Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
2020

TrackList
- Start
- Have A Good Time
- Electric Spirit
- Then 'U Don't Have To
- All We Want
- Julia
- Some Words For You
- Lionheart
- A Lil' Bit More
- Something Between Love N Hate
- Baby Blue Eyes
DANNIE DAMIEN - 2020
(2020 - Autoprodotto)voto:
In accompagnamento ai pezzi non c'è uno straccio di due righe due di presentazione, nè di biografia e nemmeno una foto della band (o di eventuali collaboratori); c'è soltanto la copertina di questo cd autoprodotto dall'artista meridionale. Eh sì perchè navigando su internet si riescono a trovare qualche notizia in più su questo talentuoso chitarrista.
Scritto che il guitar hero proviene dal Sud della nostra Penisola, nasce nel 1983 e già all'età di sei anni è alle prese con le lezioni di pianoforte. Esperienze al conservatorio, che però lascia dopo soltanto due anni, studia solfeggio, violino e all'età di 14 anni inizia un lungo, onesto ma duro lavoro sulla chitarra. Non mancano quindi le prime esperienze live (il primo gig a scuola non si scorda mai), intraprende un girovagare in diversi gruppi (questo lo porta, fra le altre cose, a trasferirsi per qualche tempo al Nord per suonare con gli Hollywood Vampires con i quali divide il palco per tre concerti in Olanda ma che, come esperienza artistica in termini di crescita, si rivela infruttuosa).
Debutta nel 2016 con il demo album "Have A Good Time", per giungere dopo altre nove produzioni, che spaziano dall'acustico al Folk dal Glam allo strumentale, a questo ultimo prodotto rimasto in redazione forse per un po' troppo tempo.
Anche in questo caso, comunque, non ci si sposta tantissimo dalle precedenti strade musicali già percorse, sebbene ci siano spesso nei pezzi dei virtuosismi che a volte sconfinano in atmosfere barocche al limite dell'accademico. Stilisticamente possiamo dire che ci muoviamo dentro i limiti di un generico Aor molto melodico con un dosaggio abbastanza equilibrato di tastiere, pianoforte e chitarre. Ciò che colpisce maggiormente è la tecnica messa al servizio degli assoli: sono delle narrazioni classiche fra la sei corde ed i tasti bianchi e neri del pianoforte.
Ovviamente non mancano momenti soft e ricercati: la saltellante, solare e sfavillante "Julia" riesce a mettere d'accordo le situazioni americane dei Toto e la melodia sognatrice del nostrano Rossi. Ma anche la conclusiva "Baby Blue Eyes" è una ballad di grande spessore che pesca a piene mani da Bon Jovi, dallo scomparso recentemente Marvin Lee Aday e dai Foreigner. Molto intenso come pezzo lento e probabilmente un momento assai sentito da chi la interpreta. Qualche appunto alla voce che in alcuni passaggi non è perfettamente in linea con le strutture armoniche, voce che per altro si trova proprio agio soprattutto nelle circostanze meno pesanti e dure delle canzoni. Anche la produzione non è al top di gamma, ma presumibilmente questa è stata una scelta ben ponderata da parte dell'autore.
Tutto sommato non è un brutto lavoro, suonato decisamente con perizia di causa e maestria, non saranno questi undici pezzi per voi che amate i generi sopra citati, una delusione, ma sicuramente non vi faranno gridare al nuovo miracolo.
Leonardo Tomei