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S.A.V.E.

TrackList
- Mine (Greed)
- Heartless Desease (Luxury)
- 30 Silver Coins (Hope - feat. M. Caverzan from IN-SIGHT)
- My Mask Collection (Vanity)
- What Leads Us To (Envy)
- To Feed The Worms (Gluttony)
- A Darker Shade Of Me (Wrath)
- Where Is The Light (Faith)
- Timelines (Sloth)
- Daymare Town (Charity)
- Sins And Virtues Ending
MARBLE - S.A.V.E.
(2021 - Sliptrick Records)voto:
Dopo più di 10 anni e una line-up in parte rivoluzionata, i MARBLE pubblicano questo nuovo lavoro, S.A.V.E., per la Sliptrick Records, nel quale la band fonde l'irruenza del melodic death metal e certe atmosfere progressive con la voce sì melodica, ma chiara e potente della nuova singer Eleonora Travaglino.
La cantante, insieme a Norman Ceriotti alla batteria, sono i nuovi membri che affiancano i veterani Paul Beretta e Omar Gornati alle chitarre, Daniel Fleba al basso e Jacopo Marchesi alle tastiere.
Il disco è un concept basato sulle tre virtù teologali e i sette peccati capitali della tradizione cristiana, uno spunto interessante anche se non proprio originalissimo; aiutano però ad apprezzare il lavoro le lyrics ispirate e di buona fattura (anche se in alcuni casi mi si scivola un po' sulla pronuncia dell'inglese – peccato veniale che si perdona alla svelta!).
Il prodotto si presenta subito bene grazie all'accattivante copertina disegnata dall'artista finlandese Jan Yrlund di Darkgrove Designs.
L'unica cosa che mi tormenta un po', ma questo è colpa del fatto che sono un pelino ossessivo-compulsivo, è che non mi è dato di sapere cosa significhi l'acronimo S.A.V.E., e questa cosa mi fa lo stesso effetto che “ammazza la vecchia..” non conclusa faceva a Roger Rabbit...
A parte gli scherzi, come accennato in precedenza, il sound è una mistura di riff potenti che contrappuntano la bella voce di Eleonora, squilante e mai banale e che permette alle canzoni di mantenere sempre un tocco di originalità.
Apre le danze in maniera eterea “Mine”, ma è solo un attimo e il pezzo prende subito fuoco, anche grazie al missaggio curato, in questo particolare pezzo, da Marko Tervonen dei The Crown: Il brano ha vinto un contest online, il cui premio era proprio il lavoro di mixing & mastering del chitarrista svedese su di esso. Il resto della produzione invece è stato curato da Giulio Capone (Moonlight Haze, ex Temperance, Bejelit).
Segue il brano “Heartless Disease” dal respiro progressivo in cui gli strumentisti danno buona prova di sé, un brano molto vario che mette in evidenza l'ottimo lavoro svolto dalle chitarre, ma anche della tastiera che si amalgama alla perfezione con le due asce.
Spunta qua e là un pizzico di voce growl sul pezzo “30 Silver Coins”, merito del guest Maurizio Caverzan degli In-Sight, che riporta un po' all'idea classica del genere proposto che l'ingresso della cantante aveva in qualche modo superato: non che io sia avverso al death metal, tutt'altro, intendiamoci, e l'ospitata è assolutamente di pregio, ma in questi casi apprezzo molto il coraggio di ricercare una proposta personale che, in un panorama saturato al massimo, può fare la differenza e quindi ben vengano tentativi originali come questo.
In “My Mask Collection” devo fare un plauso al lavoro del drummer Norman Ceriotti (Defamed, Roll for Initiative) che impreziosisce uno dei brani che mi hanno maggiormente convinto.
“A Darker Shade Of Me” è una ballata folk che fa prendere un attimo di respiro, anche se il testo è tutt'altro che conciliante, dato che il brano è quello dedicato all'ira e parla di felicità perdute e disperazione.
La parte più progressiva della band viene fuori in questa seconda parte del platter: si parte con “Where Is The Light”, che a dire il vero non mi ha convinto in pieno; meglio la band fa in “Timelines” (uno dei miei pezzi preferiti del disco) e “Daymare Town” dal ritornello molto enfatico e da un solo centrale che fa sentire ancora più che altrove di che pasta sono fatti Paul Beretta e Omar Gornati. Chiude il disco il breve strumentale “Sins And Virtues”, che ci accomiata da una band di musicisti preparati che sono tornati sulle scene con un buon prodotto, non per tutti, ma soddisfacente.
Cristian Angelini