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Byzantyne Horizons

TrackList
- A Mosaic Within
- Dhul-Qarnayn
- Scepter And Soil
- Cyclopean
- Lo Sposo Dell'Orizzonte
- Everything Evokes
- Walls Of Stone, tapestries Of Light
- Whores For Eleusis
- Lorica
- Roman Diary
- Our Withering Will
CROWN OF AUTUMN - Byzantyne Horizons
(2019 - My Kingdom Music)voto:
Era il 1997 quando, uscito da scuola, vidi esposto tra le novità di uno dei miei negozi di dischi preferiti una copertina che colpì la mia attenzione: era il debutto dei Crown Of Autumn. Non comprai quel disco, ma ne conservai il ricordo. Non ho più saputo nulla di loro fino ad ora, grazie al nuovo “Byzantine Horizons” e ho deciso, prima di ascoltarlo, di recuperare tutta la discografia precedente che, per mia fortuna, è piuttosto sintetica.
A distanza di oltre un ventennio devo dire di non essere pentito di avere lasciato quel bel dischetto sullo scaffale, essendo “The Treasures Arcanes” piuttosto ingenuo e acerbo (chissà, magari all’epoca lo avrei gradito…), mentre il suo successore, arrivato ben quattordici anni dopo, si proponeva con un repertorio sì più professionale, ma a mio parere ancora non particolarmente entusiasmante sotto nessun aspetto (composizione, esecuzione, produzione).
Senza grosse aspettative ho messo su la loro proposta più recente e ne sono rimasto piacevolissimamente stupito! La band ha spalancato nuovi orizzonti (bizantini?) qualitativi non solo mai raggiunti, ma nemmeno accennati precedentemente. Se in precedenza l’immaginario di riferimento sembrava essere più orientato verso un’Europa di entroterra, con riprese di temi folk, inserti acustici di tutti quegli strumentini poi divenuti tanto di moda, qui si volta la testa verso il mediterraneo e sì, potrei menarvela con i profumi del mare e delle spezie e della spiritualità antica, ma vi assicuro che non è solo suggestione: qui l’oscurità non è data da foreste e castelli, ma dal contrasto con i tramonti infuocati e le albe accecanti di una archetipica antichità talassocratica.
Suggestiva ed elegante la copertina. Compatte, snelle e ben messe a fuoco le composizioni. Impeccabili le esecuzioni (molto valide finalmente anche tutte le voci, elemento che in passato ha sempre lasciato un po’ a desiderare) e, soprattutto… una splendida produzione! I miei complimenti a tutta la band ma in particolare al batterista Mattia Stancioiu (sì, quello dei Labyrinth), responsabile anche di quell’amalgama sonoro equilibrato, nitido, organico, potente, moderno e senza tempo, perfettamente adatto alla proposta e competitivo con qualsiasi prodotto internazionale.
Tastiere, loop e sample vari arricchiscono l’arazzo sonoro, che rimane però fortemente strutturato sui riff e sulle melodie vocali, accomunati da un gusto riconoscibile e maturo. Forse alla lunga il riproporre in quasi tutti i brani tutti gli ingredienti a disposizione (voce pulita, growl, voce femminile, stacco atmosferico, sample, strumento acustico…) rischia di omogeneizzare il disco, che comunque si conclude prima di annoiare e si fa riascoltare volentieri più volte.
I riferimenti melodici che mi sembra di cogliere mi fanno riconoscere i Crown Of Autumn come miei coetanei: credo sia dovuto all’avere condiviso parecchi ascolti (negli anni novanta) di tutto quel Metal oscuro e melodico che usciva in quel periodo e che, di conseguenza, mi fa percepire le composizioni di questo “Byzantine Horizons” come “classiche”. Un appunto sui testi: da quanto mi sembra di capire siamo di fronte a materiale di spessore ben diverso rispetto a quelli degli esordi e non mi stupirebbe scoprire che buona parte del tempo passato dal disco precedente sia stato dedicato non dico alla stesura, ma per lo meno alla elaborazione concettuale degli stessi.
L’apertura affidata a “A Mosaic Within” anticipa già tutti gli elementi dell’album ed è il pezzo più lungo e articolato di tutti, come a fare da ponte/porta tra il vecchio materiale e le nuove canzoni succinte. Bel ritornello. Semplice, pop e gradevole “Dhul-Qarnayn”. Alternanza tra riff massicci e aperture acustiche in “Scepter And Soil”, che dopo un bel momento di chitarre armonizzate va a chiudere con un “together/forever” di gusto discutibile… Buone prove vocali sulla saltellante “Cyclopean”. Una graditissima sorpresa sentire un brano cantato quasi integralmente in italiano (“Lo Sposo Dell’Orizzonte”) anche se la scarsa confidenza con questa modalità espressiva rende il testo un po’ rigido. Quando cantano in italiano mi ricordano i loro compagni di etichetta Eva Can’t.
Mi sembra migliore l’esempio di uso dell’italiano che possiamo ritrovare poco più avanti in “Lorica”. “Everything Evokes”, con la sua trascinante ritmica thrash e l’irresistibile ritornellone pop metal, si propone come il brano più accessibile del lotto, nonostante l’intermezzo un po’ gratuito di loop e cori gregoriani (comunque breve e indolore). in poco più di tre minuti, “Walls Of Stone, Tapestries Of Light” presenta un’evoluzione dinamica davvero degna di nota, arrangiando al meglio la melodia vocale portante. “Whores For Eleusis” propone quel cantato da esistenzialista sofferente che tollero a fatica, ma anche un bel ritornello e una struttura di disarmante semplicità molto efficace.
“Roman Diary” non introduce grosse novità, ma grazie ad arrangiamenti e melodie interessanti e a una durata limitata si lascia apprezzare. Finalone affidato ad una sorta di power ballad “Our Withering Will” che fatica e decollare e ci lascia nuovamente, in chiusura del disco, tra le tonache dei monaci che ci gregorizzano in fade out… Beh, davvero un buon disco! E se per confezionarlo sono stati necessari otto anni, ne aspettiamo volentieri altrettanti in cambio di un degno successore. Resta una domanda… Ma alla fine che disco ho comprato quel pomeriggio del ’97 anziché quello dei Crown Of Autumn?
Marcello M