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Duir

TrackList
1. Intro
2. Rise Your Fear
3. The Wedding
4. The Child
5. Dies Alliensis
6. Magic Drink
DUIR - Duir
(2014 - Autoprodotto)voto: 4/10
Bah, immaginate di svegliarvi una mattina e ricevere un pacco con disco da recensire, con su scritto appena il nome del gruppo e giusto due note relative alla biografia, ed eccovi il messaggio di presentazione dei Duir. Il sestetto da Verona, formatosi nel 2013, esordisce con questa release autoprodotta, e deduco omonima, forte di sei tracce caratterizzate da un oscuro folk metal. Prima di iniziare, vorrei avanzare un dubbio: ma si tratta di una demo o di un EP, questo lavoro? Il gruppo lo affranca come EP, ma la qualità è da demo, dunque lo tratterò come tale.
Andiamo subito a cominciare!
La traccia d’apertura, ‘ Intro ‘, è una breve strumentale che m’aveva dato un impatto iniziale piuttosto depressive black metal, se devo essere sincero, ma che in realtà fa ben sperare, se si guarda oltre la qualità da demo presentataci. Altra breve carica prima dell’entrata del cantato (che adopera le tecniche dello scream e del growl, spesso sfruttate nel genere), in ‘Rise Your Fear’, pessima a livello di volumi, ma che possiede innegabilmente una struttura resa scorrevole dall’uso della tastiera di Gianmarco Mancinelli (che propone richiami legati al metal sinfonico, più che al folk metal) e i buoni inserti di cornamusa di Thomas Zonato. Oddio, ci sono anche gli altri strumenti, ma si sentono poco e male. ‘ The Wedding’ , che fondamentalmente tratta di uno sposo piuttosto assatanato, basa la propria opening sulla cornamusa, ma il risultato finale lascia un po’ a desiderare, arricchito da cori un po’ ridicoli, ma, se non altro, almeno intonati con la canzone e il genere. La chitarra sembra quasi una motosega in via di accensione. Migliora leggermente la situazione con ‘ The Child ‘, dove cornamusa e tastiera (che, va detto, si muovono spesso bene, in combinazione) soffocano sempre quasi tutto il resto, anche se, di quando in quando, la chitarra sorge dalle ceneri per brevi sezioni ritmiche che la mettono in risalto. Tematiche epiche caratterizzano ‘ Dies Alliensis ‘, che invece si muove su velocità più elevate, e in cui la tastiera propone melodie orecchiabili, mentre il growl è eccessivamente cavernoso per i motivi che ormai sappiamo. A concludere quest’epopea è ‘ Magic Drink ‘, altro brano improntato sulla rapidità d’esecuzione, a tratti un po’ confuso, dove la chitarra acquista più spessore, e che tutto sommato può anche essere definito un buon pezzo, se non consideriamo i problemi di cui sopra.
Bene, tiriamo ora le somme … Onde evitare di apparire come uno che vuole affossare la gente, premetto che i pezzi, fossero stati registrati come si deve, sarebbero stati buoni, perché, andando oltre, si possono udire comunque melodie orecchiabili, un’esecuzione buona, benché migliorabile, e anche idee simpatiche, come la combinazione tra cornamusa e tastiera. Non so buone fino a che punto, però. Posso solo andare per un’idea. E la chitarra si sente troppo male per poter dare un’opinione sulla stessa. Se comunque dovessimo parlare dell’acquisto di questo EP, vi consiglierei di tenervi alla larga e di attendere che la band ci proponga nuovo materiale, o anche, semplicemente, il medesimo, ma qualitativamente meglio registrato. Sono sicuro che i Duir sapranno proporci qualcosa di meglio, la prossima volta, perché le potenzialità ci sono. Per quanto mi riguarda, li attenderò a braccia aperte.
Francesco Longo