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6th Counted Murder

TrackList
- Dark Room
- Heaven Kills
- Grave
- Dead Man Talking
- Evil Mode
- Remember Your Story
- Sleepless Night
- Rejection
- Road To Nowhere
- Memories
6TH COUNTED MURDER - 6th Counted Murder
(2013 - Autoprodotto)voto: 7.5/10
Partiamo da un presupposto: il disco che mi appresto a recensire è disponibile in free download sul sito ufficiale della band: stando cosi le cose, non avete scuse per non ascoltarlo, bello o brutto che stia per rivelarsi. Detto questo, veniamo al dunque. I 6th Counted Murder non sono certo dei novellini: la maggior parte dei membri hanno avuto altre militanze importanti, e l'esperienza è nettamente percepibile. L'album omonimo si presenta come una miscela – ben amalgamata – di death e thrash, più improntata alle frange più classiche che non al panorama estremo.
I 6th Counted Murder guardano agli albori della scena melodica svedese: molte caratteristiche del riffing e dell'impianto vanno a ricordare i primi lavori di At The Gates, In Flames e compari ('Evil Mode' o 'Heaven Kills' paiono scritte direttamente da qualcuno di loro). Su questa falsariga, si avverte forte anche il richiamo ai lavori più popolari dei Carcass, un po' per la tipologia del cantato, ma soprattutto per una netta tendenza ad adottare linee di derivazione thrash (si senta ad esempio 'Memories'). Per finire, la band non si sforza di celare il proprio amore per l'heavy metal più classico, tanto che in alcuni pezzi rieccheggiano nitide delle soluzioni maiden-iane (esplicitissimo, in proposito, il brigde collocato tra l'intro acustica e la prima strofa in 'Remember Your Story', oltre alle svariate cavalcate sparse nei brani).
Il disco si presenta impeccabile sotto tutti i punti di vista, dai suoni chirurgici (non è certo comune in questi generi trovare una produzione che non affossa il basso, ma anzi lo risalta) alle ritmiche, dal riffing più serrato alle linee più melodiche, il tutto eseguito senza sbavatura alcuna; se proprio devo essere incontentabile, giusto un paio di assoli potevano forse essere resi meglio. Il livello qualitativo è omogeneo, non si incontrano cali di intensità o brani meno interessanti, e si arriva al finale con lo stesso entusiasmo che si aveva appena schiacciato il tasto play.
Vi risparmio le frasi di circostanza, del tipo “un lavoro che nonostante tutto non aggiunge granché a un panorama che ha già esaurito i propri anni d'oro” (che dovrei aggiungere per dovere di cronaca), per il semplice motivo che mentre ascoltavo i 6th Counted Murder ho ritrovato i tratti migliori di un genere che ho amato. E allora, per una volta, che le considerazioni sulla musica che deve evolversi ecc. vadano a farsi benedire. Gran lavoro.
Francesco Salvatori