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Fo's Room

ALFONSO CORACE - Fo's Room
(2020 - Autoprodotto)voto:
Benvenuti nella cameretta di Alfonso dove troverete,se avete pazienza ed educazione, alcuni interessanti spunti di analisi della sfera intima sensoriale di questo ragazzo. Prendetevi un po' di tempo perchè a primo impatto rimarrete spiazzati dalle atmosfere policromatiche che il musicista, apparantemente, ha dipinto con una malcelata serenità.
Aleggia per tutto il cd una cappa di mElanconia, una profonda digressione sulla propria condizione esistenzialistica, quella oscura, quella ignota anche a noi stessi: un sano isolamento dalle continue sirene mondane che ha portato il nostro Alfonso a partorire questi dieci pezzi che prendono a pieni mani, rielaborandole, le mirae lectiones, di un Steve Vai nell'uso sapiente della tecnica dello sweep picking. A mio piacimento percepisco un vago falvour di Malmsteen all'opera sui primi tre album; ma questa forse è soltanto l'impressione data da un orecchio stantio.
Il facile accostamento a gruppi come i Paradise Lost (forse per l'evidente tocco di tristezza che si può percepire dalla decadenza di certi passaggi con accordi minori) è finanche riduttivo secondo me, perchè se è vero che ciò che segue deve fare i conti con quello che lo precede, concedetemi che, a mio modo di vedere, l'artista è qui riuscito a prendere le distanze con scontati paragoni dettati forse da un ascolto di taluni a volte superficiale. Qui lo straordinario è che il 36enne Corace sia riuscito a rendere ciò che è unico, un qualcosa di compeltamente astratto, lo ha reso intelliggibile a noi tutti comuni mortali, mediocri fruitori di complessità musicali. Stando alla opinione diffusa, ricercabile per esempio nei risultati ottenuti nel campo della psicoanalisi, la musica è legata ad un talento particolare. Per intenderlo bisogna, si dice, essere "musicali", mentre nulla d'analogo si pretende nei confronti della letteratura o della pittura. Ebbene se facessimo nostro questo assunto, questo postulato teorico, con ancor più forza ed evidenza emerge la capacità espressiva del ragazzo che è riuscito a tradurre in musica quell'incipit primordiale, è arrivato a fornire alla musicalità, intesa come una grazia particolare, elementi ed aspetti irrazionali, psicologici, arcaici. E' tutto un susseguirsi di emozioni, di momenti di approfondimento, quasi un sogno, una fuga dalla realtà, un tentativo di trasvetire le persone, in un gioco festoso, di portarle sommessamente in un baccanale purificatore e liberatorio in sberleffo ad una fine ineluttabile. Vi è comunque una speranza, una brama, una aspirazione ardente, un anelito di nuova vita, nelle note fiorite di una nuova primavera è riposta la fiducia in un cambiamento solare contro tutta la cupezza e forse anche l'uso del vocoder va letto come un ponte gettato verso il futuro, un uso che a mio avviso va oltre misura ma queste sono inezie estetiche da parte di chi, come me, forse, a volte, è troppo ancorato ad una certo passato musicale.
Complimenti vivissimi a questo ragazzo, alla sua voglia di espressione, alla sua dedizione, ma anche all'impegno ed alla costanza nello studio dello strumento.
Abile nella tecnica e mago nel manipolare le emotività musicali, mi auguro che continui questo viaggio di ricerca e magari che riesca ad esplorare anche territori testuali oltre che le atmosfere qui tratteggiate con la sua chitarra.
Leonardo Tomei