Lui, lo conosciamo già: leader degli ex Reys Of Lyght (già recensiti su IdM in occasione del loro primo e del loro successivo EP), Rey Noman si cimenta oggi in questo primo album solista, tra l'altro completamente cantato in italiano.

Per l'occasione sfodera un rock semplice, genuino e diretto, ma soprattutto molto efficace. Stupisce infatti come Rey sia riuscito a coniugare la tradizione della canzone italiana con un impianto rock “autentico”, per nulla corrotto da contaminazioni varie più o meno commerciali. Come già detto, il risultato è un sound immediato e diretto, senza troppi fronzoli ed inutili orpelli, cbe arriva dritto a destinazione. Ottimo veicolo, quindi, per testi che, nella loro semplicità, trasmettono messaggi, sentimenti ed emozioni tutt'altro che superficiali.

Un esempio di questo originale connubbio di rock e tradizione lo abbiamo sin dall'iniziale “E cantava le canzoni”, cover ben riuscita del brano del magnifico Rino Gaetano. 

Cattiva e rabbiosa, la successiva “Mille Cani Spenti” è forse il pezzo migliore dell'intero lavoro: un sound cadenzato ed ipnotico ed un testo che è un urlo per la libertà repressa da chi ostacola il cambiamento. Romantiche ed intimiste, le successive “Immagini” e “Un Bacio” scivolano via con il loro ritmo dolceamaro. “Fenice”, dalle tinte vagamente psichedeliche alla Ritmo Tribale, è invece un inno alla rinascita dei sentimenti, alla voglia di amare nuovamente, nonostante il passato. Ironica e dissacrante, “DJ” è l'ennesimo colpo andato a segno del nostro Rey. “Cammino” riprende ancora una volta e in modo magistrale la vena intimista che attraversa l'intero lavoro. Chiude in bellezza “Dedicato”, altra cover davvero ben riuscita di un brano questa volta di Loredana Bertè.

Insomma, “Rey” si rivela essere un gran bel lavoro, adatto a chi apprezza sincerità e genuinità: semplicemente rock!

Luy C.