Niente di nuovo sul fronte orientale (dopo capirete il perchè) si potrebbe asserire ad un primo ascolto. Ma dalla copertina già si capisce che le grandi manovre, in mezzo al fango, porteranno a dei risultati. Muovendosi a proprio agio nelle trincee musicali a noi note, piazzano colpi assestati senza sprecare le cartucce ed ogni hit centra il bersaglio. E quindi......

Entrino signori, entrino, venghino al masteoso spettacolo offerto dallo Stray Bullets Circus e rimarrete a bocca aperta...ed occhio alle palline volanti.

I cannoni dei cinque veronesi ci sparano queste 11 tracks contenute nel loro cd quasi d'esordio "Shut Up": dalle note si evince che la maggior parte delle canzoni incise era già presente otto anni orsono nel loro vero lavoro d'esordio autoprodotto "Lost Soul Town". La Sneakout Records piazza un altro bel colpo, rendendo merito all'impegno e alla voglia di questi sfrontati giovanotti, alla loro fermezza nel dichiarare che il Rock and Roll non è morto ma vive di buona salute. Ora permettetemi una digressione: quando ci imbattiamo in una nuova proposta osannata dai media titolati ed universali, subito chiniamo il capo e ne riconosciamo il valore assoluto. Mi è capitato di imbattermi in una band che a detta del mio vicino di casa rappresentano i nuovi Led Zeppelin; in effetti nulla da eccepire sembrano veramente Page e Plant con tanti ma tanti anni meno. Il punto è che se ottieni di essere preso in considerazione da una certa modalità di fare giornalismo allora tutto ciò che crei è una sorta di specchietto per le allodole (una volta esisteva l'adagio "- l'ha detto la televisoone!"); evitando di fare dei pericolosi ed inutili parallelismi, mi sento di consigliare vivamente, e sicuramente ad un prezzo accessibile ai più, questi Stray Bullets a chi ama ed ha adorato i vari Poison, Cinderella, Ratt e tutte quelle bands pseudocarnevalare e apparentemente frivole, ma che trasmettevano elettricità e voglia di fare casino tipico di una certa epoca.

Entrando nello specifico, mi preme farvi notare una canzone su tutte: "One Way" una classica ballad che spezza con la forza di una rosa rorida di rugiada tutto il cd. Il cantante qui più che mai mi ricorda un certo Klaus Meine, ma Ale (citato proprio in questo modo nei credits) ha un timbro particolare: non eccede mai, non ostenta, non si improvvisa, non sconfina in territori non di sua competenza, e tutto questo per il genere proposto è una grande qualità.

L'album in questione è freschissimo (se non altro per la recente registrazione datata inizio anno corrente) e scorre piacevolmente sotto il laser del lettore facendosi amabilmente ascoltare e riportandoci a quei tipici scenari 80's: lunghe spiagge assolate, bellezze in bikini, capelli cotonati, smalti e brillantini.

La spensieratezza vi farà da padrona, non rimarrete delusi e per chi avesse un bel localino (una volta si sarebbe definito fumoso) non esiti a contattarli per del buono e sanguigno Rock and Roll.

Leonardo Tomei