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Be The One

TrackList
- Holy War
- Shed Your Skin
- My Best Enemy
- Match My Rhyme
- The House By The Sea
- Sail Away
- Not Your Idol
- No One Else But Me
- Tear In The Wind
- Be The One
LUCKY BASTARDZ - Be The One
(2018 - Sliptrick Records)voto:
Questa volta Klaus si è sbagliato e mi ha passato un gruppo straniero. Ascolto, riascolto e controllo: leggo, mi tolgo gli occhiali e li rimetto. Rileggo. Non credo alle mie orecchie.
Lucky Bastardz da Alessandria nazione Italia.
La Sliptrick Records ci travolge proponendo questo variopinto satellite musicale che può benissimo navigare, attraversare, turbinare la infinita galassia metal.
Dieci anni di attivià non hanno minimamente fiaccato la vena compositiva in termini di pulizia, di tecnica, di ricerca, di innovazione; una carriera costellata da molti successi e tantissime apparizioni live al fianco di importanti metal bands nostrane e non, carriera che ha portato i quattro a sfornare dopo tre anni dall'uscita di 'Alwayz On The Run' questo cd contenente 10 piccoli capolavori, ognuno a se stante per completezza, per intrinseca significanza, come se ogni singola canzone vivesse di vita propria. Come in una buona bottiglia di vino dai mille sapori e profumi, si scorgono rimandi significativi a livello generico nei lavori dei Nevermore ed in maniera più specifica negli Annihilator di 'Set The World On Fire' e negli Anthrax di 'Worship Music'.
All'inizio sono rimasto piacevolmente spiazzato: dal nome del gruppo (quel bastardz di chiara derivazione punk 70's) e dall'intro di basso mi aspettavo un classico 1, 2, 3, 4 let's go!!! Ed invece già dalla prima traccia "Holy War" si percepisce che si volerà alto. Un riff tendenzialmente alla Metal Church lascia ampio respiro alla voce di Tiziano Spigno che richiama un'atmosfera onirica pregna e densa di di sofferenza. Il riff iniziale ripetuto quasi ossessivamente non stanca mai ben supportato ben altro dalla magistrale sezione ritmica di Marco Lazzarini al batteria e di Paolo Torrielli al basso.
Ascoltando il cd è come se si fosse sopra alle montagne russe, con il rischio di venire catapultati in un giro mortalmente vorticoso che potrebbe stravolgere il nostro sciibile ascoltato fino a questo momento. A mio modo di vedere l'estrema versatilità e la matura apertura musicale, però, pagano dazio all'incivisità intesa come resa sonora lineare parallela ad un fin troppo altalenante dinamismo. Ben inteso questo è il mio personalissimo giudizio dopo aver ascoltato il lavoro dei quattro alessandrini.
Vi è una sorta di "rallentamento" nella parte centrale del cd: tralasciando "Tear In The Wind" che ottimamente si incastona fra l'hard rock ammiccante, zoppicante, rantolante di "No One Else But Me" e "Be The One" che merita un discorso a parte, vi è, dicevo, una sorta di "abbassamento dei toni", una pausa da quella incisività sonora che caratterizza l'apertura del cd.
Prendiamo la potente "My Best Enemy" il cui video ci mostra una dolce e leggiadra fanciulla alle prese col proprio alter ego, non ci lascia per un minuto, ritmo serrato, cascate di riff, un sound decisamente moderno e con Pietro Baggi che con la sua chitarra ogni tanto strizza l'occhio a Zakk Wylde e al minuto 3.55 il vocalizzo armonizzato di Spigno dimostra in toto la sua bravura: pochi secondi e si capisce perfettamente la preparazione tecnica e la relativa padronanza.
E' vero che si riprende a correre e di buona lena con "Not Your Idol": una thrash song che mi ricorda tantissimo i primi anni 90, ma a mio modesto parere pur nella loro indubbia bellezza e ribadisco indubbia, le tre canzoni prima di questa ultima hanno un effetto divergente, una pausa che non si confà con la perfezione, con la pulizia, la totale sintonia, la non palestrata potenza, la purezza e la non sgrammatica durezza delle altre composizioni.
Infatti il cd si chiude con una perla di rara bellezza: la title track racchiude tutte le qualità compositive dei Lucky Bastardz i quali riescono a scomodare per un gioco comparativo i Dream Theater senza sfigurare oltre modo. Si respira tensione nel senso di tendere verso un qualcosa, una tensione viatica con tutti i limiti e le difficoltà iterinanti dell'avvicinamento; un incespicare dettato dalle asperità e dopo una partenza forse carica di speranze ed ottimismo, si avverte in questa song tutta la fatica, tutti i sacrifici, la mole di studio, ma anche la tenacia, la perseveranza, la forza per andare avanti affinchè vi sia sempre una ambizione per migliorarsi evitando di perdere la bussola.
Stupendo finale.
Chiudete il sipario.
Non a tutti spetta il bis.
Leonardo Tomei