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U.M.A.

PROGENIE TERRESTRE PURA - U.M.A.
(2013 - Avantgarde Records)voto:
Cosa sarebbe venuto dopo il black metal? Per anni mi sono posto questa domanda, non riuscendo a immaginare un'evoluzione che avesse potuto suonare più cattiva, alienante, nichilista. Poi ho capito che non trovavo la risposta perché guardavo nella direzione sbagliata. Un parziale ritorno alla melodia, spesso segnato da richiami di tipologia ambient (genere che da sempre va a braccetto col black), talora fuso con elementi elettronici. Post-black, insomma, che come tutte le cose che iniziano con post può indicare tutto e niente, ma che in questo caso appare un termine abbastanza definito. Dal più tipico (per quanto ossimorico possa essere questo termine) panorama post-black provengono i Progenie Terrestre Pura, in questo momento sotto esame con i cinque lunghi brani che ne costituiscono il debutto.
U come Uomini. Come quegli uomini che fisicamente risiedono dietro agli strumenti, traducendo in musica le loro idee ed impressioni. Uomini che possono azzeccare così come fallire: e infatti questo lavoro presenta dei pregi ma anche dei difetti. L'errore, dopotutto, è umano; la perfezione no.
M come Macchine. Macchine che producono i suoni elettronici che tanto spopolano in questo album senza invadere la scena, ora sotto forma di inserti industial ('Progenie Terrestre Pura' mette le cose in chiaro fin da subito), ora devoti al più classico degli utilizzi ambient, tramutato in un cyber-futuro mutandone le leggi ('La Terra Rossa Di Marte', brano sulle cui spalle grava la colpa di spezzare troppo i ritmi...). Processo di macchinizzazione a cui non sfugge neppure la voce, sovente filtrata nei suoi sporadici utilizzi – e il titolo 'Sovrarobottizzazione' non è un caso.
A come Anime. Anime che creano, che fanno e disfano. Anime che vincono l'eterna lotta tra uomo e macchina, e in questo caso anche quella tra strumenti “suonati” e inserti elettronici: è l'anima che amalgama, traducendo il tutto nel comune linguaggio delle emozioni, che a loro volta si traducono sotto forma di melodie. Sottili atmosfere nascoste dietro stuoli di doppia cassa, o ancora lanciate nell'infinito dello spazio neurale di 'Sinapsi Divelte'. Sensazioni, percezioni. L'anima dei Progenie Terrestre Pura.
Il connubio 'Uomini. Macchine. Anime' si mostra tutto sommato sospeso in un limbo, una sorta di pendolo (l'anima) che oscilla tra un lato (l'uomo) e l'altro (la macchina) non sempre riuscendo ad armonizzare le oscillazioni. Il disco in questione è così solo un buon lavoro, ricco di spunti interessanti (per la palma di miglior brano se la giocano l'autointitolata 'Progenie Terrestre Pura' e la stupefacente ed intensa 'Droni') ma punteggiato anche da cali, passaggi che convincono meno, pur non pesando troppo nel complesso. Un'eccessiva indecisione sul voto (da un lato la paura di non rendere giustizia alla band, dall'altro il timore di essere tacciato di dare voti alti solo a cose sperimentali) mi porta a evitare di tradurre il mio giudizio in un numero. Scelgo l'anima, non la macchina.
Francesco Salvatori