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Inter Sidera Versos

TrackList
- Nihilistic Messiah
- Ascension of the Psygod
- Renewal Dogma Constellation
- Spiritual Necropsy
- Drowning
- 1750
- Eroico Furore
VELCH - Inter Sidera Versos
(2021 - Wine And Fog/Oath Production)voto:
Il rumore di un jack connesso all’ampli che viene inserito nella chitarra introduce l’opening track 'Nihilistic Messiah' pagando un tributo al dogma low-fi rendendo chiaro, anche con le scelte di produzione e l’iconografia della photoband, che i VELCH poggiano la loro ispirazione in un black metal old school e per nulla incline ai modernismi. Non per questo però minimalista o derivativo: da piccoli dettagli nel riffing e nell’uso del tremolo picking a costruire licks solistici articolati e di ampio respiro, che costruiscono un dialogo armonico con le parti di basso intente a tracciare linee solide e ipnotiche, emerge una proposta personale ed ispirata dai forti connotati epici.
Un’epicità oscura ed aggressiva che non manca di essere ariosa ed evocativa in molti frangenti, supportata dalle vocals che esprimono uno scream lacerante, furioso e disperato insieme.
E’ un black metal impostato su velocità medio alte quello dei VELCH, affidato a d-beats che mi hanno ricordato i migliori Necrophobic, mentre dalle partiture di chitarra si fa notare l’urgenza dei giri di accordi eseguiti in strumming.
Colpisce nella track di apertura il riffing serrato sorretto da d-beat e commentato da voci in clean che sembrano provenire da una trasmissione radio. Alla furia inziale fa da contrappunto prima l’apertura in doppia cassa con un lick a note e poi lo stacco in cui un arpeggio distorto apre ad un tema solistico in tremolo picking sorretto da un efficace giro di basso pulsante dall’incedere marziale. La chiusura subitanea della composizione, con una coda affidata al basso, si rivelerà essere poi uno dei leit-motiv dei nostri.
'Ascension Of The Psygod' apre con un serrato up-tempo in doppia cassa a sostenere un tema in tremolo picking. Tema portante che verrà riletto con continui cambi di drumming e qualche stop-and go che rivela la portata armonica del lavoro di chitarra su accordi aperti. Il continuo spostamento di tecnica esecutiva e “frequenza” del riffing che si sposta anche su toni gravi in alternate picking di matrice death, e sposta a tratti il classico strumming black verso frangenti techno-thrash, rende la composizione varia e godibile senza mai che cali la tensione.
Un basso pulsante di ispirazione dark wave apre le danze di 'Renewal Dogma', che poi sviluppa in un rapidissimo black di matrice svedese. Ma quello che colpisce è la “strettezza” dei temi a note che infondono un senso di estrema urgenza al brano. Caratteristica questa che in particolare mi ha colpito nei VELCH, unitamente alle vocals declamatorie ed epiche che trovano forse la loro migliore espressione qui. Così come il lavoro chitarristico che qui concede anche un momento solista di grande efficacia, fortunatamente non sull’impronta del virtuosismo ma dell’emozione, e ci consegna ad un’apertura arpeggiata in low tempo in cui basso e chitarra si intrecciano con grande perizia. Una traccia dal songwriting perfetto che potrebbe durare per sempre e, ovviamente, viene conclusa con brusca perfidia.
Per bilanciare la track precedente, i nostri ci aggrediscono con la furia compatta di 'Spiritual Necropsy' che, tuttavia, non manca di una fiera epicità e inanella una sequenza di riff ispiratissimi e alcune trovate sui timpani (intesi come tamburi) che regalano profondità alla composizione. Ho intuito anche una parte di cantato in italiano e per questo voglio ancora più bene a questa formazione. Che non ha paura di inserire una parte in palm muting sincopata commentata da un tremolo picking dal sapore mediterraneo dopo avermi ammaliato con temi epici che mi hanno fatto balenare davanti agli occhi la cover di Blood Fire Death. Il finale, con i suoi stacchi sui tom e i power chord solenni a sorreggere la solista, poi conduce l’ascoltatore direttamente nel valhalla.
L’apertura di 'Drowning' travolge con uno strumming che ha un piglio quasi grindcore, per poi sviluppare in un lick a note che ha l’impeto e il senso della velocità del folk balcanico. A differenza di certo black svedese, il senso di velocità nei VELCH è retto dalle chitarre più che dalla sezione ritmica, che si affida con dosato criterio al blast beat.
Urgenza che si riflette nel continuo cambio delle sezioni caratterizzate da differenti tecniche di esecuzione che aprendo il sound e compattandolo, passando da tremolo picking sulle corde alte ad alternate picking dal sapore quasi death, a progressioni di accordi aperti, ci trascinano verso un climax interruptus. Lo stesso furore si conferma con '1750' che ci aggredisce con un un lick a note evocativo ma urgente, reinterpretato in contrappunto prima su toni medio-gravi e poi alti prima con un giro di accordi in strumming che sfocia in un tremolo picking prima dell’introduzione di un inconsueto riff spezzato di matrice (quasi) thrash. Dell’intera tracklist questa doppietta mi ha rammentato lo stesso grado di frenesia esecutiva che ha fatto a suo tempo la fortuna di Reign in Blood.
Chiude il lotto 'Eroico Furore' con i suoi lick a note maledettamente evocativi, supportati da un drumming che alterna sfuriate in d-beat a rallentamenti in mid tempo dal sapore marziale, a supportare un testo in idioma italico declamato in uno scream disperato e sofferente che fa letteralmente venire i brividi.
“L’uomo non ha limiti, quando un giorno se ne renderà conto sarà libero anche qui. In questo mondo”
Samaang Ruinees per italia di metallo