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Fist Of The Seven Stars: Act 3 Nanto Chaos

TrackList
- Three Days Of Life
- The Mark
- Treason Star
- Rebirth By Three Days Of Life
- Fight For Her Love
- Dying For Your Love
- Deathnight
- Confrontation
- Secret Of Phoenix
- Pyramid Of Dictator
- Ai Wo Torimodose (bonus track)
GABRIELS - Fist Of The Seven Stars: Act 3 Nanto Chaos
(2020 - Diamonds Prod.)voto:
Per chi, come me, si è perso gli episodi precedenti, sarà interessante sapere che questo è il terzo capitolo che il virtuoso tastierista e compositore siciliano Gabriels dedica alla saga di Hokuto No Ken (da noi “Ken il guerriero“).
Personalmente, pur rientrando in pieno nel target generazionale, non mi sono mai appassionato alle vicende di quegli energumeni microcefali postatomici che si combattevano in punta di dita facendo gli urletti, quindi chiedo venia per il distacco emotivo che le mie parole dimostreranno nei confronti di questi personaggi. So che per alcuni le vicende di Ken e compari sono una religione...
C’è una considerazione da fare subito a inizio recensione, per evitare di ignorare il grosso elefante nella stanza: questo non è un disco Heavy Metal. E in ciò non c’è assolutamente niente di male! Solo, non aspettatevi di essere travolti da una versione power delle avventure dei nostri guerrieri, perché la musica contenuta qui dentro è meno Metal della sigla italiana del cartone animato in questione. Ci aspetta invece un’oretta di aor/pomp rock levigato e cadenzato. Che risulta grottesco e straniante come un album Black Metal sui Puffi!
Detto questo, le canzoni prese singolarmente sono ben fatte, ben suonate e quasi sempre ben cantate dalla masnada di ospiti cooptati per questo nuovo episodio della monumentate opera corale “Fist Of The Seven Stars”.
Quello che risulta più indigesto è invece l’ascolto di tutti gli undici brani in fila, piuttosto omogenei come soluzioni musicali e bpm. Se volessi scrivere una cattiveria direi che l’utilizzo di tanti musicisti diversi si è reso necessario per evitare che si assopissero registrando l’intero repertorio, ma preferisco pensare che si sia trattato di scelte artistiche, per venire incontro alle varie sfumature di sound comunque presenti e apprezzabili, oltre ovviamente al cast di cantanti che interpretano i vari personaggi come in ogni Metal opera che si rispetti.
Va riconosciuto sopra ad ogni altra osservazione che Gabriels sa mettere le mani sulla tastiera da vero professionista e non se la cava male neppure in studio di registrazione, assemblando e mixando con perizia le performance di decine di collaboratori per dare forma a canzoni che puntano sempre ad una piacevolezza di ascolto, ad una struttura abbastanza canonica e alla ricerca di ganci melodici di forte presa.
Il disco si apre con un’intro modernissima (per il 1981…) per poi catapultarci in un coinvolgente mid tempo ambientato musicalmente nella Svezia degli anni ottanta. Il ritornello, tra lo scanzonato e il malinconico, quasi stridente tra piacevolezza musicale e contenuto testuale (un tizio a cui mio cuggino ha fatto un colpo che dopo tre giorni muore), lascia piacevolmente spiazzati. Suoni, arrangiamenti, composizione e assoli contribuiscono a creare un tunnel dimensionale che porta indietro di sette lustri. Armonie vocali finali ululanti sul canale sinistro spassosissime.
“The Mark” ci impantana in una ballad mielosamente pomposa e solenne, dove il tizio di prima viene friendzonato dalla bella guerriera Mamiya, che adduce varie scuse (mi hanno marchiato la schiena… ho troppe ferite nell’anima…) e se la molla.
“Treason Star” ha un ritornello irresistibilmente catchy, strofe scippate agli anni ottanta più cafoncelli e sgomitanti e uno spiccato sapore da musica giapponese per cartoni animati, proponendosi come uno degli apici del disco.
Ancora sintetizzatori intenzionalmente datati e saltellanti su mid tempo per “Rebirth…”, dove atroci sofferenze e drammatiche decisioni dei protagonisti vengono accompagnate da ariose melodie e svolazzanti virtuosismi solisti di chitarra e tastiera. Spicca piacevolmente per arrangiamento ed esecuzione la parte di batteria, oltre alle eccellenti voci.
“Fight for her love” e “Dying for your love” sono chiaramente brani tematicamente legati e adombrano il dubbio che la passione per il dettaglio nel ripercorrere le vicissitudini dei personaggi sia un tantino troppo maniacale e minuziosa: ma quanti capitoli prevede ancora di scrivere Gabriels? E se poi gli finiscono i midtempo?
Comunque, mentre la prima ricorda vagamente una versione rallentata e pastosa di “Hold The Line” dei Toto intervallata da melodie vocali oriental-pop acutissime, la seconda se la gioca su una drammaticità interpretativa quasi settantiana, in un brano ancora una volta pomposo, dilatato e cadenzato.
Nella power ballad “Deathnight” abbiamo lo struggimento di Mamiya, che dopo aver visto morire quel poveretto senza neanche avergli mai dato un po’ di lingua, un pochino si sente in colpa. Tutta questa pesantezza è musicalmente espressa fin troppo bene lungo gli oltre sette minuti del brano.
Ascoltata subito dopo, “Confrontation” sembra un pezzo travolgente e rockeggiante, anche se si assesta sugli stessi tempi moderati del resto del disco. Ma le melodie dei cantati sono molto belle, così come i fraseggi strumentali e gli arrangiamenti un po’ più movimentati del solito, rendendola la mia preferita dell’album.
Ci avviciniamo al grande combattimento finale con un’interlocutoria “Secret Of Phoenix”, di cui ho apprezzato soprattutto le sezioni strumentali, ricche di eventi interessanti.
E così, dopo aver passato più di metà disco a parlare di tutt’altro, ci si trova allo scontro decisivo: in “Pyramid Of Dictator” credo si parli dell’assurdo schiacciamento sotto la piramide del martire Shu e la scoperta della sindrome da situs inversus del cattivone Sauzer. Ma il brano è magniloquente, epico e coinvolgente e, indipendentemente dal fatto che si riferisca o meno alla demenziale scena della piramide che mi sono andato a guardare, funziona benissimo.
La traccia finale è la cover di una delle sigle originali giapponesi dell’anime, “Ai Wo Torimodose” e devo dire che, confrontando la versione di Gabriels con l’originale (e anche con altre riproposizioni nipponiche), si perde l’impeto e la pulsazione ritmica, a favore di una pulizia formale potente ma non fragorosa, forse troppo rigida, addomesticata e un pochino sterile. Però il pezzo è bello!
Ho notato che spesso le necessità narrative della storia portano a forzature nell’inserimento delle parole nei cantati con risultati poco piacevoli su diversi brani dell’intero concept.
Copertina e grafica raccapriccianti, con digital art allo stato brado e fotocomposizioni brutali e grottesche.
Comunque, se anche per voi gli anni ottanta sono finiti troppo presto, se vorreste ogni anno un film con Michael J. Fox adolescente, i vostri cartoni alla tv sulle reti regionali e gli Europe fissi in classifica, in questo disco potrete strafogarvi di nostalgia con una musica piacevole, ben fatta, ben suonata, positiva e che non spaventerà i vostri genitori... Che si sa: a forza di guardare cartoni violenti si finisce con l’ascoltate Metal!
Ringrazio Gabriels perché con questo disco mi ha costretto a documentarmi sulla saga di Ken il guerriero guardando spassosi video riassuntivi su youtube!
Marcello M