Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Obscurity

TrackList
- Darkness Is Coming
- The Eye Of The Storm
- Brother vs Brother
- Under The Vatican’s Ground
- The Game Of Blood
- The Town Of Evil
- Children Of The Sun
- Fighting The Beast
- Remember My Name
- Obscurity
DRAGONHAMMER - Obscurity
(2017 - My Kingdom Music)voto:
Il metal (e tutta la sua lista quasi interminabile di branche) è una musica di genere, nel senso più genuino del termine. Per poter realizzare lavori di qualità e di stile, occorre sempre ricordare quanto sia importante attenersi scrupolosamente a schemi fissi e invariabili. Seguirli è necessario proprio per poter produrre creazioni dalla matrice inconfondibile e non ridursi a fare qualcosa di differente (cit. Ian Paice). Questa volontà di non fare altro, di rimanere fedeli al proprio stile musicale senza mai scendere a compromessi per ottenere facili consensi è l’indubbia caratteristica di quei gruppi abili a produrre opere di qualità. Ad esempio, i romani Dragonhammer, artefici di un Prog/Power di indubbia caratura artistica, diretto e privo di fronzoli ma estremamente efficace. Formatisi nel 1999 per volontà di Max Aguzzi (Voci e Chitarre ritmiche), Gae Amodio (Basso) e Marino Deyana (Batteria e Percussioni), i nostri si presentano come musicisti tecnici e capaci (peculiarità fondamentale nell’ambito metal) e abili compositori. In seguito all’ottimo riscontro ricevuto all’uscita del loro demo “Age of glory”, dato alle stampe nel 2000, gli viene offerto un contratto con l’etichetta Legend Music, partner della Elevate Records. Nel 2001 il debutto vero e proprio, quel “The Blood of the Dragon” che rivelerà appieno tutte le potenzialità del combo, ricevendo un’entusiastica accoglienza di critica e pubblico. Tre anni dopo arriverà il secondo album, la prova del nove e la conferma del talento di questi musicisti: “Time for Expiation” farà notare la band anche all’estero, che nel frattempo è già passata sotto l’ala della milanese Scarlet Records. Passeranno (purtroppo) ben nove anni prima che i Dragonhammer riescano a consegnare al pubblico il terzo lavoro in studio, “The X Experiment”. Un buon disco, pubblicato nel 2014 (anno in cui entra l’ottimo tastierista Giulio Cattivera, che si dimostrerà autore di parecchi spunti decisamente pregevoli) tramite la label My Kingdom Music, che consegna al pubblico un collettivo che ha ormai ben definito il proprio stile (anche se decisamente mutato nel suo organico) e un lavoro assolutamente catchy e di facile assimilazione, forse non all’altezza dei suoi due predecessori, ma comunque di ottima fattura, meritevole dell’ascolto (e dell’acquisto) da parte di tutti i fan del Power Metal (e non solo). Dopo 4 anni, rimanendo sempre sotto contratto con la My Kingdom Music, ecco che i capitolini tornano con il quarto full-lenght: “Obscurity”. Trovata una definitiva stabilità, i Dragonhammer sono oggi una formazione di tutto rispetto e oltre ai già citati Auguzzi, Amodio e Cattivera, troviamo tra le fila il notevole chitarrista Flavio Cicconi e il drummer Andrea Gianangeli.
“Obscurity” (in uscita il 27 ottobre 2017) rappresenta un gradito ritorno. Un disco decisamente riuscito, curato nei minimi dettagli di scrittura e di esecuzione e decisamente ben prodotto; la dimostrazione di come, a diciotto anni dalla loro fondazione, il gruppo romano sia riuscito a evolversi ulteriormente, rifiutando di adagiarsi sugli allori. La velocità di esecuzione non manca (non potrebbe essere altrimenti, visto ciò di cui parliamo),ma non mancano nemmeno i mid-tempos e momenti di più intimo raccoglimento.
“Darkness is Coming” è l’intro, oscura, tetra e minacciosa, ma al contempo maestosa, che ci accompagna nei meandri del disco vero e proprio.
