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RHAPSODY OF FIRE + Vexillum + Visions Of Atlantis


28 Febbraio 2011
Alcatraz (MI)
In una sola parola si potrebbe definire “magica” l’atmosfera che si era venuta a creare all’Alcatraz di Milano nella serata del 28 Febbraio 2011 in occasione dell’ultima data del tour dei sei menestrelli del symphonic/power metal italiano, i “Rhapsody Of Fire” attivi nella scena underground dai primi anni 90’ e capeggiati dal mitico e inimitabile frontman Fabio Lione (attuale vocalist dei Vision Divine). I Rhapsody Of Fire hanno regalato un concerto davvero indimenticabile a tutti i loro fan in delirio quella sera; all’ingresso della location una fila interminabile di persone di ogni età: dal ragazzino dodicenne all’uomo quarantenne che è cresciuto assieme alla musica rhapsodiana e che si farà accompagnare dalla sua magia fino alla vecchiaia. Fiotti di pioggia scendevano dai cieli di Milano ma il pubblico del metallo non si perdeva d’animo nemmeno un secondo d’orologio: chi incitava la security a fare aprire i cancelli per accaparrarsi i posti migliori, chi urlava in preda all’emozione, chi cercava di coprirsi come poteva con il proprio chiodo, chi attendeva con la sua scorta di birra, chi guardava esterrefatto l’infinita fila da stadio… il tempo sembrava non scorrere mai fino a quando gli addetti alla sicurezza hanno iniziato ad aprire le porte e fare entrare il pubblico proveniente da qualsiasi parte d’Italia. Ecco che tutto era pronto per far si che ogni aspetto prendesse i colori e i sapori medioevali e folkloristici: dall’atmosfera, al palco ma principalmente alla musica. Mancava poco alle venti quando tutte le luci in sala di colpo si spengono: un boato che iniziava dalla prime file e che si dipanava fino in fondo all’Alactraz iniziava a prendere corpo per incitare e incoraggiare il primo gruppo spalla della serata: i “Vexillum”, power/epic metal band toscana composta da Michele Gasparri e Andrea Calvanico alle chitarre, Francesco Saverio Ferraro al basso, Francesco Girardi alla batteria ma soprattutto dalla potentissima e versatile voce (in grado di salire fino a raggiungere la tessitura da soprano) del frontman Dario Vallesi. Apertura sicuramente riuscitissima e assai tenace per i Vexillum che ci hanno dato un assaggio di alcuni brani del loro primo lavoro in studio intitolato “The Wandering Notes”; il pubblico si stava lasciando trasportare così energicamente tra headbanging e potenti esulti che nonostante alcuni non fossero mai stati a conoscenza dei Vexillum, quella esibizione costituiva un’occasione per imparare rapidamente i pezzi e cantarli subito a squarciagola con tutta l’energia presente in corpo. L’emozione più forte si è raggiunta quando tutta l’interminabile fiumana urlava a tutta potenza “Avalon!”. Il fiato e l’energia stavano venendo meno ma i Vexillum senza ombra di dubbio hanno dimostrato di saper padroneggiare il palco, di trascinare e catturare il pubblico nel fascino e nella vivacità delle loro canzoni dal sapore epico in grado di portarci al tempo delle cronache medievali.
Ecco che le luci si riaccendono in attesa della secondo gruppo di apertura. Tempo necessario per riprendere vigore e forza; cambio di vessillo nel fondo palco.
Buio in sala ed ecco che riprende la magia, questa volta all’insegna del symphonic metal austriaco: cambio di testimone per i “Visions Of Atlantis” nati all’inizio del nuovo millennio con alle spalle la bellezza di cinque straordinari lavori in studio. La band austriaca capeggiata dal connubio delle splendide voci di Mario Plank e del soprano Maxi Nil, ha presentato alcuni brani dell’ultimo lavoro intitolato “Delta” accompagnati da assaggi degli album precedenti regalando brividi ed emozioni indescrivibili. Straordinario il momento riservato alla bravura del solo di batteria di Raphael Saini. La grande partecipazione del pubblico non mancava mai… intanto la location si affollava sempre di più per i tanto attesi Rhapsody Of Fire.
