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Cymatics

TrackList
- Repeat
- Tsunami
- Time Lapse
- The Alchemist
- Life And Horror
- Behind A Mask
- Useless
- Fallen Angels
- Tram Out
- Omega Revolution (instrumental)
REAPTER - Cymatics
(2016 - Revalve Records)voto: 8/10
Probabilmente alla maggior parte di noi la parola “cimatica” non dirà granché, ma sono abbastanza sicuro che abbiate tutti avuto occasione di vedere qualche foto o filmato di quel fenomeno dove una lastra o membrana ricoperta di polveri o liquidi viene sollecitata con onde sonore che causano la formazione in superficie di figure geometriche interessanti. Ecco, più o meno è quella roba lì. O meglio, quello è un fenomeno utilizzato per studiare e dimostrare una teoria, la cimatica appunto, sull’effetto morfogenetico delle onde sonore (Wikipedia Santa subito!). Un titolo interessante per un album, no?
Ma i romani Reapter non hanno pensato solo a questa stravaganza per distinguersi da una folla di Metal band fatte con lo stampino: hanno infatti registrato il loro secondo album accordando gli strumenti con un La a 432Hz, secondo i dettami dell’Aumega Music Revolution, il movimento musicale di Ananda Bosman, un mezzo guru fricchettone che produce dischi di quella che alle mie barbariche orecchie suona come dozzinale musica goa trance, ma in realtà è composta secondo armonie e parametri derivanti dalla Geometria Sacra e dotata perciò di un potere terapeutico curativo…
Bene.
Ma alla fine della fiera, tutta questa preparazione teorica porta o meno i nostri Reapter alla realizzazione di belle canzoni, interessanti, emozionanti e coinvolgenti?
Vi dirò… più del previsto!
Con un notevole passo avanti rispetto all’esordio M.I.N.D. del 2013, i nostri ci propongono un Thrash Metal melodico ed elastico con un’inclinazione prog mai troppo sfacciata, che potrebbe evocare una sorta di ultimi Anthrax spogliati della loro yankeetudine (“Fallen Angels” ne è un esempio, con una spruzzatina di Metallica e Megadeth).
L’apertura del disco è a pieno regime con “Repeat”, un brano davvero bello pieno di arpeggi, stop’n’go e fraseggi armonizzati e un ritornello con autentico groove. Una sorpresa.
E la media delle composizioni rimane alta anche coi brani successivi, con una ricerca melodica in “Time Lapse” e “Behind a Mask” che mi ricorda addirittura i miei amati Rage, forse anche per via di alcune sfumature del timbro vocale di Claudio Arduini, che si mantiene moderatamente aggressivo per la quasi totalità del disco, con rare ma apprezzate venature ringhiate (ad esempio su “Useless”, il brano più aggressivo del lotto). Ma voglio spendere altre due parole su questo cantante, che senza stupirci con acrobazie vocali o un’estensione smodata non solo riesce a gestire benissimo il proprio variegato registro, ma soprattutto sa comporre melodie accattivanti e vincenti, che coronano la già solida ossatura musicale con un diadema di orecchiabilità che le rende memorizzabili fin da subito.
Il quintetto de Roma suona bene, ma non è formato da virtuosi e questo è un grande punto a favore per comporre buone canzoni, perché permette loro di concentrarsi sulle idee da tirar fuori nella composizione dei brani, nell’ideare melodie (un’arte ormai fuori moda) e nell’articolare strutture, senza perdersi in sfoggi noiosi. E le canzoni ci sono eccome! Gli assoli sono ben costruiti e melodici, parte integrante del pezzo e spesso doppiati con quelle armonizzazioni per terze tanto prevedibili quanto gradite ed efficaci (tipo i tortellini a Natale per un emiliano).
Un plauso particolare all’abilissimo bassista Jury Pergolini, che oltre a una grande tecnica ha anche l’intelligenza e la sensibilità di capire quando emergere e regalare qualcosa in più al brano e quando starsene in retrovia a pompare.
Il suono è generalmente morbido, quasi gentile, non troppo aggressivo. Eppure piacevole. Che sia un effetto dell’accordatura armonizzata con l’Universo?
Il brano conclusivo ”Omega Revolution” è una strumentale che sicuramente sarà strutturata secondo logiche legate a proporzione aurea, sequenza di Fibonacci, ritmi e frequenze compatibili con il corpo umano eccetera, ma che non sono in grado di diagnosticare. Vi basti sapere che il pezzo mantiene desta l’attenzione per tutta la sua durata, e per una strumentale di sei minuti è un grande traguardo.
Peccato per la copertina un po’ anonima nella sua elegante freddezza digitale.
Nel pacchetto promozionale digitale che abbiamo ricevuto purtroppo mancavano i testi (e un brano, che ho recuperato in streaming) quindi mi fido del fatto che siano “about the daily life” (come scrivono loro) ma non posso valutare se si tratti di grandi verità filosofiche espresse in maniera formalmente ineccepibile o di sonore puttanate. Diciamo che data la buona impressione generale che ho ricevuto dal gruppo opto per una più che dignitosa via di mezzo.
Bravi ragazzi!
Marcello M.