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Dodsdans

TrackList
- Dods…
- …Dans
- Cerberus
- Sweet Annika
- Smell of Ember
- Burning Ashes
- Mother’s Leaving
- Uppvaknande
GALAVERNA - Dodsdans
(2015 - Rock CD Records)voto: 8/10
Se c’è una cosa che nella stragrande maggioranza dei casi mi fa accapponare la minchia è il Folk Metal, o per meglio dire il fraintendimento del concetto di Folk Metal. Sarà che in questa musica di Metal non c’è traccia, ma ho trovato i Galaverna, il progetto acustico nato dalla volontà di Valerio Willy Goattin (impegnato anche con gli spagnoli Slap Guru) sorprendentemente convincenti!
Nonostante la schizofrenia linguistica (nome italiano, titolo svedese, cantato inglese) il disco si presenta musicalmente molto (troppo?) omogeneo, coerente con sé stesso e con l’esterno e complessivamente molto credibile.
A cominciare dalla copertina, davvero deliziosa, tutto è all’insegna di una ricercata semplicità. Il suono, prettamente chitarristico, è vero, garbato, prossimo ma morbido, ipnotico, essenziale e sobrio. Gli arrangiamenti non sono mai ridondanti e gli inserimenti di strumenti come il flauto e la viola niente affatto gratuiti o peggio ancora pacchiani.
Non è poco.
Anche la batteria riesce ad essere sempre misurata e molto elegante.
Musicalmente mi sono venuti in mente i mai troppo lodati Skyclad, in particolare quelli del mini ep acustico “Outrageous Fortunes”, anche per la costruzione melodica dei soli di viola e chitarra (come in “Cerberus”, ad esempio). Poi i primi Circulus (in “Smell Of Embers”), il settantismo di seconda mano dei Witchcraft e perfino i cantati pacco delle strofe di Ray Alder dei Fates Warning (in “Burning Ashes”), ma in una versione migliore.
Difficile poi non notare l’incedere sciamanico della doppia titletrack, dove Willy si diverte a fare Jim Morrison. E gli riesce pure bene, dato che insieme a “Sweet Annika” e ”Mother’s Leaving” è uno dei brani migliori del disco.
Apprezzatissimo anche il risveglio della (semi)strumentale finale, dall’incedere inizialmente vivace, che lascia presagire nuovi sviluppi melodici e ritmici per il futuro.
Qualche parola infine sulla voce, spesso raddoppiata con armonizzazioni discrete ed efficaci, alla quale si potrebbe giusto imputare una pronuncia non sempre impeccabile (l’ho notato soprattutto in 'Burning Ashes'), ma non lo farò perché l’atmosfera magica costruita abilmente dal nostro non è mai compromessa da queste inezie. Ops, l’ho fatto…
Forse non un capolavoro, ma davvero piacevole e bello.
Finalmente un'interpretazione sensata del concetto di folk!
Marcello M.