Manca pochissimo alle ventuno quando i “Visions Of Atlantis” lasciano il palco tra applausi e grida di incitamento; tutto è pronto per gli headliner della serata.
Di colpo il buio. Una luce blu fioca accoglie sul palco i sei menestrelli del symphonic/power metal nostrano: Alex Staropoli (tastiere), Luca Turilli e Dominique Leurquin (chitarre), Patrice Guers (basso) e Alexander Holzwarth (batteria) accompagnati sul palco dalla sinuosa sinfonia corale di “Dar Kunor”. L’affollatissima location rimbombava di urla in preda a un’emozione incredibile. Immediatamente entra in scena con la sua folta e bionda chioma ma soprattutto con la sua straordinaria voce (con impostazione da baritono molto particolare e singolare) il grande Fabio Lione; il guerriero Lione comincia a imporsi regalando emozioni senza sosta a iniziare da “Triumph Of Agony”. A distanza di un ventennio i “Rhapsody Of Fire” hanno dimostrato di non aver mai perso l’alchimia presente tra i componenti (nonostante cambi di line up) sorprendendo musicalmente di album in album il pubblico su scala mondiale. E proprio quella sera era come se il mondo fosse lì, sotto il palco, ai loro piedi, per rendergli onore, per intonare assieme ai suoi “maestri” i loro capolavori musicali tra il classico e il sinfonico sposate ai suoni tenaci e duri del power e dell’heavy metal. E così la serata continua con “Triumph Of Agony”, “Knightdrider Of Doom”, “The Village Of Dwarves”, “Sea Of Fate”, “Guardiani Del Destino”, “Land Of Immortals”, “On The Way To Ainor” tra mari di braccia alzate al cielo, cori che si univano all’unisono e chi urlava qua e là il nome di Luca Turilli o di Alex Staropoli… seguono “Tharos Holy Rage” e il drum solo all’insegna della bravura incorreggibile di Alexander Holtzwarth. Ma c’è ne è ancora per il pubblico assetato di metallo: “Dawn Of Victory”, lo straordinario lento “Lamento Eroico” (interpretazione senza dubbio commovente da parte di Fabio Lione), “Holy Thunderforce” e “Dark Prophecy” seguita dall’incisivo solo bassistico di Patrice Guers. Manca ancora poco alla fine della magia rhapsodiana ma i nostri guerrieri vogliono ancora regalarci altri grandi pezzi come “Unholy Warcry” e la fantastica “The March Of The Swordmaster”. Al comando “Ride, Die, Sacrifice!” da parte del cavaliere Lione, il suo seguito sembra abbandonare il palco lasciando fremere i fan in un urlo incitante: “Rhapsody! Rhapsody! Rhapsody!”. Ed ecco che i “Rhapsody Of Fire” ritornano sul palco per regalare al suo amato pubblico “Reign Of The Terror” ed “Emerald Sword”: sulle note dell’ultimo pezzo, un mitico Luca Turilli che con la sua sei corde personalizzata con tanto di sigla LT tra i tasti, scende per toccare le mani dei suoi fan in pieno stato di euforia e dare la sua benedizione in nome del dio del metallo. Come è iniziato, l’incantesimo termina con l’accompagnamento sinfonico della marcia trionfale; ogni musico al suo posto quasi fosse cristallizzato nell’incanto rapsodico. E così si è concluso il tour dei sei valorosi guerrieri del power metal, di fronte a un pubblico che sicuramente avrà abbandonato la città con tanta emozione e soddisfazione nel cuore; ma soprattutto avvolto in un incantesimo che la musica non cancellerà mai.
Live Report e Foto a cura di Erika Baini