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Fallen America

TrackList
- Fallen America
- Lately
- Lifestyle
- Desert Trip
- Out Of The Cage
- Iknusa
- The Misanthrope
- Under My Feet
PACINO - Fallen America
(2018 - Sneakout Records)voto:
I non più giovanissimi Pacino (ci vuole coraggio a dare un nome così impegnativo al proprio gruppo) pescano nel torbido con questo "Fallen America".
Muovendosi a proprio agio fra una selva sonora intrisa di Garage e di old Rock, i quattro ci regalano questi otto pezzi di non facile approccio.
Una risata famelica dà inizio al cd e le quattro piattate alla Ac/Dc sono fuorvianti perchè la title track introdotta dal synth di Bruno Zocca (già con Criminal Tango) ci fa capire che ci sarà da divertirsi: tre minuti abbondanti di continui cambi di atmosfere, di parentesi pianistiche, con la voce di Mattia Briggi, peraltro con un ottimo accento inglese, che si sposta a piacimento e con tranquillità dal timbro del cantante dei Faith No More a quello di Corabi. Un larsen in fade chiude il pezzo e come inizio non c'è male.
Anche in "Lately", la seconda traccia, voce e synth fanno il bello e il cattivo tempo, con la chitarra di Francesco Bozzato che quasi sussurando non vuole oscurare i fraseggi fra i due. Stupenda l'apertura al time 1:23 con voce e chitarra che si rincorrono come se facessero surf sulle nuvole.
Tralasciando "Lifestyle" che secondo me è leggermente fiacca e monocorde ma che non manca anche in questo caso di porre in risalto le innumerevoli attinenze tra un certo Patton e Briggi, si passa alla virale "Desert Trip" ed il titolo è veramente tutto un programma: Black Label Society direte voi, dopo un primo ascolto, eh no cari miei sono sempre questi quattro diavolacci. Un viaggio lisergico tra accordi sospesi, armonici artificiali, ed un assolo finale in wah wah coinvolgente. Una ballad un po' atipica che non esplode mai ma che trasuda rabbia,sudore e sofferenza. La potenzialità di Briggi e compagnia è che riescono sempre a sorprendere senza strafare evitando complicazioni armoniche o cambi di tempo assurdi del tipo pari/dispari/pari/dispari; si percepisce pefettamente il bagaglio culturale che hanno alle spalle (in "Out Of The Cage" lo stacco della tastiera, stupendo fra l'altro, rimanda direttamente al Banco del Mutuo Soccorso).
Non mancano riferimenti a sonorità più moderne: in "Iknusa" si strizza l'occhio a Marilyn Manson ed il paragone regge abbondantemente. D'altronde non nascondono assolutamente i loro gusti citando guarda un po' che caso i Faith No More, ma anche i Fugazi e gli Alice In Chains.
I veneziani si burlano del pentagramma e ci lasciano con la claustrofobica, planetaria, interstellare e sanguinolenta "Under My Feet"; un rimando continuo, un loop orgiastrico di melodie sofferenti, con la sezione ritmica (pur mancante del basso) di Douglas D'Este (ex Moofloni) che ben supporta i volteggi fantasiosi degli altri tre. Peccato che finisca troppo presto e all'improvviso, ma non è stato un sogno e fortunatamente si può ripartire da capo e ascoltare nuovamente e tutto di un fiato questo "Fallen America".
Leonardo Tomei