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2018 - D.C. "Definitive Collection"

TrackList
- The Journey Begins
- Terraforming
- No More Words – Feat. Mario Candido
- Primitive
- Out Now The Miracle
- Order ‘N’ Disorder
- Endagered
- Relativity
- Resta Poco Da dire – (Remix) – Feat. Mirco “Dinamo” Rufilli – Giacomo “Jac” Salani
- Forward To Skip
- World Breath
- Fenomeno – (Remix) – Feat. Andrea “la iena” Agresti – Ross Lukather
- Hyperman “Demetrio Stratos Tribute ”
- Squisio!!
- Albatros
- De Revolutionibus Orbium Caelestium
- Ahead “X Time” – Feat. Mirko “bassbreaker” Serra
- Nativity
- Awakenings
GABRIELE BELLINI - 2018 - D.C. "Definitive Collection"
(2018 - Qua' Rock Records)voto:
Non è facile trovare artisti in grado di cambiare pelle ad ogni pezzo che compongono. Gabriele Bellini è in grado di riuscirci in maniera estremamente naturale. Chitarrista di origini pistoiesi, comincia a studiare lo strumento all’età di 11 anni e inizia a farsi notare come collaboratore di diverse band a partire dai 20. Attivo nel mondo della musica fin dal lontano 1984, tecnicamente dotatissimo (la fama internazionale gli è dovuta a pieno diritto), si rivela uno dei maggiori “sperimentatori” che la nostra penisola possa vantare, accostandolo sotto questo punto di vista a mostri sacri come Steve Vai, Joe Satriani, Yngwie J. Malmsteen, Eric Johnson, Al di Meola e John McLaughlin.
Qualcuno potrebbe ritenerlo esagerato, qualcun altro un pazzo a cui il Padre Eterno ha voluto donare una destrezza impareggiabile, ma la verità è ben altro: il marchio di fabbrica del sig. Bellini è la voglia di spingersi oltre, di provare il nuovo - cosa quasi impossibile in tempi come questi, dove pare sia stato detto tutto e il contrario di tutto nella musica e non solo – e così, come per gli artisti sopra citati, lo si può certamente collocare all’interno della lista dei musicisti o gruppi alla cosiddetta “ricerca del suono perduto”. Nei suoi lavori, l’alternanza elettrico-acustica è una costante, la strumentazione utilizzata risulta impossibile da elencare per intero, (ottimi strumenti come Ibanez Custom e Rb Series, chitarre Ibanez e Takamine acustiche elettrificate, Fender Stratocaster e Squire customizzate secondo le sue esigenze, etc.).
Occorre dire che il suo gusto estemporaneo può non renderlo sempre “amichevole”, soprattutto se ci si trova alla ricerca di sonorità catchy e assimilabili. Gabriele infatti pare infischiarsene altamente di quello che la massa possa pensare o non pensare dei suoi lavori e in ogni caso non si fa problemi al riguardo, convinto del proprio valore di autore e strumentista. E in effetti è proprio così che occorre accostarsi alle sue creazioni, con una mentalità aperta e una buona dose di curiosità. Le aree stilistiche a cui si rivolgono i suoi lavori vanno dall'heavy al progressive, passando per vari spunti di musica classica, etnica, jazz, ambient e addirittura l’elettronica (!), rendendolo praticamente impossibile da collocare in un qualsivoglia genere o sottogenere e non rimane altro che prendere atto della sua enorme varietà di contenuti e di influenze.
Abbiamo pertanto a che fare con un autentico maestro, dotato di un’esperienza di oltre trent’anni nel mondo musicale, tecnicamente ineccepibile e forte di una vastissima conoscenza a 360°.
'2018 D.C. “Definitive Collection”' non è una sua nuova fatica, ma una raccolta, o meglio, una selezione di brani appartenenti alla vastissima discografia da solista del nostro Axe-Man. Non è purtroppo possibile a chi scrive fornire una lista esaustiva di tutto l’operato da lui prodotto negli anni, e quindi, pur trattandosi di una raccolta della sua retrospettiva, verrà fatta un’analisi track-by-track per poter al meglio comprendere il valore di un prodotto che non è un nuovo album, ma permette in ogni caso di potersi fare un’ottima idea del valore compositivo di un esecutore dalla rara destrezza.
