Arrivano qui alla terza fatica in studio, dopo l’acclamato “Stereo In Love“, album molto stradaiolo e divertente e dopo due cambi nella line – up (il precedente cantante Jacopo Meille viene sostituito da Giulio Garghentini – uno che del Metal ne ha fatto la propria passione di vita -, mentre Alex De Rosso – un altro passato così per caso uno qualunque che ha collaborato direttamente nei Dokken – rimpiazza il vecchio chitarrista Marco Torri). Capite bene che viste le premesse, anche in questo caso l’ascolto sarà molto piacevole.

E’ dal 2017, pur con altri impegni da musicisti solisti, che il moniker va avanti con serietà professionale, e produce un proposta artistica la quale ha cambiato nel tempo la sua espressività: si è già accennato del full – length del 2020, un album diretto, fresco, quasi da american party; qui si percepisce l’introduzione di forze fresche e nuove idee che hanno inciso puramente sul piano compositivo, poiché sia i predecessori che i subentrati dimostrano una padronanza tecnica esemplare (non per nulla il De Rosso fu chiamato a sostituire on stage un certo George Lynch).

In questo “III” il sound si fa più marcato, più duro, più “heavy”. Un Hard Rock che ha molta classe sebbene presenti delle venature oscure, ombrose a volte ondivaghe ed ansiogene.

L’opener presenta un mid tempo potente ed efficace con una sezione ritmica che supporta, durante le strofe, la voce di Garghentini. Il coro sembra uscito dalle linee vocali di Mark Tornillo.

Sullo stesso registro “Where Is Love” dove anche in questo pezzo il ritornello è molto azzeccato e coinvolgente; la terza traccia segue la scia delle prime due e lascia il posto a “My Resurrection” sulle tracce dei primi Queensryche. Perfetto il posizionamento della ballad a metà percorso dell’opera: “You Ain’t Around” è una canzone delicata, quasi sussurrata, da ascoltare sotto un pergolato in compagnia delle stelle e magari sorseggiando un bicchiere di un buon vino rosso. Se uno chiude gli occhi si può immaginare la scena.

La sensazione è che la band abbia messo da parte lustrini e paillettes, per presentarsi più asciutta, più incisiva: “Damned Burning Mercy” (già nel titolo) è massiccia, poderosa, evitando però quella pesantezza figlia di facili cedimenti a storture strutturali che possono portare a una pseudo violenza sonora fine a se stessa; ha un alone di mistero, una sorta di misticismo sospeso, suona quasi con atmosfere distopiche, una song suonata con maestria dove il momento dell’assolo non fa altro che rimarcare la percezione di magia proveniente dall’antico Oriente e che, una volta ancor di più, mette in risalto le doti canterine del preparato Giulio Garghentini.

Che dire, se non avessi letto la provenienza dei quattro, avrei potuto tranquillamente dire di aver ascoltato un cd di un gruppo straniero.

Leonardo Tomei

Tracklist:

  1. The Land Of Nowhere
  2. Where Is Love
  3. Walking In The Sand
  4. My Resurrection
  5. You Ain’t around
  6. Damned Burning Mercy
  7. My Time Has Gone
  8. Nothing’s True
  9. Crazy Ride
  10. Walking The Wire
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Andromeda Relix
  • Genere: Hard Rock

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