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Faerenus

KORMAK - Faerenus
(2018 - Rockshots Records)voto:
Una band che vede la luce nel 2015, trova la propria formazione definitiva nel 2017 e si lancia direttamente nell’impresa del primo disco nel 2018, senza passare né dal demo né dall’EP: oggi si va a Bari a conoscere i Kormak.
‘Faerenus’ è scritto e suonato in modo da poter soddisfare più di un palato, mescolando sonorità ed elementi più folkloristici alla rabbia delle chitarre elettriche, che si scatenano in un intensissimo death metal. Colpisce immediatamente la voce della cantante Zaira, tecnicamente preparatissima – è in effetti un’insegnante di canto – e che si destreggia con molta facilità tra growl profondissimo, pulito multisfaccettato e perfino lirico, dosando sapientemente l’intensità del suono, interpretando come si deve e sapendo anche semplicemente sporcare nei punti che lo richiedono: ne è un esempio ‘The Goddess’ Song’, brano rilasciato come singolo e che si sviluppa magistralmente fino al cupo finale, in cui fa capolino un’armonia di voci maschili splendidamente gravi.
I Kormak saranno pure dei nuovi arrivati nel mercato musicale ma presentano un’inventiva e una voglia di fare davvero ammirevoli; il problema, però, è che qua e là ciò sfocia in una tendenza a strafare, un’irruenza nello sparare tutte le cartucce a disposizione per far vedere quello che si sa fare: è un modus operandi assai comprensibile, quando si ha molto da dire e da dare succede spesso di ritrovarsi a mettere troppe cose in un solo disco o in una sola canzone, come per esempio ‘Sacra Nox’. Niente di tragico comunque, si tratta solo di fare un po’ di labor limae su del materiale di buono, buonissimo livello. Un’altra scelta forse poco saggia è quella di aver collocato un brano di più di 22 minuti a metà disco: il pezzo in questione è intitolato ‘The Hermit’ e presenta, all’inizio, circa tre minuti di una bella ballata folk seguita da 20 minuti di silenzio interrotto qua e là da sirene, battiti di cuore e suoni di guerra (sono sobbalzata più volte). Al minuto 19:43 – numero importantissimo per Zaira perché rievoca il 1943, anno in cui Molfetta fu bombardata e vivo nell’immaginazione della cantante grazie ai racconti di sua nonna - ci viene riproposta la stessa ballata dell’inizio, stavolta cantata in dialetto molfettese. L’intenzione dei Kormak è quella di trasmettere, tramite quel silenzio interrotto qua e là da elicotteri ed esplosioni, la stessa ansia provata dai molfettesi in quel periodo, ed è un obiettivo centrato in pieno; d’altra parte, però, personalmente avrei messo una canzone del genere in chiusura del disco e non nel mezzo, per non rischiare di ammazzare l’entusiasmo dell’ascoltatore.
La seconda metà di ‘Faerenus’ procede con la title track, il cui nome fa riferimento al mondo degli incubi e che ci rilancia nelle sonorità death metal dopo i precedenti venti minuti di “pausa”. Da questo momento sarà il growl a prevalere fino alla fine dell’album e anche i brani a questo punto acquisiscono un maggiore equilibrio tra le varie influenze, come nella traccia numero sette, ‘Pantient n° X’. In ‘July 5th’ Zaira tocca note davvero alte, forse anche troppo; la numero nove ‘Eterea El’ è dominata dal pianoforte e dai suoni onirici di un carillon ed il risultato finale è un’oscura ninna nanna.
‘Faerenus’ è un disco dalle potenzialità enormi, ben mixato e suonato da musicisti davvero capaci; la voce, poi, è quella di una cantante che riesce a fare davvero di tutto con il suo strumento. L’unica raccomandazione che mi sento di dare al gruppo è di perfezionare i brani, dosare le influenze oppure imparare a mescolarle in modo che i brani non risultino troppo carichi, sistemando qua e là anche il numero – a volte assai elevato – di acuti, non sempre necessari. Possiamo aspettarci grandi cose dai Kormak e sono sicura che sapranno toccare vette qualitative altissime.
Elisa Mucciarelli