Il via è dato all’unico brano inedito, 'The Journey Begins'. Titolo azzeccatissimo per introdurci all’interno di questo “viaggio” musicale. Si tratta di un brano strumentale estremamente variegato (spettacolare l’intro acustica) che per molti versi ricorda, nella sua struttura, il Joe Satriani dei tempi migliori: sarà un’opinione personale, ma già dal primo ascolto fa venire in mente dischi come “Surfing with the Alien” o “The Extremist”. Nulla da eccepire. Gusto e tecnica fusi assieme per poco più di sei minuti di perfezione.
'Terraforming' viene estratto dalll’album “Acoustic Spaces”, forse la sua opera più sperimentale e che ci rivela il gusto fusion di Gabriele.
'No More Words' è un pezzo thrash cantato e intervallato da brevi momenti acustici. Qui si evince tutto l’amore del musicista per gruppi come Megadeth o Racer X (Marty Friedman e Paul Gilbert sono presenti minacciosamente per tutta la durata del pezzo).
'Primitive' viene estratta dal disco “Evolution” ed è palesemente carica di tutte le caratteristiche di una colonna sonora da film. Un’alternanza elettrico-acustica coadiuvata da un’orchestra come base e impreziosita dallo straordinario e brevissimo assolo acustico in chiusura (che paga un debito pesante alla scuola di John McLaughlin).
'Out Now The Miracle' è una prova di virtuosismo riuscita ma anche estremamente difficile per i padiglioni auricolari meno avvezzi ai pezzi tecnici. Ciò non toglie che il solo (straordinario e brevissimo) presente verso il minuto 3:12 sia fenomenale per scelta di note e precisione. Idem dicasi per il successivo passaggio sull’acustica (esecuzione veramente impressionante). Come detto, non per tutti. Ma sempre di musica si tratta.
'Order ‘n’ Disorder' è un altro momento acustico tratto da “Acoustic Spaces” e anche qui si assiste a una prova tecnica notevole. Ciononostante la tecnica si rivela qui un elemento di secondo piano in quanto sono i brevissimi solos melodici la parte che più conta. Gusto e melodia in un pezzo che, all’apertura, di melodico pare non avere nulla. Ma proprio in questi momenti si può cogliere tutta la voglia di sperimentare di Gabriele, autore di passaggi particolari e intricati, ma mai banali e che tutto sono fuorché auto-compiacimento.
'Endangered' ribadisce la poliedricità del chitarrista pistoiese: aperto da un solo particolarissimo (e complicatissimo) di chitarre acustiche, sfocia poi in un riff duro a cui fa seguito uno straordinario assolo di chitarra elettrica (davvero bello). A metà del brano si stempera l’atmosfera e subentrano passaggi in tapping e chitarre acustiche, fino al ritorno di riff elettrici veramente cattivi. Splendidi i due solos finali. Un momento di grande effetto.
'Relativity' è un altro momento preso da 'Acoustic Spaces' e dal quale scaturisce un gusto decisamente fusion. Una tempesta melodica decisamente variegata e perfettamente eseguita.
'Resta Poco Da Dire (RPDD)' è invece una caduta di tono nella discografia dell’Axe-Man. Si tratta di un brano cantato ma sia il testo che l’insieme non riescono a convincere. In un caso come questo, poi, si è scelto di introdurre un solo acustico, quando invece, data anche la forma “strong” della proposta, sarebbe stato più adatto un passaggio elettrico. Comunque una canzone che non lascia il segno e che non fa emergere la genialità di uno strumentista tanto capace. Peccato.
