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Butterflies

TrackList
- Dead Jester
- Third
- The Letter 0
- Stone Mask
- Glitchers
- Grim Poet
- Sleeping Beauty Syndrome
- Cruel Enigma
- Dust (Outro)
HIDDEN LAPSE - Butterflies
(2019 - Rockshots Records)voto:
L'Universo è un qualcosa, un concetto, una astrazione che ha affascinato, ha abbagliato, ha incuriosito migliaia di menti umane. Fin dai tempi remoti, da quando l'Homo ha sviluppato il pensiero logico, ci si è interrogati su questo spazio - non spazio, su questo complesso indefinito che per assurdo contiene tutto e niente. Un posto non fisico dove l'enigma impera sovrano, dove la curiosità per l'gnoto ci spinge a domande vieppiù sempre complesse e nebulose; un non luogo dove il tempo è dilatato all'inverosimile, dove anche Dedalo avrebbe fallito di fronte a queste tortuosità a - spaziali.
Dopo ripetuti ascolti di questo "Butterflies" mi sono sentito anche io leggermente astrofisico (!), e mi sono trovato di fronte alla magnifica infinitudine che le nostre emozioni ci possono comunicare col loro scorrere e defluire.
Dediti, secondo me, ad una pedissequa lettura di quel prog metal inizio secolo, gli Hidden Lapse cercano di proporci degli accenni di alternative rock e di power progressive (come del resto la band asserisce tramite la propria pagina Facebook), ma invano; non riescono infatti a scostarsi da certi clichè armonici che rimandano a talune sonorità tipiche di gruppi che hanno il loro punto di forza nella voce al femminile (e comunque ad onor del vero Alessia Marchegiani se la cava più che egregiamente). Perchè l'accostamento con l'Universo? Il Cosmo sebbene infinito, grandioso, onnipresente può risultare lontanissimo, distaccato dalla realtà nostra consueta, può sembrarci un agglomerato di fredde stelle.
Questi otto pezzi (la nona traccia risulta essere un outro) di tecnico prog metal non spiccano mai il volo, oppure apparentemente riescono a farlo, ma si perdono in un labirinto tecnico che ci porta ad un vicolo cieco emotivo.
Un infinito sonoro, una solitudine armonica costellata di note che si rincorrono, che a volte si perdono, ma che con la bravura che distingue i quattro giovani musicisti marchigiani, riescono a non scomparire totalmente nell'autocompiacimento.
A mio avviso la mostra del tecnicismo (intesa come padronanza dello strumento) è sfociata in una lesione, in una invasione di un'area più marcatamente emotiva, come se l'emotività, qui recepita come spontaneismo e a volte semplicità, come se l'emotività, si diceva, fosse stata messa sotto spirito e costretta, tappo chiuso, dalle regole dell'armonia, metodicamente, a stare in quarantena.
Tutto molto orecchiabile, pacamente ed educatamente politically music correct; una buonissima prova da saggio di fine corso davanti a parenti ed amici; ma non se ne esce: si rimane intrappolati nelle spire dell'infinito melodico guidato dalle briglie armoniche della chitarra; cresce quel senso di ansia da cielo americano tendente al tramonto; in effetti l'ultimo brano sintetizza meravigliosamente questo viaggio musico - spaziale: rimbalza dentro di noi un gigantesco "Cruel Enigma" sul futuro di queste quattro giovani crisalidi se veramente un giorno voleranno come splendide farfalle.
Leonardo Tomei