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Katabasis

TrackList
- Intro
- No Sun
- Shepherd of Vileness
- Kill It
- Silenced
- Ephemeral (feat. Francesco Artusato)
- Rot in Hell
- Exile the Deviant
- Katabasis (feat. Enrico Schettino)
- Undead
- Take This Life (In Flames cover)
HELLUCINATION - Katabasis
(2015 - Autoprodotto)voto: 4.5/10
Un'allucinazione infernale in piena regola questo 'Katabasis' degli Hellucination, un'opera scura e un poco scontata che fa l'occhiolino, per usare un pallido eufemismo, ai mostri sacri del genere come Death, Soilwork e In Flames degli inizi. Influenze illustri che la band non cerca minimamente di nascondere - si veda la cover del brano "Take this life" (In Flames) ricalcata senza una vera e propria rielaborazione strutturale o sonora - e sulle quali si appoggia in maniera un poco eccessiva senza cercare nuove soluzioni strutturali o sonore.
I riff, spesso claustrofobici e ritmicamente complessi, ricordano a tratti anche l'esperienza di gruppi come Meshuggah, Textures e simili ma non riescono a rievocarne l'originalità nè la trama sonora, perdendosi tra i suoni di un mastering che risulta a tratti sciatto a tratti scadente.
La cosa che mi ha colpito in maniera più negativa è il sound della batteria, o forse dovrei dire della drum machine, dato che i doveri dello strumento in questione sono stati assolti attraverso un utilizzo, oserei dire quasi incosciente, di un qualche software di batteria elettronica.La scelta di servirsi di trigger e software che simulano le gesta di un vero batterista è ahimè sempre più diffusa nell'ambito delle registrazioni "metallare" di qualsivoglia scuola ma, nella maggior parte delle occasioni, tali strumenti digitali sono utilizzati per ottenere suoni ancora più prorompenti o per potenziare suoni reali e dargli per così dire più "botta". In questo caso invece le frequenze alte del pedale e la totale mancanza di verosimiglianza nei suoni sembrano essere il risultato di una scarsa perizia tecnica da parte del produttore oppure di un'infelice scelta artistica della band.
Qualunque sia la causa questa grave lacuna purtroppo rischia di smontare l'impianto sonoro e strutturale di tutte le canzoni del disco, le quali rifacendosi ad un genere in cui le ritmiche incalzanti la fanno da padrone risultano gravemente menomate. Buona la performance del cantante che usa un growl dal registro medio/basso di ottima consistenza col quale riesce a riportare alcune frequenze giuste nell'impasto sonoro. Buona l'intenzione e l'esecuzione delle chitarre che ci aiutano ad immaginarci come avrebbero potuto essere le canzoni con i giusti suoni. Notevoli gli assoli, pregevoli nei loro tecnicismi e nel suono cristallino. Scompare, purtroppo, tra le spire di un mixaggio tutto medie, il suono del basso che è difficile da individuare se non nei pochi momenti dove la dinamica si fà più lieve.
Da amante del genere, quale sono, resto un poco deluso. C'è da dire però che, problemi tecnici e batteristici a parte, i difetti di questo 'Katabasis' - termine greco che ci suggerisce in maniera suggestiva una discesa, un inabissarsi in un mondo altro, infero - sono gli stessi che affliggono i recenti lavori dei mostri sacri del genere (Soilwork, In Flames & co.): brani simili spesso identici, growl che nella reiterazione perdono la loro efficacia, batterie forzatamente finte, strutture dalla dinamica sempre a mille, basso non presente, aperture assenti ecc.
Per gli amanti sfegatati del genere, se pronti ad ignorare il problema batterie, il disco risulterà gradevole - non troppo originale ma gradevole - pieno di tutti quei rimandi e quei richiami che non ci faranno avere dubbi circa la sua collocazione nello scaffale dei dischi metal. Per chi invece dalla musica, anche da quella più brutale ed aggressiva, si aspetta un rinnovamento e una ricomposizione originale degli stilemi questo disco non è tra i più consigliati.
Adamo Mainardi