Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Invisible

TrackList
- invisible
- kissing shadow
- april’s blood
- walking on your fire
- in the cage
- lost forever
- winter’s night
- velvet rope
- eternity
- my ship is burning
- secrets
- time machine
- who we are
- say goodbye
- cold rain
- alien
PERPETUAL FIRE - Invisible
(2009 - Rock It Up/Ice Warrior Records )voto: 10/10
Un grande album si riconosce fin dalle prime note e grande è questo “Invisibile” dei Perpetual Fire, capitanati dal bravissimo Steve Volta, chitarrista molto importante nel panorama Heavy tricolore (anche con la Pino Scotto Band e con i Pandaemonium).
Mi soffermo un secondo su di lui, perché essendo io un chitarrista, sono particolarmente attratto dalle band che hanno un axeman degno di nota. Steve compone, arrangia (in modo magistrale direi), e crea linee soliste piene di feel, gusto e tecnica.
E’ il vero prototipo del chitarrista hard&heavy, i suoi solos non sono degli inutili sfoggi gratuiti di tecnica e nemmeno semplicistici esercizi di stile, sono delle vere e proprie perle all’interno di canzoni già di per sé molto preziose.
Inutile dire che gli altri membri della band sono assolutamente all’altezza di cotanta ispirazione, la sezione ritmica, composta da Mark Zampetti al basso e da Cisco alla batteria, è rocciosa e variegata, con un timing impeccabile ed un gran “tiro”. La voce di Roby Beccalli appare sempre in forma smagliante, egli si arrampica su soluzioni melodiche vorticose con estrema disinvoltura, senza dimenticare la potenza, ricordando a tratti Joey Tempest, Michael Kiske o Edu Falaschi tanto per citare alcune voci dal registro alto ma non flebili.
Ora parliamo della musica nello specifico. La title track fa da apripista con un semplice arpeggio di pianoforte che, sembra preso in prestito direttamente dai gruppi pop anni ’80, poco male perché la parte è realmente efficace e ci introduce al primo pezzo degno di nota dell’album. Passano appena cinque secondi e la band ci ricorda di non calcare le vie di gruppi come i Pet Shop Boys (tanto per citarne uno) con un cavalcata possente in pieno stile heavy, ovviamente strizzando sempre l’occhio alla melodia, questo pezzo potrebbe essere un ottimo singolo.
La successiva “Kissing the Shadows” parte con la sezione ritmica in evidenza, pronta a disegnare una possente trama sonora, impreziosita da tappeti di synth, per poi sfociare in un rocckettone come solo i nostri sanno fare, molto bello il ritornello (ricordato dai synth brass nell’intro) e anche il bridge. In alcuni punti i nostri mi ricordano gli Angra di “Temple of Shadows”, ma va da se che la personalità del quartetto nostrano non è in discussione.
“April’s Blood” si apre con un riffing di stampo new punk, ma non ci facciamo ingannare perché dal secondo 21” Steve cambia le carte in tavola e ritorna sui consueti territori power, citando addirittura “in the Hall of The Mountain King” di Grieg, una vera e propria chicca…ci sta divinamente all’interno di questo gran pezzo che, peraltro, ci regala un altro ritornello memorabile. Steve supera se stesso con delle linee armoniche da urlo ed un assolo strepitoso che conferma quanto detto in apertura di recensione.
La successiva “Walking On Your Fire” si apre con un altro riff da manuale del buon Volta, che nn si risparmia nemmeno in questo pezzo, mettendoci ancora la consueta classe. Inutile dire che siamo di fronte ad un altro pezzo da cantare a squarciagola assieme a Roby (per chi ci arriva a quei registri!!!!).
Apre possente “In the Cage”, e su di un tempo cadenzato, l’atmosfera si fa più arrabbiata, le linee melodiche sono più toste (non che gli altri pezzi siano pop…), Steve nel solo va in territori malmsteeniani un pò più di quanto avesse fatto finora, e c’è spazio dopo il solo per un arpeggio clean inquietante e più tardi per una ritmica di maideniana memoria…grandi!!!!
“Lost Forever” è la prima sognante ballata di quest’album, almeno fin dopo le armonizzazioni ed il solo della Jackson di Steve, quando si trasforma in una epica cavalcata metallica.
Siamo appena alla traccia numero sette (ce ne sono sedici,comprese tre bonus ,n.d.) ma i Perpetual Fire né hanno ancora tanta di benzina, nella intro di “Winter’s Night” , Volta fa il verso al primo Zakk Wylde della Ozzy Osbourne Band, ma quasi subito cambia le carte in tavola ed assieme ai suoi compagni di scorribande viaggia verso territori decisamente speed.
Un’ ultima citazione per “My Ship is Burning”, probabilmente un omaggio al primo Yngwie Malmsteen …bella…bella!!!
E qui credo di dover finire la mia disamina sui singoli pezzi, invitandovi all’ascolto dell’album (scaricabile gratuitamente dal sito della band, ma presto anche in versione “classica”, acquistabile dove preferite), se vi piace il Melodic Power Metal con venature Progressive, questo disco fa decisamente al caso vostro, non potete non averlo!!!!
Pensare che rischiava di non uscire per l’assenza di una label interessata!!!! (alla fine è stato messo in download gratuito sul sito della band,come dicevo, e Steve stesso mi ha confermato che presto sarà nei negozi…menomale!!!)
Dimenticavo…la produzione è Aliena!!! Come ci ricorda l’ultima traccia peraltro….
Il fuoco perpetuo arde dentro di me…
Luca Politanò