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Save You

Hate(GOA) - Save You
(2020 - Diamonds Prod.)voto:
Salve a tutti utenti di Italia di Metallo, senza troppi giri di parole voglio presentarvi subito “così de botto” il disco di questa band Hard/Rock/Heavy/AOR tutto quello che possa venirvi in mente ascoltando gli HATE (Goa), progetto nato nel 1984 e riunitosi nel 2018, composto da membri sparsi per il globo tra Italia e Norvegia (ah vedi il Web...fa miracoli!) dei quali Heinz Viktor al basso, chitarre acustiche e lead vocals, Dave Faccioli alle chitarre elettriche ed alla tastiera e Lukas Loppy alla batteria.
Il trio così composto sforna un CD nel 2018 ed un altro nel 2020, ossia quello di cui andrò a parlare titolato “Save You”. Undici tracce che sembrano provenire realmente da quel periodo d’oro del Rock, a quanto sembra. Il disco si apre con la “classicissima” 'Break It', brano Heavy Metal con certe incursioni nel Power di tedesca tradizione. Riffing spietato e deciso sorretto da una sezione ritmica essenziale e tradizionale. Il cantato emerge ma non spicca, in un contesto dove mi sarei aspettato molta potenza di fuoco, tuttavia il brano scorre liscio senza troppe sorprese.
Passiamo alle seconda traccia “First Love”, dove gli echi Rock più classici risaltano di più, ricordando in un certo senso alcune cose dei Deep Purple anni 80 (Seppur senza l’organo). Qui il trio si calma e procede con un incedere più rilassato, con un riffing che lascia spazio a progressione di accordi leggermente distorti per poi esplodere in un ritornello semplice e diretto.
Il terzo brano è “Doctor”, un altro brano che stavolta ci porta dritti in quell’immaginario più “AOR”anche se pervaso da un’aria più Blues. Quindi brano leggermente sostenuto, con ritmiche decise e piene di riverberi (ed effetti vari), ma con un buon assolo e con un cantato più ispirato. In questa traccia fanno capolino i vari arrangiamenti di tastiera.
Con “The Choice” si ritorna su sentieri “Blackmoriani” con un riffing staccato e incalzante, sorretto da ritmiche funky per quanto riguarda le chitarre e dritte con la sezione ritmica. Il brano è effettivamente il più interessante finora, con queste incursioni sulla musica “nera”. Qui è da menzionare anche l’assolo più in tema, corto ma essenziale.
Si torna alle ballatone di un tempo con “Angel on the Run”, dove le tastiere ed i suoi arrangiamenti fanno il loro lavoro più che in altri brani. E per la prima volta ascoltiamo un brano davvero ben curato, dove voci e strumenti si amalgamano per trasmettere un messaggio. Qui il trio ha elevato di parecchio l’asticella! Con anche la scelta dei suoni delle chitarre, più azzeccati e trascinanti, consoni al brano. Davvero bel lavoro questo. E via di Heavy/Hard con “There’s No Lie”, pezzo dal riffing più marcato e deciso con una ritmica più presente e soprattutto precisa. Con i fill di batteria dove uno se li aspetta, i cori nei pre-ritornelli, Ritornelli “epici” quanto basta per trasmettere un solo messaggio: Viva gli anni 80. Anche gli assoli di chitarra sono arrangiati in modo da sembrare più “tecnici” e complessi, tuttavia ci stanno in tema con il pezzo.
Andiamo con la Progressive/Hard Rock “Higher”...Dove le cose si fanno decisamente più interessanti. E potrebbe essere il primo caso nella mia esperienza di un disco che comincia a prendere piede verso la fine di esso e non all’inizio. Con questo brano gli Hate hanno deciso che “basta” con i riffing spudorati, e si sono detti “facciamo qualcosa di elaborato”. Ed il brano risulta essere davvero strano (o meglio interessante) nel quale la programmazione,chitarre e voce trovano un connubio perfetto tanto a ricordare qualche gruppo NeoProg. Mi piace davvero tanto come esperimento, almeno in un disco simile ci sta tutto. C’è anche una sezione acustica, che insegue più o meno lo stesso tema ascoltato finora, che poi si evolve in una ripresa col botto. Davvero figo direi. Dopo questa piacevole sorpresa si torna a pestare duro con “On Fire”. Brano Heavy Metal fatto e finito ma decisamente più ispirato rispetto ai primi che ho sentito nel disco. E cosa è successo? Gli echi della NWOBHM si possono ascoltare possenti. E finalmente godo nel sentire questo trio. Le chitarre sono sparate al fulmicotone, con tanto di cambi di tonalità al limite del chitarrismo più selvaggio. Anche le voci sono più decise e contestualizzate. Tanta carne al fuoco, ragazzi.
“Hot and Dangerous” è un altro dei classici pezzi Hard/AOR ma stavolta il trio ci mette del suo. E si capisce dalle soluzioni armoniche e ritmiche più chiare e nette. Molto buono il connubio tra chitarre distorte, clean e vocals che si uniscono in modo più preciso. Sezione ritmica essenziale ma funzionale. Assolo di chitarra che non aggiunge molto ma abbellisce il discorso musicale. Un buon brano di facile ascolto. Con “I’ll be there” ce ne andiamo su lidi a cavallo tra Blues e cose psichedeliche con tanto di hammond iniziale, che però si evolve su qualcosa di più Pop. Insomma, ballatona fatta bene che potrebbe passare per radio e nessuno direbbe qualcosa di male. In generale, un pezzo così non me l’aspettavo in questo disco, e la sorpresa sta nel fatto che è veramente un buon brano, ben suonato, ben arrangiato e tutto il resto...Assolo melodico che segue il cantato, ed anche quest’ultimo è più ispirato.
L’ultimo brano è “Save You”, un pezzone da circa 8 minuti che va un po' a riassumere tutto il percorso del disco, e dell’Hard Rock in generale, con intrecci di chitarre e ritmiche in un susseguirsi di riffings e melodie, il tutto condito da un cantato molto più sentito. Verso la metà del brano entrano le tastiere a sorreggere un coro al grido di “Let me save you” che ci accompagnerà per una durata piuttosto elevata, dove tutti gli strumenti vanno a completarsi un po' l’un l’altro rincorrendo questo tema, culminando così fino al termine.
In definitiva: questo disco è particolare per quanto mi riguarda perché nella prima parte lo trovo davvero “anonimo” e poco scorrevole in quanto i pezzi mi sembrano fine a loro stessi, senza nulla da dire. Mentre nella seconda parte i nostri cambiano in un certo senso direzione e cominciano ad esprimere quello che sono veramente, distaccati dai clichè dell’epoca pur mantenendo un certo “legame” con il passato. Lo consiglio ai vari amanti del filone? Sicuramente. Lo consiglio a chi ama l’Hard Rock? Ovvio. Ma non mi sento di consigliarlo a chi ha altri background musicali anche solo tematici, in quanto, da amante della musica in generale ho fatto fatica a capire a fondo questo lavoro. Direi alla band di sperimentare molto di più e di distaccarsi dal loro filone...Sia mai ci esca un capolavoro di Progressive Rock molto più interessante e consono alle loro capacità!
Southernwolf