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All You Can Hit

TrackList
- Revenge
- B.J. Quinn
- The Sea Is Full Of Dreamscapes-The Kraken
- Emerald City
- House Of Sand (A Bad Dream)
- Winter Wind
- Crimson Tentacles
- The Graveyard-Keeper
- Predators featuring Nick Oliveri
- No More Promises
- Predators original version
GUNASH - All You Can Hit
(2022 - GoDown Records)voto:
Il trio piemontese vanta una carriera quasi ventennale, un lungo percorso che li ha condotti alla registrazione di questo quarto album in studio. A volte si può rimanere piacevolemente sorpresi, sebbene non venga proposto un qualcosa di particolarmente innovativo, dalla qualità eccelsa proveniente dalle bands che circolano nel sottobosco (lontano dai grandi riflettori) nostrano.
Il cuneese quindi non è rinomato soltanto per i lunghi periodi di assedio oppure per il famosissimo Cuneese al rum (dolce di una prelibatezza quasi inarrivabile ma soprattutto inenarrabile...), ma anche per la variegata proposta di questi tre funambolici artisti, i quali riescono a spaziare con dovizia e padronanza fra i territori del Grunge a - la Alice In Chains, fra le paludi malsane del Punk Horror dei Misfits, ovvero fra certe divagazioni New Wave.
L'esperienza musicale di due decadi è impreziosita, su questo "All You Can Hit" (titolo volutamente ironico), dalla presenza del tastierista statunitense Derek Sherinian (che può annoverare collaborazioni con Dream Theatre, Billy Idol, Alice Cooper).
Ci sono pezzi più diretti sia come impatto tempistico, tipico elemento questo di un certo Punk Rock, che come proposta musicale: "Predators" (la versione che vede special guest Nick Oliveri una vera e propria icona dello Stoner) sembra un brano sfornato dai Propaghandi in collaborazione, per talune scelte stilistiche di sonorità, con i Buzzard. Anche "Revenge" quantunque non abbia la classica strutturazione riconducibile a indeterminate facilonerie Post Punk, è un brano immediato e diretto con un adeguato timing di ascolto facilmente assimilabile.
Inquietante è la seconda traccia che mi fa venire in mente i Devo a causa dei giochi musicali in sospeso. Veramente bravi i basso piemontesi a non farci perdere nel dedalo delle sonorità presentate, ma anzi risultano essere degne guide virgiliane per il nostro viaggio poliedrico attraverso le loro composizioni.
Possiamo riscontrare diversi autori, svariate atmosfere composite e rarefatte: da quelle più marcatamente Post Grunge, per esempio nella potente e cadenzata "The Sea Is Full Of Dreamscapes - The Kraken" (si sente anche qui il tocco di Sherinian), a quelle oniriche ed ariose di "The Graveyard-Keeper" dove Cave incontra Lou Reed mischiando la melanconia della mai dimenticata Nico con la cupa rabbia di Danzig. Ottimi anche i cinque minuti e mezzo della lisergica ballad "No More Promises" (con ospite ancora Sherinian): la chitarra pulita ma molto effettata disegna iperboli sulle quali si attanaglia ben solida la voce del cantante. Il finale in crescendo sta a sottolineare l'estrema sofferenza che scaturisce da questo pezzo scritto immediatamente dopo la scomparsa di Cornell. Rimane il dubbio atavicamente mai chiarito sui perchè di gesti estremi da parte di gente non comune, ma non per questo immune da dolorose esperienze di vita e appesantite da momenti particolarmente problematici.
Leonardo Tomei