist at Underworld
13 Marzo 2012
Londra
Martedì 13 Marzo 2012 è un giorno come tutti gli altri in quel di Londra, oramai il freddo invernale e solo un ricordo, e nel mentre dello scorrere del tardo pomeriggio, il solito brusio, il continuo traffico e il peregrinare della gente, proveniente da ogni dove e dirigendosi in ogni ove, affolla la sempre caotica Camden Town.
Proprio Camden da sempre meta e preda di ogni alternativo e di qualsiasi curioso turista, attratto dalla innumerevole oggettistica esposta in quel del Camden Market; ma è proprio in questa zona di Londra che ha sede uno dei locali storici e meta del metallaro medio, sto parlando dell’Underworld. Qui ha luogo e ha inizio questa sera il Reborn of Death – European tour 2012, caratterizzato dalla presenza di Blood Red Throne, Cattle Decapitation e capitananto dagli statunitensi e brutali Soffocation, ma naturalmente la mia attenzione è catturata dagli italianissimi Sadist.
Di primo acchito tengo a fare un primo commento, i Sadist erano totalmente fuori contesto rispetto al carrozzone a base di brutal-death metal messo in piedi dalla Aeon Promotions. Difatti, se pur la proposta dei Sadist si avvalga di coordinate death metal, la cifra stilistica dei liguri è altra e tanta altra cosa. Il loro techno-progressive-death metal poteva essere accostato a band come Cynic o Atheist, ad esempio.
In un Underworld colmo di seguaci di brutal e gore, salgono sul palco i quattro italiani durante lo scorrere di “Aput”, brano strumentale preludio di "Season in Silence", innanzi ad un pubblico sparuto e distratto, più attento a sorseggiare la propria birra. Il live inizia con “Broken and Reborn”, prima canzone del sopra citato album, seguita dall’omonima e già capolavoro e classico della band “Season in Silence”, durante la quale il combo mette in mostra tutta la propria classe tecnica ed esecutiva, spadroneggiando sul palco, ed è proprio a questo punto che la gente inizia a sopraggiungere vicino al palco.
Il live continua con un altro classico tratto dal precedente album “One Thousand Memories”, altro capolavoro di rabbia, tecnica e pregevolezza esecutiva, difatti, il pubblico è letteralmente stupito di vedere Tommy alle prese con parti di tastiere, fraseggi e solos di chitarra, quasi simultanei, e come non notare gli intermezzi free-jazz di Andy al basso in un continuo interloquire con un impressionante e certosino Alessio, per non parlare dei ruggiti, davvero agghiaccianti, del gigante buono Trevor, in questa sede osteggiando una t-shirt di Venerdì 13.
Si continua con l’unico brano estratto dal loro passato, ed ecco echeggiare in quel dell’Underworld la superlativa “Tribe”, ogni volta a risentirla live si ripresenta come una perla compositiva di rara bellezza.
L’unico rammarico della serata è di non aver ascoltato nessuno degli innumerevoli strumentali di gobliniana memoria, partoriti dai Sadist nel corso degli anni (spero Trevor non me ne vorrà), ma mi rendo conto del troppo poco tempo messo a disposizione per eseguire una degna scaletta.
Che dire il concerto dei Nostri è stato visivamente e tecnicamente impeccabile, è palpabile l’esperienza che i Sadist hanno accumulato nei numerosi tour degli ultimi anni. Devo dirlo, perché come ho dichiarato io stesso a Trevor durante il post concerto, ho visto la band live numerose volte in Italia, compreso il loro primo live dopo essersi riuniti, in quel dell’Evolution Festival, ma l’emozione provata ascoltando un loro concerto fuori patria, è stato qualcosa di indescrivibile.
Parafrasando Trevor stesso,....in alto il nostro saluto, Nico!
Reportage di Nicola Pace
Servizio fotografico di Ada Recchia







