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Pain & Fiction

TrackList
- Terra Nova
- Life and Death Of Sybil Vane
- Parnassus
- Sappho's Leap
- Romanticynicism
- In Somnium Ars Clamavit
- Ecce Ancilla Musae
- Bliss of the Sea
- Scenophiliac
- The Seal and The Siren
- saturnine
- Quest for Myself
BLEEDING ZERO - Pain & Fiction
(2021 - Revalve Records )voto:
Oggi mi ritrovo a recensire i Bleeding Zero, gruppo synphonic metal.
Non si trova molto riguardante la data di nascita di questa band ma possiamo dire che nel 2015 è nata la loro carriera con la prima pubblicazione di un EP: “Scenophiliac”, composto da sei tracce.
L’album di cui parleremo qua è: “Pain & Fiction” composto da ben 12 tracce di cui l’ottava s’intitola proprio “Scenophiliac” ed è tratta dalla precedente uscita.
Tutto fa pensare che sia un seguito del primo EP del 2015.
Questo progetto di band, è stato creato dalla cantante Rachele “Olympia” Manfredi, e come possiamo capire dalla loro biografia, anche gli album sono frutto della sua creatività.
Dopo l’antipasto del 2015 abbiamo aspettato un bel po' prima di poter assaporare la portata principale ma alla fine eccola qua. Un mix delle loro ispirazioni vanno a creare queste tracce orchestrali, teatrali anche potenti allo stesso tempo. Ma non perdiamoci in chiacchere e vediamo che cosa hanno creato Olympia e i Bleeding Zero.
L’apertura del disco fa già intuire chi siano i Bleeding Zero e che personalità hanno.
“Terra Nova” si apre con un buon intro ed alla prima nota vocale capiamo subito, quanto sia importante la voce di Olympia. Si tratta della canzone più lunga dell’album, ma onestamente non viene a noia anche per il mix di generi che essa va a creare con interesse.
Proseguiamo con “Lie and Death of Sybil Vane”. Inizio differente da quella precedente ma sempre con l’impronta di personalità canora di alto livello. In alcuni punti risulta un po' piatta ma interessante da finire di ascoltare.
“Parnassus” ha un’impronta molto più vicina al power metal ma non viene tralasciata assolutamente l’influenza sinfonica, che qua la sentiamo a tratti dalla voce lirica e dai cori pienamente orchestrali.
Andando avanti incontriamo “Sappho’s Leap” che ci vuole ingannare con il suo mini intro stile giapponese. Qua ancora una volta Olympia gioca con le sue doti canore, cambiando stile da lirico a classico. Musica molto classica, molto power ed a tratti l’entrata dell’orchestra spezza il rullante, dando personalità e togliendo monotonia.
Alla quinta traccia troviamo anche una canzone per i romantici, “Romanticynicism”. Sempre nella stessa barca. Circa cinque minuti e mezzo di canzone, dove il ritmo, i riff si muovono all’unisono con le canzoni precedenti.
Ecco che dopo qualche traccia un po’ monotona e il sound caratterizzato dal rullante del drummer, ascoltiamo “In Somnium Ars Clamavit”, un lento a base di piano, ed il ritorno del canto lirico accompagnato dai cori magnifici e teatrali taglia a metà un album che rischiava di diventare monotono. Traccia di quasi tre minuti che sembra far da intro alla “Bliss of the Sea” che con meno rullante e più sinfonia da orchestra, sembra di vivere una scena teatrale di successo.
Ed eccoci alla canzone che tiene il filo conduttore con il precedente Ep: “Scenophiliac”. Sembra che Olympia cambi voce ed invece ci sorprende ancora una volta quanto sia brava. Sound di personalità, tendente a tratti, più al commerciale che solo un orecchio allenato se ne accorge.
Inizio lento e cupo per l’ottima canzone “The Seal and the Siren”. Qua riusciamo a sentire tutti i generi per la quale la band si caratterizza, e sorprende in vari punti. Ottimo pezzo.
Siamo quasi alla fine e mancava un inizio da opera, che si trasforma in una scarica di energia pura e potente, per poi continuare mixando sempre le loro influenze. Tutto questo lo percepiamo nella traccia intitolata “Saturnine”.
L’album chiude con una delle tracce più lunghe di questa raccolta: “Quest for Myself”. Canzone molto orchestrale, molto bella che nel finale ci sta tutta ed anch’essa racchiude la personalità e l’anima dei Bleeding Zero. Giusto finale con una giusta canzone dal titolo azzeccatissimo: “una domanda per me stesso”.
A conclusione, questo album lascia davvero alcune domande che solo in noi stessi possiamo trovare le risposte.
I Bleeding Zero si meritano un posto nel Synphonic Metal italiano ed anche qualcosa in più, ma credo anche, che possano far meglio se uniscono le idee perché aspettare a lungo un album, suscita aspettative che poi devono essere colmate.
E allora la domanda è: sono state colmate le aspettative?
Fefo Wylde