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The Great Fall

HELION - The Great Fall
(2020 - Revalve Records)voto:
Un bel viaggio di tecnica nei meandri oscuri di un Death Metal non parossistico, sebbene vi siano i presupposti per farci sopraffare da una inquietudine sofferente a causa della riflessione provocata da questi bravi musicisti orobici.
Nati nel 2012 da un'idea del chitarrista/cantante, propongono questi 7 pezzi non di facile impatto , non sono così automaticamente scontati e di facile acquisizione, non sono per niente banali nel loro evolversi, nel loro dipanarsi lungo i binari canonici della violenza sonora: riescono sempre a trovare un equilibrio fra le varie parti collocandole in parti uguali in posti esatti, evitando così quei noiosi vizi e vizietti accademici che hanno caratterizzato la produzione di genere. Finanche quando vengono lanciati ad una velocità disumana assoli ipertecnici farciti da sweep che potrebbero far impallidire vecchi maestri della tecnica, le partiture sonore, seppur devastanti, non risentono di una involuzione ed anzi, le aperture in pulito danno un senso di ariosità.
Sono in tre, ma al di là di scontate elucubrazioni su immediate sovra incisioni, e sarebbe abbastanza semplicistico l'approccio critico a questo lavoro se ci si basasse esclusivamente su questo aspetto, sembra che stiano suonando in cinque tale è la quantità di magma sonoro che fuoriesce dal lettore cd. Un mix tra Strapping Young Lad e primi Kreator: un baratro vi si aprirà dinnanzi a voi, una atmosfera da apocalisse, cielo plumbeo, Gustave Dore sarà lì pronto ad angustiare le vostre dannate anime con rappresentazioni che nemmeno il più mefistotelico King, maestro della letteratura horror, riuscirà a partorire. Avrete a che fare con le vostre paure più recondite, cercherete di esorcizzare i vostri peggiori incubi, sarete in balia di antiche sirene tentatrici.
Ragazzi che hanno fatto della tecnica il loro strumento principe per far emergere le loro riflessioni, i loro dubbi sulla condizione umana, ma anche la loro rabbia, le loro speranze, le loro paure, il loro essere, giustamente, in mezzo ad un guado di un fiume le cui sponde sono offuscate da una nebbia dantesca, un naufragare in uno Stige melmoso.
Inutile menzionare una canzone di queste sette, tutte sono di ottima fattura, suonate con una precisione maestosa, con una tecnica impressionante e con una pulizia di esecuzione ineccepibile: ebbene cavalcate anche voi questa furia musicale, questa belva inferocita che soltanto gli Helion sanno domare.
Lodevoli sono le aperture che danno un po' di respiro alla tera cappa che si è abbattuta sulle vostre sciagurate esistenze. A volte, ma questo è soltanto un mio gusto personale, i passaggi in acustico tendono ad appoggiarsi furbescamente in atmosfere iberiche, ma il rimando a sonorità presenti in band come gli Opeth può giustificare con tranquillità la presenza di certe piccole inezie.
E' interessante notare e sapere che in Italia abbiamo fior di musicisti, che sanno il fatto loro e che non corrono il rischio di finire in una zona d'ombra se messi a paragone coi maestri indiscussi del genere. Sinceramente sono molto curioso di vedere i bergamaschi all'opera sopra un palco e penso proprio che non rimarrei deluso ma anzi piacevolmente colpito.
Leonardo Tomei