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T.S.N.R.I. Interpremanenza

TrackList
- Parerga
- Essere Dio
- Cenere Di Sogni
- Sentieri Non Tracciati
- Solitudine
DUIR - T.S.N.R.I. Interpremanenza
(2022 - Autoprodotto)voto:
Mi occupai delle precedenti release dei Duir e, come si potrebbe notare leggendo prima la demo 'Tribe' (qui su IdM riportata come 'Duir'), e poi l’EP successivo, 'Obsidio', ero rispettivamente prima deluso ma in speranzosa attesa e poi più compiaciuto ma assolutamente sicuro che la band potesse dare ancora tanto.
Ebbene, premessa d'obbligo, in quanto sono molto felice che la mia intuizione si fosse rivelata esatta, perché il nuovo nato dei nostri, 'T.S.N.R.I. Impermanenza', è assolutamente una bomba! Ma andiamo con calma.
Il disco, rilasciato nel mese di gennaio di quest’anno, è auto-prodotto, e ci offre un numero di tracce ridotto ma dalla lunga durata per ciascuna canzone. La band va ad abbracciare, senza troppi fronzoli, la corrente Atmospheric Black Metal introdotta prima dai Maestri Summoning, e poi promossa da tante altre band che nel tempo si sono fatte un nome, quali Eldamar, Mesarthim, Enid, Caladan Brood, Elderwind, Lustre, Saor, mentre qui in Italia possiamo vantare band come Progenie Terrestre Pura, Medenera, o Scuorn, tra gli altri.
Si viene a creare, in questo caso, proprio una risonanza con la musica dello scozzese Saor, abbiamo quindi un misto tra black atmosferico e folk metal, come si può immediatamente notare prima da uno degli strumenti di punta dei Duir, la cornamusa, e poi anche dall’incedere solenne e brutale che contraddistingue brani come ‘Essere Dio’ o ‘Cenere di Sogni’ .
‘Essere Dio’ mi ha ricordato anche i Summoning di Stronghold, quindi un sound più improntato su un lento melodic black che a tratti si risveglia come un vulcano attivo, doppio pedale a manetta, cantato prettamente italiano che ci accompagnerà per tutto il corso del disco, e intermezzi arpeggiati con retrogusto decisamente malinconico. Benissimo.
‘Cenere di Sogni’ , il mio brano preferito di questo lavoro, é un misto di melodia sognante unita a un ritmo pesante, lento e maestoso, come il genere impone, forte della cornamusa di Thomas Zonato , i cui interventi sono attenti, incisivi e dai sapori malinconici, in perfetta simbiosi con il cantato in screaming di Giovanni De Francesco.
Una intro potente contraddistingue ‘Sentieri Non Tracciati’, brano più aggressivo dal cantato sempre diretto nelle lyrics, e che mette in risalto nelle strofe anche un altro strumento caro a Saor e ai nostri, il low whistle. Assolutamente poliedrico il drumming di Matteo Polinari, che decisamente fa la differenza in ciascun brano.
A chiudere è ‘Solitudine’ , canzone che inizialmente ricorda più il Depressive Black di gruppi come Woods of Desolation, ma che lentamente torna a riabbracciare le proprie origini, riproponendo una summa di quanto già esposto in precedenza, facendosi forte di intermezzi adrenalinici dove il basso di Andrea Zanini si muove con agilità e le chitarre del duo composto da Leonardo Cunico e Mirko Albanese sostengono prontamente il ritmo.
Ho apprezzato tantissimo questa veste dei Duir, che ritengo nuova (sebbene ispirata), interessante e, ancora, in costante miglioramento. Un plauso alla preparazione tecnica, all’entusiasmo sempre vivo, e alla capacità di reinventarsi, di non abbattersi nonostante le difficoltà, e puntare dritti al bersaglio. Complimenti.
Cercate questo lavoro, anzi, dategli decisamente una possibilità, un ascolto, e credo non vi lascerà delusi.
Un consiglio personale: la partenza è ottima, l’effetto sorpresa travolgente per chi ama il genere; se possibile, tuttavia, mantenete vivo questo spirito di fuoco, e non trascurate la parola “reinventarsi”, che può essere essenziale per non perdere la via, mantenersi vivi senza adagiarsi sugli allori.
A presto, spero!
Recensione a cura di Francesco Longo