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Vertex

DISCORDANCE - Vertex
(2021 - Buil2Kill Records )voto:
I ferraresi Discordance animano da tre lustri la scena emiliana con il loro death metal ad alto contenuto tecnico, sempre più ramificato verso i confini del genere, in cerca di nuova linfa.
Giunti al secondo album, rischierebbero di essere persi e confusi tra le decine di band di virtuosi dell’estremo, dove tra scale strampalate a velocità folli, riff incrociati in tapping di basso e chitarra e i più disparati eccessi di batteria, il rischio di calcificarsi in stilemi inoffensivi è assai forte.
Il nostro quartetto quindi è artefice di uno di quei sofisticati polpettoni che grondano tanta tecnica e poco sugo? Non esattamente, per fortuna.
Se è vero che le orecchie abituate a certe sollecitazioni rischiano l’assuefazione all’ennesima prova di abilità (ed è bene sottolinearlo: i ragazzi suonano a livelli altissimi!), è altrettanto vero che “Vertex” presenta numerosi momenti capaci di calamitare l’attenzione grazie all’incursione in terreni inaspettati. E sono paradossalmente proprio i momenti “meno Metal” ad essere i più interessanti, proprio in virtù dell’apparente dislocamento, rispetto alla cornice.
Eppure il gruppo sembra non rendersene conto. O meglio, sembra essere perfettamente consapevole del potenziale delle proprie intuizioni, ma anche titubante nel promuoverlo esplicitamente, preferendo continuare a proporsi dietro alla rassicurante etichetta ”technical Death Metal” e realizzando videoclip puntando sul materiale più “reazionario”, vicino agli standard del genere: “Imposition of a Cosmic Lithany” li vede infatti impegnati in una “normale” composizione in stile Gorod (tanto per fare un nome), con gli impassibili e flemmatici musicisti sullo sfondo e il possente frontman che tenta di infondere un poco di vita.
Ma se avrete la curiosità di ascoltare Vertex per intero, scoprirete che i Discordance sono molto più di questo!
Tra composizioni che si spaccano e aprono alla The Dillinger Escape Plan e spiazzanti inserti dalla melodia quasi indie rock (“Fire Ants”) si arriva al brano più interessante di tutto il disco: “La Tua Memoria”. Cantato interamente in italiano, è un ottimo esempio di come si possa bilanciare la classica forma canzone con strutture più interessanti, riuscendo a comunicare un concetto (“non c’è dolore, senza memoria dello Schema”) in maniera emotivamente coinvolgente. Anche la voce di Francesco Sita, altrove più monotona, trova nell’italiano modalità espressive inedite e decisamente più efficaci. Ecco, questo brano, a differenza degli altri sembra fortemente sentito, supportato da quel moto interiore, quell’impellenza espressiva che dovrebbero essere alla base di ogni potente espressione musicale. Melodie, accordi, fraseggi e arrangiamenti, concorrono insieme a tutti gli altri elementi nel mettere a fuoco un brano non solo ottimamente riuscito, ma che sembra segnare una nuova strada, decisamente interessante.
L’uso della lingua madre era già stato più timidamente proposto nella convincente iniziale “Schema”, rendendo più comprensibile e allo stesso tempo più credibile l’interessante concept che innerva il disco.
Altri momenti degni di segnalazione sono i drammatici assoli melodici su “Immortal” e “The Perfect Number”, il canto dell’assiolo (che ricorda l’utilizzo dei versi di uccelli che popolano l’album “Divers” di Joanna Newsom) sulla strumentale “Night Of The Screaming Owls” e i tanti episodi in cui i tre strumentisti si inseguono e arrestano in perfetta sincronia, regalando ogni volta un gustoso, per quanto effimero, piacere.
Interessante anche la conclusiva “Foolishness”, che fa indossare al proprio death/grind un abito quasi roccheggiante, senza rinunciare al blastbeat e all’intelligenza.
Questo sembrerebbe il classico disco di transizione, dove si affacciano prepotenti i caratteri di uno stile in cambiamento, ma ancora impastato nella fisicità precedente: la crisalide che prelude ad una nuova incarnazione dei Discordance. Avranno il coraggio di diventare farfalle?
Marcello M.