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Labyrinth Of Pain

TrackList
- Labyrinth Of Pain
- November Rain
- Love Affair
- Simply Stranger
- One Step Behind
- Back On Track
- What You Give Is What You Get
- What Keeps Me Loving You
- Waiting
- Time To Fight Again
- Butterflies
RUXT - Labyrinth Of Pain
(2020 - Diamonds Prod.)voto:
Questa volta voglio partire dall'ultimo pezzo, lo strumentale che chiude questa quarta fatica della band genovese seguita a livello promozionale dagli amici della Nadir.
Un viaggio introspettivo molto profondo dove le chitarre tracciano pazientemente le linee melodiche del tema portante introdotto dalle note del pianoforte: la tecnica ci riconduce ad una emotività sonora ben nota alle nostre orecchie di vecchi nostalgici, vi si può scorgere nitidezza, precisione e pulizia degne di uno storico dello strumento come per esempio Santana, si toccano gli abissi tragici delineati dalle sospensioni e dalle pause che vennero immortalate sul proprio disco di esordio da un virtuoso proveniente dalla Svezia ad inizio anni 80 e si apprezzano le calibrate aperture con piglio decisamente più deciso ed autorevole che erano proprie di un Satriani d'altri tempi. Un pezzo umorale, a volte che rasenta una melanconia strutturale tale è la depressione endogena che serpeggia fra gli assoli. Una decorosa chiusura, sicuramente, di un cd che si fa piacevolmente ascoltare.
Dalla opener dove si respira un Aor di buon livello e che il cantante, soprattutto nelle strofe, riesce a farmi socchiudere gli occhi ed immaginare la bionda chioma cotonata di Joey Tempest.
Forse è il titolo del secondo pezzo che mi influenza leggermente, ma percepire nelle note vocali quelle del cantante del Guns 'N Roses è un passo molto ma molto breve, sebbene le sonorità della traccia si avvicinino maggiormente ad una band più edulcorata come i Dokken.
Pesante e cadenzata è "Simply Stranger" che non si discosta da quel tipo di Hard Rock segnatamente degli anni 80, un pezzo carico di potenza evocativa.
Molto sonora e canticchiabile nel ritornello è "Back On Track" vagamente malinconica nel suo incidere.
Una band che sarebbe stata benissimo su un palco 35 anni orsono a gruppi del calibro di Cinderella, Ratt, Poison ma anche W.A.S.P. e Motley Crue: buona la tecnica, ottima la produzione e coerente col genere trattato anche il look presentato. Molto bella è anche la blueseggiante "What Keeps Me Loving You" calda e accogliente, sinuosa e ammiccante, una hit da classifica americana con video annesso sgorgante sensualità.
Accomodatevi in macchina, alzate il volume e partite a tutto gas per questo lungo viaggio che vi porterà direttamente negli anni 80 in compagnia dei Ruxt.
Leonardo Tomei