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Circus Nebula

TrackList
- Hypnos (intro)
- Sex Garden
- Ectoplasm
- Here came the medicine Man
- Rollin' Thunder (Raw'n'Roll)
- Vacuum Dreamer
- Welcome to the Circus Nebula
- 2 Loud 4 the Crowd
- Electric Twilight
- Head Down
- Mr. Pennywise
- Spleen
CIRCUS NEBULA - Circus Nebula
(2017 - Andromeda Relix)voto:
I Circus Nebula, band romagnola attiva ormai da quasi 30 anni, dopo ben 5 demo, arriva finalmente alla pubblicazione del primo album. Il loro è uno stile eclettico che pesca a piene mani dal classic rock, dal metal e dalla NWOBHM.
In questo senso la grande esperienza dei membri del gruppo, tre dei quali (il cantante Mark Ash, il chitarrista Alex “The Juggler” e il batterista Bobby Joker) ne fanno parte dagli esordi non può che aiutare. Al di là infatti dell'innegabile passione e dedizione alla causa, la compattezza sonora della band è notevole e rende omogeneo un album che avrebbe potuto suonare decisamente dispersivo e senza personalità.
Dopo un'intro onirica, si parte con 'Sex Garden', brano di puro hard rock di matrice settantiana. Pur non essendo velocissimo è decisamente coinvolgente ed inizia a dare un'idea di cosa seguirà. Si accelera con la successiva 'Ectoplasm' che riesce sapientemente a mediare tra elementi classici e moderni, ricordando le rivisitazioni dei classici dei Black Sabbath contenute negli album di tributo 'Nativity in Black' (in particolare la versione di 'After Forever' dei Biohazard). Una vera chicca per gli amanti del genere, chiusa in crescendo con il piede ben piantato sull'acceleratore.
Ancora le fumose atmosfere di Tony Iommi e soci fanno capolino dietro 'Here came the medicine man', tra riff graffianti, cambi di tempo e una bella sezione dominata dalla tastiera. Non mancano però le deviazioni, come nel caso di 'Rollin' Thunder (Raw'n'Roll)' che ci fa tuffare nel southern rock di Alabama e Lynyrd Skynyrd, sia nello stile vocale che nella sezione strumentale: le chitarre abbandonano per un attimo la distorsione sabbathiana per diventare acute e vibranti, accompagnate dall'inconfondibile tappeto di pianoforte. Davvero una parentesi inaspettata e piacevole, seguita dall'altrettanto spiazzante 'Vacuum Dreamer', ballad acustica per sola voce, chitarra acustica e piano (con l'eccezione del classico assolo melodico in pentatonica). Qui sta il limite del brano, forse un po' troppo scontato.
Ecco quindi che il ritorno ai suoni più gravi e decisamente minacciosi di 'Welcome to the Circus Nebula' riporta la band sul binario giusto; avevo sentito qualcosa di simile con i Bigelf, ma i Circus Nebula alzano decisamente il livello, riuscendo ad arricchire il loro sound più pesante con elementi psichedelici, una sorta di Black Sabbath meets Pink Floyd.
Da qui alla fine dell'album si torna a correre, con la sola eccezione di 'Electric Twilight', ballad elettrica meglio riuscita della precedente 'Vacuum Dreamer'. Con '2 loud 4 the crowd' torniamo decisamente alla NWOBHM degli esordi, ricordando l'approccio di band come Grim Reaper e Diamond Head. Non è da meno 'Head Down', trascinata da un riff veloce in stile "fratelli Young", ripetuto fino all'ossessione e capace di entrare a forza nella testa dell'ascoltatore.
Il disco si chiude in bellezza con l'accoppiata 'Mr. Pennywise' / 'Spleen'. Il primo brano è un rick'n'roll furioso, suonato alla velocità del punk, a ricordare 'Going to Brazil' dei Motorhead e risulta riuscitissimo nella sua semplicità. 'Spleen' invece mescola in un'unica canzone, tutte le influenze care ai Circus Nebula: il doom nel mid tempo di apertura, la NWOBHM nel riff e nella sezione cantata; il tutto concluso splendidamente da una melodia maliconica, capace di richiamare il tema del malessere, dello spleen appunto.
Che dire? Li si potrà accusare di essere radicati ad un sound datato e (forse) superato ma, se si apprezzano le sonorità classiche e le band che per prime hanno gettato le fondamenta del metal (tutto, a prescindere dagli attuali sottogeneri), il lavoro dei Circus Nebula è decisamente riuscito e va ascoltato e riascoltato a fondo.
Alberto Trump