Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Head First Into Shadows

(ECHO) - Head First Into Shadows
(2016 - BadMoonMan Records/Solitude Productions)voto: 8/10
A oltre quattro anni di distanza dall'ottimo 'Devoid Of Illusions', che ho potuto apprezzare anche in versione live ad una data di supporto agli Agalloch, ecco un nuovo lavoro degli (EchO). Bastano poche note per rendersi conto che l'inconfondibile stile dei nostri – a base di un doom melodico e atmosferico che sa essere avvincente – è sempre quello, sebbene alcune cose siano cambiate, in primis il singer.
Rispetto al disco precedente, 'Head First Into Shadows' appare meno immediato da assimilare ma più “a tutto tondo”. La voce spazia vari stili: ora pulita, calma e pacata, ora filtrata, ora altisonante, ora profonda e vicina al growl. 'Gone' è probabilmente il brano che meglio ci permette di apprezzarne la poliedricità. Quello che rimane una costante per tutto il lavoro è la spiccata attitudine melodica degli (EchO): le loro melodie (perdonate la ripetizione) partono da lontano, magari da un arpeggio, per un po' attendono pazientemente il proprio turno rimanendo seminascoste, poi esplodono in tutta la loro grazia come un fiore a primavera.
Di tanto in tanto si sente qualche rimando a nomi quali Anathema o Katatonia (soprattutto in 'Beneath This Lake'), a cui vanno aggiunte le consuete influenze di derivazione post-metal che troneggiano negli assoli; ma ciò non va minimamente a intaccare la personalità della band, una delle poche sul panorama italiano ad avere uno stile così nitidamente definito. Uno stile che ancora una volta si traduce in un disco appassionante, intenso, in grado di muoversi su territori oscuri mantenendo al contempo sempre accesa una luce che svolge il ruolo di faro.
Questa è forse la caratteristica più bella degli (EchO): saper rendere quasi poetici anche i meandri più reconditi di un genere musicale che spesso si chiude in se stesso. A questo punto non possiamo più nemmeno parlare di sorpresa, siamo semplicemente davanti a una piacevolissima realtà che sa essere dannatamente concreta.
Francesco Salvatori