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In Perfect Asymmetry

TrackList
1. Just Stop
2. Grab Your Neck
3. Prove It To Yourself
4. Pages Of My Life
5. To Be Different
6. My Stairs To Freedom
7. Fight To Go On
8. The Last Step
FALL OF DARKNESS - In Perfect Asymmetry
(2013 - Revalve Records)voto: 6.5/10
Cari amici di IdM,
anche questa volta vi presentiamo una band mia conterranea che, direttamente da Pisa, ci regala del sano prog metal con il loro debut album “In Perfect Asymmetry” uscito sotto la Revalve Records: i Fall Of Darkness (FoD). Il sestetto ci propone otto brani, dalle varie tematiche ma tutte legate dalla necessità di esprimere il proprio essere, impersonificando e facendo proprio, uno stile oramai largamente diffuso.
“Just Stop” ci apre la strada con un bel tappeto melodico anche se la sezione ritmica ha un suono molto ovattato e forse troppo forzata. Meglio, a seguire, i riff di chitarra che catturano immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore fino all’entrata della sezione vocale, incerta, ma che tutto sommato regge abbastanza bene. Il brano risulta comunque ben costruito e in rilievo vi è l’abilità nell’uso dei sintentizzatori. Sicuramente “Grab Your Neck” si farà apprezzare di più già fin dall’inizio con il suo accattivante riff di tastiera per poi dipianarsi in un tenace tempo dispari in cui la voce prende il comando. Anche in questo caso la timbrica vocale fatica sulla strofa ma risulta migliore nel ritornello supportata dai dei cori ben pensati. Un buon brano, scorrevole fino alla fine. Dei tetri synth ci introducono la cattiva “Prove It To Yourself” a seguire sostenuta dai medesemi aggressivi riff di chitarra. In contrasto, il ritornello è liberatorio con la giusta dose di cori e con l’arpeggio di tastiera che sfocia in un abile solo che potrebbe reggere l’intero brano talmente si fa apprezzare. Ed è proprio alla fine di questo solo che la voce finalmente riesce a tirare fuori un po’ di carattere (e cattiveria) che speriamo di risentire anche nei prossimi brani. Il pezzo anche se con qualche intoppo (per esempio il solo di basso, nonostante la tecnica, suona fuori contesto) il pezzo si fa ascoltare bene.
Una tecnica impeccabile al pianoforte, un arpeggio struggente e una voce intensa ci introducono “Pages Of My Life”, ballad che ci farà tirar fuori gli accendini e ondeggiare lentamente da destra verso sinistra. Anche qui riscontriamo una notevole sapienza nella composizione anche se, solo a livello sonoro, risulta un po’ piatto specialmente nelle strofe, ma, credo personalmente che sia solo una questione di mixaggio. E nonostante la notevole durata del brano, arriviamo alla fine senza accorgercene: indice di un ottimo pezzo. Stavolta è un malinconico arpeggio di piano che ci introduce la quinta traccia dell’album: “To Be Different” ci inganna con il suo intro melodico e cadenzato per poi svegliarci con riff aggressivi e di impatto in cui (finalmente) la voce riesce ad esprimersi in tutta la sua completezza. Anche la melodia vocale del ritornello è ben costruita non annoiando mai l’ascoltatore. Di impatto anche la sezione solistica sia di chitarra che di tastiera, le migliori dell’intero prodotto. E l’aggressività non finisce qui: “My Stairs To Freedom” continua a tenere alta la bandiera con un ritmo serrato e chitarre che scoccano frecce una dopo l’altra. Necessario ripeterlo che anche qui troviamo un brano ben pensato e costruito melodicamente in cui tutti i componenti riescono ad amagalmarsi seguendo la medesima direzione. Esplosivo il ritornello finale con necessità incorruttibile di praticare headbanging.
Dal carattere più power “Fight To Go On” è la penultima traccia dell’album ed è un “riassunto” di quello che abbiamo già ascoltato: ben suonato ma niente di nuovo. La chitarra continua a giocare sull’impatto mentre la voce tiene la guida del brano fino a liberarsi nel potente ritornello che la vecchia guardia apprezzerà sicuramente. In “The Last Step”, ottavo e ultimo brano, il sestetto ci dimostra ancora una volta che ha la padronanza della tecnica e della composizione con un risultato davvero coinvolgente per l’ascoltatore. Immancabile il ritornello liberatorio dove la voce può spaziare in tutti gli angoli della sua estensione. Difatti il brano ci incuriosisce senza mai distogliere l’attenzione, un’ottima conclusione per questo disco.
In conclusione si tratta sicuramente di un buon prodotto, le idee ci sono e la tecnica non manca; qualche pecca però nel suono e nel mixaggio ma sono sicuro che nel prossimo disco ne ascolteremo delle belle.
Quindi, FoD, in bocca al lupo!
Michael Cavallini