Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Cell XIX

BULLET - PROOF - Cell XIX
(2022 - Sleaszy Rider Rec.)voto:
Nasce tutto in famiglia (nella band sono presenti padre e figlio) e come nelle migliori tradizioni o forse nelle favole quelle più belle, il finale ed il risultato sono un qualcosa che si avvicina ad una dimensione di eterea celestialità, un happy ending degno della consueta e compassata cinematografia americana quella dai colori pastello.
La band bolzanina (con innesti oltreconfini) arriva qui alla terza fatica in studio in poco meno di dieci anni di vita; una carriera che ha ricevuto fin da subito gli elogi sia da parte della stampa specializzata che da un buon numero di persone amanti evidentemente di un robusto Thrash con ampie aperture a cambi di tempo e a momenti più melodici.
Nei pezzi qui proposti appare ben manifesta l'influenza del riffing di Mustaine e quindi l'atmosfera più in generale riprende quella parte della discografia del gruppo americano che va dall'uscita di Countdown To Extinction fino alla fine del secolo scorso. Diciamo che il cd prosegue senza particolari sussulti tali da far impressionare l'ascoltatore, ma possiamo asserire che le tracce "girano", scorrono in maniera godibile: oltre ai già citati californiani, si possono riscontrare rimandi a tutti quei gruppi che a metà anni 80 venivano in un certo qual modo oscurati dai mostri sacri del genere. Se vi accosterete con maggiore attenzione potrete percepire qua e là sentori di Flotsam And Jetsam, qualche accenno agli Heathen, a volte anche i Sanctuary si possono udire da lontano ed infine anche i Metal Church per l'uso calibrato, mirato e consapevole dell'impianto melodico.
Tecnicamente molto validi, riescono a mischiare molto bene le carte e servire un giusto mix di potenza, di energia e di una certa positività. Non per nulla, come si può leggere nelle note di accompagnamento, hanno condiviso il palco con band del calibro di Testament, Raven, Holocaust.
La title track sintetizza molto chiaramente le caratteristiche classiche del Thrash anni 80: accelerazioni, tempi cadenzati molto potenti, passaggi con accordi diminuiti, le chitarre che si inseguono e che vogliono indicare la via di prosecuzione al cantato. Ecco se posso permettermi di fare un appunto, lo farei sulle linee delle parti vocali da parte di Richard Hupka (impegnato anche nelle sezioni di chitarra), le quali a volte risultano tendenzialmente monocorde sebbene vi siano spesso e volentieri indizi non troppo occulti ad un certo revisionismo canoro che può addirittura rifarsi a determinati stilemi della NWOBHM ("Braincode" quantunque abbia attrezzature e congegni musicali riconducibili agli esordi dei Nuclear Assault, ha decisamente nel ritornello un'apertura ad un cantato facilmente assimilabile ed oserei dire molto orecchiabile). Certamente per farla breve non ricorda il cantante, la voce di Rampage dei canadesi Annihilator.
Altro brano da sottolineare è "Undeniable Decline" che trasuda sofferenza e precarietà, con atmosfera di perenne attesa, una sospensione temporale che la sezione ritmica di Fontanari, al basso, e Lukas Hupka alla batteria, esaltano e rimarcano a dovere.
Leonardo Tomei