'Forward To Skip' dimostra invece che Gabriele sa toccare come compositore picchi elevatissimi. E infatti si tratta di un altro momento preso da “Acoustic Spaces” , evidentemente uno degli album più riusciti della sua carriera. Magnifico il modo in cui l’ascoltatore viene tenuto in “tensione” da un semplice gioco di riffs acustici. E’ davvero difficile riuscire a rendere una spinta emotiva tanto alta rinunciando all’ausilio della strumentazione elettrica. Gli arpeggi conclusivi sono una festa per le orecchie.
'World Breath' sorprende per le sue orchestrazioni e i vocalizzi in sottofondo. Una composizione che potreste trovare tra il repertorio di quel Pat Metheny che diede vita al capolavoro “Imaginary Day”.
L’apertura di 'Fenomeno' pare voler rendere omaggio al talento del compianto Paco de Lucia, ma il pezzo alla lunga pare stancare e il motivo sta nel voler mettere troppo tutto insieme. Per carità, nulla da eccepire sulla qualità esecutiva e di registrazione e molto potente risulta la voce del cantante. Ma ci sono troppe esecuzioni veloci in sottofondo, anche durante il cantato, e la cosa assume un impatto eccessivamente abbondante alle orecchie di chi ascolta. Il guitar solo e le basi thrash sono ottimi, ma c’è davvero troppo materiale qui.
Tutt’altro discorso per la successiva 'Hyperman'. Un esperimento “elettrico” che ricorda molto lo Steve Vai degli anni ‘90 (soprattutto il disco “Fire Garden”) e che presenta in sottofondo un parlato scat velocissimo e totalmente indecifrabile. Splendida la base ritmica e la mitragliata del solo. Davvero un insieme riuscitissimo. Sugli scudi.
E ancora da "Acoustic Spaces” viene estratto un brano spettacolare come 'Squisio!!': forse la creazione che meglio rende il talento di Gabriele sull’acustica. Tantissimi momenti di tecnica elevatissima che però catturano, anziché stancare. Soli molteplici (l’ultimo di chiara matrice Jazz a là Django Reinhardt) che abbelliscono una struttura base a metà tra la fusion e la musica etnica.
'Albatross' è il pezzo che mancava in questa raccolta: quasi delicata nella prima metà, si indurisce nel suo prosieguo ma tutto assume un aspetto estremamente interessante. I momenti più calmi hanno un vago retrogusto new-age e nulla è fuori posto. Una festa per le orecchie. La viola al termine del brano aggiunge un tocco di eleganza.
Una prova tecnica difficilissima è 'De Revolutionibus Orbium Caelestium'. Una sferragliata di velocità assurde eseguite al 70% su strumentazioni acustiche. Non semplice. Non amichevole. Ma dannatamente ok. Nulla da recriminare. Il climax è raggiunto nella parte finale ma tutto l’insieme è da godere senza chiedersi nulla.
Lo stesso si può dire per la successiva 'Ahead X-Time', dove però, oltre a quanto detto sopra, si aggiunge anche il lato più “cattivo” del compositore, che sì, non disdegna l’uso di parti orchestrali in sottofondo, ma la parte del leone spetta sfoghi decisamente istintivi, decisamente frammentari e dove la melodia si rivela puro ornamento. Un tentativo riuscito per rompere gli schemi.
L’esperimento acustico di 'Nativity' richiede attenzione da parte dell’ascoltatore più distratto mentre la conclusiva 'Awakenings' (anche lei tratta da “Acoustic Spaces”) è un sentito omaggio alla world music (con un solo centrale ipnotico e bellissimo) e in entrambi i casi occorre semplicemente sedersi e gustarsi questi splendidi momenti che, a conti fatti, risultano essere solo musica e null’altro. Come da ogni musicista che si rispetti ci si aspetterebbe.
In conclusione questa raccolta è un ottimo compendio per poter capire quale sia il metodo di lavoro e di composizione di Gabriele che risulta essere un musicista certo non semplice da cogliere e da apprezzare, ma che merita tutto il supporto da parte del pubblico alla ricerca di opere di qualità. Attendiamo fiduciosi la sua prossima nuova fatica.
Fabrizio Travis Bickle Zànoli