“The Eye of the Storm” è la prima vera e propria canzone dell’album. Aperta da uno spettacolare fraseggio di tastiera e dal contrappunto di basso, si rivela la classica power-metal song, degna dei migliori Hammerfall. Anche l’ascoltatore più disattento non potrà non rimanerne colpito, e già questo la dice lunga riguardo le ottime capacità di song-writing dei nostri.
Lo stesso discorso vale per la successiva “Brother vs Brother”, aperta da un magistrale riff di basso e sorretta da uno splendido tappeto di tastiere. Ottimo il guitar-solo, splendida la prova vocale del cantante e riuscitissimo il ritornello. Davvero una gran bella lezione di stile.
“Under the Vatican’s Ground” è uno dei momenti più solenni del lavoro. Più cupa delle due tracce precedenti, ma non per questo meno affascinante. Anche qui un ottimo lavoro di chitarre e tastiere e un ritornello che cattura e convince.
“The Game of Blood” è uno dei momenti in assoluto più duri dell’intera proposta, insieme alla successiva “The Town Of Evil”. La prima ricorda molto i Firewind di “The Premonition” (il cantato e le tastiere non lasciano dubbi). La seconda è aperta da un’intro che riporta alla mente i Megadeth dei primi tempi ma che nel suo prosieguo si rivela decisamente personale, e ci regala un altro meraviglioso guitar-solo (riuscita commistione di gusto e tecnica).
Con “Children of the Sun” si ritorna con prepotenza al power più tradizionale e le tastiere tornano a farla da padrone (con un ottimo refrain che accompagna il brano per tutta la sua durata). Bellissimo il lavoro di basso. Da antologia il solo composto da tastiere (prima) e da la chitarra (immediatamente di seguito). Uno dei picchi dell’intero album. Sicuramente un brano che fa presa immediata nella mente dell’ascoltatore.
“Fighting the Beast” continua sullo stesso registro, anche se la sua struttura è molto più veloce e prepotente rispetto alla precedente track. Il ritornello possiede un sapore decisamente epico e ci riporta in mente i Virgin Steele dei tempi d’oro (ricordate “The House of Atreus”?). Anche qui il solo centrale tastiere/chitarre non passa certo inosservato. Max spinge la voce a livelli ancora più alti rispetto alle tracce fin qui ascoltate.
“Remember my Name” è l’immancabile ballad presente in quasi tutti i migliori album power, stavolta struggente e triste, quasi a voler rivelare il lato più crepuscolare e intimista dei componenti. Strumentazioni acustiche si mescolano a quelle elettrificate fino a raggiungere il climax nel solo centrale (bellissimo) e nella prova vocale di Max, che ci regala una prestazione da far scuola, senza mai portare la voce su registri forzatamente acuti (cosa inutile e pacchiana in frangenti del genere) ma riesce nell’intento di colpire al cuore chi ascolta. 4 minuti e 48 secondi che scorrono velocissimi. Un altro punto altissimo in questo lavoro, null’altro da aggiungere.
“Obscurity”, la title-track posta in chiusura dell’album, sorprende per la sua struttura complessa, per le parti vocali e i cori. Si tratta forse della prova migliore del tastierista Giulio; in ogni caso è una song potente e melodica che colpisce come una stilettata al cuore fin dalla sua apertura. Anche qui i ragazzi fanno centro perfetto e dimostrano di avere moltissimo da dire come compositori ancor prima che come esecutori.
I Dragonhammer tornano prepotentemente con un album che, chiunque sostenga di essere cultore della musica di valore DEVE possedere. Qui non ci sono episodi sottotono. “Obscurity” scorre piacevolmente e senza intoppi dall’inizio alla fine e non concede un attimo di pausa. Un prodotto di alta qualità che, magari non apparirà come originale in senso assoluto (per questo rimando all’inizio della recensione), ma che non manca nell’intento di arricchire con un nuovo tassello le fila del panorama musicale italiano di qualità. Da ascoltare nella sua interezza, senza pause, e al massimo volume possibile!
Bentornati, Dragonhammer!!!!
Fabrizio Travis Bickle Zànoli