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L'Incanto dello zero

TrackList
1. Il Senza Ombra
2. Il Calice dell'Oblio
3. La Grande Quercia
4. Sulla via della Veglia
5. Al Cospetto dell'Inatteso
6. Lo Scontro
7. Nel Labirinto Spirituale
8. Le 4 A
9. Il Mio Nome È Menzogna
10. Metamorfosi
11. Outro/Aseità
IL SEGNO DEL COMANDO - L'Incanto dello zero
(2018 - Black Widow Records )voto:
Introdurre questa mia recensione con una breve parentesi sull'importanza del progressive rock italiano, anche se dovuta, sarebbe una cosa scontatissima e banale.
Andrebbe comunque evidenziato quanto certe proposte musicali siano sempre state a contatto sia con la letteratura che con l'arte cinematografica.
La storica band genovese Il Segno del Comando (nome ispirato dallo storico sceneggiato della RAI quando le sue proposte erano di un certo livello culturale) trova l'ispirazione concettuale del nuovo album intitolato "L'Incanto dello Zero", dal libro dello scrittore Cristian Raimondi il quale regala ai nostri grande ispirazione per un'opera dove la libertà di pensiero è quasi religione.
Come per gli Osanna e Fernando Di Leo con Giorgio Scerbanenco e Di Leo (Milano Calibro 9) , anche per i nostri è arrivato il momento cruciale per una maturazione artistica degna di nota. Da questo punto di vista l'eccellente Black Widow Records non ha mai sbagliato un colpo poichè la cultura è un elemento fondamentale che dovrebbe aiutare la nostra società a capire se stessa attraverso la giusta ricerca nella musica che ha reso famose tante band italiane all'estero; infatti basta guardare ad esempio la riscoperta del progressive rock italiano in Giappone. Anche questa volta la label ligure non sbaglia, pubblicando un album molto ambizioso e ricco di contenuti.
Dopo numerosissimi ascolti, sono arrivato alla conclusione che questa sia l'Opera piu' particolare e musicalmente affascinante dela band e in questa mia recensione vi spiegherò il perchè.
Tutti noi sappiamo che qualsiasi concept album ha la particolarità di avere un filo conduttore musicale: Tema principale, preludio, sviluppo, crescendo e finale. In questo caso troviamo brani che seppur collegati dal concept, potrebbero essere ascoltati singolarmente. L'elemento essenziale di questo affascinante LP è la maturazione musicale e compositiva che ha permesso alla band stessa di poter spaziare aristicamente: progressive rock, dark music, Jazz rock, folk e anche del buon metal dalle tinte Rushiane. Vorrei precisare che in questo caso la tecnica è al servizio delle canzoni e della melodia e a diffferenza di tante band estere blasonate, il concetto di noia qui non esiste .
Partiamo con l'introduzione “Il Senza Ombra“ e con la stupenda "ll Calice dell'Oblio".
Se con la prima song veniamo trasportati nelle vecchie colonne sonore dei film Horror italiani dei primi anni 70 ("Chi l'ha vista morire?", "Una lucertola con la pelle di donna" etc etc ), con la seguente veniamo letteralmente investiiti da una grossa di carica di rock progressivo che non solo deve molto al Banco del Mutuo Soccorso ma che, grazie anche alle melodie accattivanti del singer Riccado Morello, riesce ad entrarti dentro la testa come pochi brani attualmete sanno fare. Come già detto prima... tecnica al servizio della melodia .
I due minuti de "La Grande Quercia" ( complimenti sinceri alla cantante Marina Lacher e ai tastieristi Davide Bruzzi/Beppi Menozzi) riescono ad incantarci come non mai con suadenti ma allo stesso tempo oscure melodie che hanno il compito di introdurci due brani diversi e particolari: "Sulla Via" e "Al Cospetto dell'Inatteso". Non solo il livello tecnico è altissimo, ma anche tanta originalità.
Riuscite ad immaginare un brano oscuro e dalle ispirazioni Goblin ma eseguito alla Rush maniera?Difficile da crederci ma è cosi'...."Sulla Via" segue, musicalmente, la tradizione della band romana
del periodo "Roller" e allo stesso tempo possiede il tecnicismo della band canadese del periodo "Permanent Waves". Naturalmente con le dovute proporzioni di generi ma se si ascolta il brano numerose volte, sarà impossibile non notare certi elementi in comune. Sezione ritmica precisissima e ispiratissima.
Grandissimo lavoro dei tastieristi e del chitarrista Roberto Lucanato nel brano seguente "A Cospetto dell'Inatteso" e con un Diego Banchero ispiratissimo con il suo tocco di basso molto particolare che sa unire la tradizione del jazz con quella del rock.
"Il Labirinto" è una ballata di rara dolcezza musicale e con un bellissimo testo che viene reso ancora piu' speciale dall'intensa prestazione del vocalist. 6 minuti e venti secondi di pura Poesia. Atmosfere sognanti alla New Trolls.
Altro brano cardine dell'intero album è "Il Mio nome è Menzogna". Song che deve molto al sound del Balletto di Bronzo ma che riesce ad essere personale grazie alla solidità della band ligure; infatti la solidità di questa formazione ha portato grandi benefici musicali ed artistici. All'interno del brano i vari ruoli sono ben rispettati con la foruma di creare una composizione di grande impatto ma anche di grande importanza a livello di contenuti. Il testo non è mai banale come il cantato e la recitazione del singer sfodera grande talento. Poi cosa dire del felling che c'è tra la sezione ritmica?
Batteria e basso sembrano sincronizzati a livelli incredibili. Grande feeling musicale che mi ha fatto ricordare illustri personaggi come Billy Cox e Mitch Mitchell.
"Metamorfosi" è un brano prog oscuro che deve molto ai Libra (grandissima band Romana a volte dimenticata) e ai migliori Goblin.
Dopo atmosfere cupe e sulfurue, ritmi quasi funk/hard rock rendono l'ascolto del brano ancora piu' scorrevole e piacevolmente intrigante anche per sound complesso ma efficace che ricorda il Balletto di Bronzo. Il tutto è arricchito da intriganti assoli di chitarra che devono molto al superbo Alex Lifeson dei Rush del periodo "Test For Echo". Brano dalle liriche veritiere e riflessive.
A chiudere il tutto un'outro oscura che deve molto alle migliori colonne sonore degli anni 80 in stile "I Guerrieri del Bronx" ma che deve molto anche al Jazz rock di Stanley Clarcke e anche alle sperimentazioni psichedeliche di Jeff Beck.
Il Segno del Comando conferma dunque di essere una band di altissimi livelli sia per tecnica che per originalità. Se volete ascoltare un album italiano di grande valore, fate quindi vostro "L'Incanto dello Zero".
Domenico Stargazer



