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Forsaken

TrackList
- Denial
- Shock
- Denial
- When Everything Falls
- Hatred
- If Only
- Isolate
- [W]Hole
- Regrets
- Utopia
- Acceptance
- Archangel
NOVERIA - Forsaken
(2016 - Scarlet Records)voto: 7/10
Professionali. I Noveria sono assolutamente professionali! Basta dare un’occhiata al loro sito spettacolare o, meglio ancora, un ascolto ai loro dischi per accorgersi che le intenzioni e la capacità del gruppo sono di livello internazionale.
Non per niente la produzione del disco è affidata come per il debutto del 2014 a Simone Mularoni (anche eccellente chitarrista nei DGM), il Guru della produzione Metal italiana, che col suo Domination Studio ha determinato uno standard di confronto per ogni registrazione con ambizioni di professionalità.
Due album completi e complessi in meno di tre anni, quindi. Non c’è che dire: i Noveria si danno davvero da fare!
Musicalmente ci propongono un Metal progressive virtuosistico, un suono a cavallo tra i Symphony X e gli stessi DGM, ma senza la smargiassitudine made in USA dei primi e senza lo sciolto respiro melodico degli ultimi.
Sotto la guida del chitarrista Francesco Mattei (che non ha nulla da invidiare al vostro guitar hero preferito, chiunque esso sia) tutti i membri del gruppo regalano esecuzioni davvero impeccabili.
Anzi, a dirla tutta, nella musica dei Noveria è sempre talmente tutto al proprio posto, dove deve essere, che sembra più una fiction molto ben scritta che uno spaccato di vita vera, frutto di vere esperienze.
Ad esempio, la ballata “When Everything Falls” è un pezzo da manuale, ma non propriamente in senso buono: sembra scritto con formula e bilancino e tutto è talmente prevedibile nella sua perfezione (lo sfociare dell’acuto nell’assolo dopo l’inciso è di innegabile efficacia!) da risultare emotivamente innocuo. Anche la partecipazione al brano di una cantante donna, ovviamente bravissima e anonima, rientra nell’equilibrio di cui sopra.
“Hatred” invece è una canzone devastante, tra ritmiche serratissime fraseggi sparati, tastiere insinuanti e un cantato all’arrembaggio, peccato che sembri una cover dei Symphony X. Ma proprio tanto.
Nello sforzo di realizzare un ottimo prodotto forse la band non ha avuto il tempo di sperimentare idee proprie, sentendosi già appagata nella sapiente gestione di materiale sonoro inizialmente sviluppato da altri.
C’è un largo uso di quei riff mononota (o binota) su vari pattern ritmici (uno dei più inspiegabili cliché del prog Metal, a mio avviso…) quelli sui quali i Meshuggah hanno costruito una carriera, per intenderci, che sentiamo da vent’anni e ormai suonano come un rumore bianco, non-musica, pan grattato che tiene insieme l’appetitoso polpettone ma che di suo non è che abbia un gran sapore.
Entrando nello specifico del disco, incominciamo con una trascurabile intro preconfezionata all’aroma “cinematic suspence”, per esplodere in “Shock”, un’apripista che propone già tutti gli elementi che apprezzeremo per la durata del disco (a proposito, bel ritornello, Michael Romeo sarebbe fiero di voi), incluso il concept lirico che esplora la teoria delle cinque fasi dell’elaborazione del lutto: negazione “Denial”, rabbia “Hatred”, patteggiamento “If Only”, depressione (che credo sia spalmata su più brani, tra cui il singolo “(W)Hole”) e infine accettazione “Acceptance”.
“Denial” in particolare mostra le straordinarie doti interpretative del cantante Francesco Corigliano, che sgancia un disperato grido stracciacuore in chiusura dei ritornelli. Bravo!
Le tastiere hanno sempre un taglio molto moderno, che include anche l’utilizzo di loop e arpeggiatori (credo) che smaltano i pezzi con una lacca lucida e brilluccicante che potrebbe anche avere un suo pubblico di estimatori.
L’ipotetico Lato B del disco è aperto da un altro breve brano strumentale che allenta un po’ la tensione prima del singolo, per poi planare in una zona di conforto in cui le canzoni fanno più fatica a spiccare rispetto alla prima metà dell’album.
Ascoltare l’album "Forsaken" è un po’ come andare a mangiare piatti elaboratissimi in un ristorante stellato, per poi uscirne e andare a spararsi un kebab perché hai ancora fame, magari di qualcosa di unto.
Vorrei accennare anche brevemente al video promozionale realizzato per “(W)Hole”, che mi ricorda una versione (per lo meno un pelo meno ridicola e meglio realizzata) di quello di “Stampede” degli Accept: magnifiche riprese da drone che filma la band che finge di suonare in uno spazio aperto. In questo caso siamo in una cava e le immagini sono davvero belle, peccato per le espressioni non troppo convinte dei musicisti, giustificatissime del resto per la mancanza di cavi che escano dagli strumenti, lasciandoli lì a simulare orgasmi sulle tastiere… L’unico che si diverte è il batterista, che lì può suonare davvero.
Marcello M.