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Bornidol II

TrackList
1. Mezzaluna
2. War
3. Sognare... Viaggiare...
4. Prologo
5. La Tempesta
6. I Banchettatori di Corte
7. Demoni
BORN IDOL - Bornidol II
(2014 - Autoprodotto)voto: 8/10
I bresciani Born Idol nati nel 2006 dalla collaborazione tra il cantante/tastierista Paolo Gatti e il batterista David Garletti tornano a proporre del materiale indedito a qualche anno di distanza dal loro primo EP del 2007.
L'album, registrato a maggio 2014 presso i Phoenix Studios e affidato per quanto riguarda la produzione ad Emilio Rossi che già aveva curato il primo lavoro della band, si compone di sette pezzi di hard rock con fortissime influenze progressive, in cui le sonorità anni '70 sono molto marcate. La struttura dei brani è molto articolata, con durata media intorno ai sei minuti e consente alla band di intervallare parti potenti e moderne con altre decisamente più classiche, sulle quali spicca il costante utilizzo dell'organo hammond da parte di Paolo Gatti, che si disimpegna in maniera più che egregia anche nelle parti vocali, cantante in italiano.
Il disco si apre con due canzoni tra le più immediate, in particolare l'iniziale "Mezzaluna", nella quale il sovrapporsi dei riff di chitarra e dell'organo rimanda nientemeno che ai Deep Purple dei primi album, mentre il ritornello sembra pescato dal catalogo dei primi Litfiba; per intenderci un ottimo pezzo, in cui i Born Idol dimostrano di saper assemblare influenze diverse in maniera organica ed estremamente godibile. Segue "War", aperta da un'arpeggio melodico sul quale fa da contrappunto il pianoforte. E' solo un antipasto per un brano che all'ingresso della chitarra ritmica diventa potente e veloce. Ma non è finita, perché dopo un intermezzo di tastiere space rock, il brano lascia spazio ad un lungo assolo di chitarra e tastiera per chiudersi ancora su un bel tappeto di tastiera.
Le canzoni centrali dell'album "Sognare... Viaggiare...", "La Tempesta" e "I Banchettatori di Corte" sono decisamente più vicine al progressive che all'hard rock, ma i Born Idol dimostrano di saper governare il timone ed evitano pericolose escursioni di pura tecnica, mantenendo tempi dispari, assoli e fughe strumentali al servizio dei pezzi che, malgrado la complessità e la durata, non risultano mai ridondanti, né tantomeno noiosi.
Solo con la finale "Demoni" ritornano le sonorità più spiccatamente hard rock. Il brano è più breve dei precedenti, di poco superiore ai cinque minuti e le tastiere, pur sempre presenti, fanno più da sottofondo ed è la chitarra a fare la parte del leone. Verso il finale, tuttavia, ritorna alla grande la vena più complessa delle composizioni dei Born Idol ed il disco si chiude con una cavalcata strumentale su cui spicca un assolo di tastiera che ricorda da vicino gli ultimi album dei Dream Theater in cui Jordann Rudess trova spesso spazio per le sue digressioni soliste.
Insomma il disco è complessivamente una buona prova e verrà certamente apprezzato dagli amanti del progressive e, più in generale, da chi ha voglia di ascoltare musica non troppo scontata e prevedibile.
Alberto Trump