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Damaged Pearls

TrackList
01. Damaged Pearls
02. Amber Lights
03. HyperLove
04. Don’t Care What’s Next
05. The Years We Challenge
06. Rain Talk
07. Is This the Highest Wave?
08. Knees On the Straw
09. Soul Exercise
10. Still at Heart
11. Summer of the Whithe Tiger
12. Undress Me Fast
OLD MAN'S CELLAR - Damaged Pearls
(2013 - Valery Records)voto: 8.5/10
Se c'è un genere (che palle dover definire i generi..) che in Italia ha degli esponenti notevoli questo è l'AOR con influenze hard rock, e così dopo band come Myland, Headless, Lionsville e Charming Grace che hanno prodotto album maestosi nel 2013, è il turno dei Old Man's Cellar quintetto modenese attivo dal 2009 e che fin qui aveva prodotto un Ep nello stesso anno.
Il ritorno avviene sotto etichetta Valery Records sempre attenta a proposte del genere, quello che mi sorprende è che tutti i dodici brani son stati scritti e realizzati tra il 2009 e il 2011, quindi credo che fino ad ora nessuno avesse creduto nel progetto del chitarrista Freddy Veratti e dei suoi pards, e questo mi fa capire come siamo malmessi a livello talent scout. Ok inutile dire queste cose e allora immergiamoci in 'Damaged Pearls'.
Di dodici perle si tratta, che faranno sicuramente breccia nei cuori degli aficionados di un genere si melodico ma altamente coinvolgente, se poi fatto con classe e abilità come in questo caso.
Si intuisce subito il gran potenziale grazie all'ottima title track in cui le influenze della grandi band degli anni '80 quali Toto, Def Leppard ed Extreme in particolare emergono ridondanti.
Per tutto il cd trasuda quell'aria di states, di miglia infuocate nei deserti, di birra e di donne discinte, di seduzione, ecco 'Damaged Pearls' è un album seducente, sentite 'HyperLove' come sprigiona la sua carica di seduzione anche ai timpani meno affini a sonorità più melodiche. Molto bella la voce del singer Ricky DC che confesso non conoscevo ma che fa un gran lavoro e lo fa molto ma molto bene, e non parliamo delle splendide parti di chitarra di Feddy Veratti, autentico guitar hero capace di disegnare emozioni in musica.
'Don't Care What's Next' è quella che più 'dipende' dai Toto, ma non meno esaltante con un gran gusto retrò, in questo caso mi piace molto il lavoro di batteria di Andrea Fedrezzoni.
Atmosfere sognanti all'inizio e poi via al galoppo in 'The Years We Challenge' altra perla di questo lungo lavoro dei Old Man's Cellar, seguita dall'estatica 'Rain Talk' che precede 'Is This the Highest Wavve' la quale si apre con il piano di Max Boni (valentissimo tastierista) e si lascia poi andare in una simil ballad per cuori teneri con tanta musica di qualità dove ancora la chitarra di Freddy domina incontrastata!
Armonie delicate invece in 'Knees on the Straw' e qui devo lodare l'ottimo lavoro al basso di Angelo Scollo che è presentissimo e cuce le simmetrie del brano con abilità consumata. Più ritmo e suoni vicini allo street in 'Soul Exercise' brano che si distanzia un pò dagli altri a metà tra Skid Row e Gunnies salvo l'assolo di chitarra che risulta più melodico.
Ed ecco l'immancabile ballata strappalacrime e spezza cuori in Poison style 'Still Heart' che ci dà la dimostrazione necessaria per apprezzare completamente l'impegno messo dalla band per dare il meglio di se.
Ci avviamo al finale e la doppietta di brani conclusiva non abbassa certo il livello di 'Damaged Pearls' che resta sempre elevatissimo, tra le due la mia preferenza va alla conclusiva 'Undress Me Fat' modulata su ritmi pregevoli uniti a melodie accattivanti.
Insomma altro grande album che chiude degnamente un anno d'oro per l'AOR/Hard Rock italiano, peccato che ormai avevo stilato la top, meritavano uno dei primi posti!
Klaus Petrovic