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Demo

HELLFUKKERS - Demo
(2013 - Autoprodotto)voto: 4.5/10
Ecco, lo sapevo. Prima o poi doveva succedere, è matematico. Arriva il momento in cui un recensore ascolta ciò che sarà oggetto delle sue opinioni...e con tutta la buona volontà, ascoltando e riascoltando, il suo giudizio iniziale non cambia. E questo giudizio non è propriamente positivo.
Tutto questo mi è successo personalmente dopo il primo ascolto della demo degli Hellfukkers, band torinese nata nel 2012 dall'unione di quattro ragazzi (Davy alla voce, Du alla chitarra, Alby alla batteria e Alex al basso), dediti ad un glam/sleaze che tanto è tornato in auge in questi ultimi anni. Il problema però è riuscire a farlo bene, questo sleaze. Ovvero: il genere in sè, per quanto mi riguarda, non ammette innovazioni e/o contaminazioni troppo moderne, ma ha alla base due regole fondamentali: non ricordare eccessivamente, per sonorità e voce, qualsiasi gruppo che in quell'ambito musicale ha fatto la storia, e scrivere canzoni decenti. In fondo, non è chiedere troppo, o sbaglio?
Dopo questa premessa passiamo al disco. Cinque sono le tracce che compongono questa “opera prima” degli Hellfukkers, a cui spetta l'arduo compito di farli conoscere al di fuori della loro Torino. Il tutto si apre con “Rock n'Roll Attitude”, un pezzo molto valido, grintoso e carico, che da subito sembra indicare la direzione che la band vuole seguire. Veloci, con un bel refrain d'impatto e dei suoni molto buoni considerato il fatto che si tratta “solo” di una demo. Insomma, questo primo brano alza notevolmente le aspettative sul resto della loro produzione. Segue “Supersonic Jackass”, pezzo sulla scia del precedente, anche se a mio parere già meno brillante. Molto particolare la voce, che può pero rivelarsi un'arma a doppio taglio se non viene usata bene. Ed infatti con la terza canzone c'è il crollo totale. Quello che dovrebbe essere uno dei pezzi forti, su cui puntare durante i live, si rivela qualcosa di abbastanza inascoltabile.
La loro “Here 4 You” è molto confusionale, sembra un tentativo di unire più idee diverse che però non riescono a creare coesione. Anzi, tutt'altro. La voce, costretta a cimentarsi con note più basse non riesce bene nell'impresa, i numerosi cambi di tempo disorientano l'ascoltatore e, purtroppo, questa sensazione non migliora con gli ascolti successivi. “Back On Stage” riporta il gruppo ad uno sleaze/glam più canonico. Non c'è dubbio sul fatto che i brani più movimentati riescano meglio (soprattutto) sul lato vocale, ma nonostante numerosi ascolti anche questo non mi dà particolari sensazioni. Scivola via, senza farmi venir voglia di riascoltarlo. Torno a pensare piuttosto al primo brano, e mi chiedo se almeno l'ultimo potrà avvicinarsi ad esso in termini di qualità. “Horror Night”, questo il suo titolo, si rivela interessante se prendiamo in considerazione l'assolo, ma non lascia ulteriori buone impressioni. Riprendendo quindi il discorso fatto in apertura, ecco qual è il giudizio definitivo: i cinque ragazzi si salvano senza dubbio sul lato originalità, in quanto non ricordano particolarmente un gruppo già esistente. Peccato però per le idee poco chiare e soprattutto poco d'impatto, che su cinque tracce ne rendono davvero interessante solo una.
Elena Merlin