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Event Horizon

ONELEGMAN - Event Horizon
(2022 - Rockshots Records)voto:
Finalmente una proposta veramente professionale! Senza nulla togliere alla qualità, all’estro e all’impegno dei tanti gruppi italiani che ci contattano, è davvero raro ricevere un press kit così completo e centrato.
Il lungo percorso evolutivo degli Onelegman non ha lasciato nulla al caso, levigando e rimodellando la matrice estrema primordiale in un caleidoscopico post metal perfettamente prodotto, pieno di dettagli e di larga accessibilità e appetibilità.
Con questo terzo album i tre reggiani ci propongono una musica che potrebbe assomigliare ad un Devin Townsend “semplificato”, più fruibile, meno saturo e meno estremo, ma comunque ricco, curato e molto ben suonato. Il frontman Cecca dimostra come, pur non essendo il migliore dei cantanti, si possa risultare efficaci grazie ad un intenso lavoro sulla propria performance e nella costruzione di una ricamata intessitura di armonie vocali, che non sono solo semplici ornamenti, ma spesso caratterizzano, innervano e determinano la struttura dei brani.
“Event Horizon” è un album variegato ma coeso: anche i testi mirano a costruire un immaginario comune, una sorta di concept, un almanacco di riflessioni cosmico/scientifiche frutto di ricerca ed elaborazione, leggera e profonda allo stesso tempo.
Il brano di apertura, “Chaos Theory”, è una bomba! Ingombranti tastiere gonfiano e guidano il ritmo incalzante del pezzo, graziato da buone melodie sia per la strofa sia per il ponte, che esplode nei ritornelli stratificando arrangiamenti, voci e synth/arpeggiatori a cascata, per un suono grande, quasi spaziale…
Le chitarre hanno sia quel tono tipicamente djent a sette corde, sia l’approccio solista virtuosistico e sanno anche farsi apprezzare in tante altre versioni, sottolineando la maturità compositiva, la capacità di saper dosare e scegliere.
Un bel riff interrogativo e zampettante guida la navetta spaziale verso la collisione stellare di “Magnetar”, senza farci mancare uno sfriccico di mandolino.
La title track è una canzone cadenzata e scura, dalla strofa pop. Nonostante i tanti dettagli pregevoli, credo che non raggiunga mai un vero apice, arrivando alla fine senza averci dato la soddisfazione che troviamo altrove. Come ad esempio nella trascinante “The Line”, spudoratamente ammiccante e squisitamente ballabile! Tutti i trucchetti compositivi più efficaci vengono snocciolati con maestria e intelligenza, per la gioia di tutti. C’è anche un gustoso assolo a nobilitare l’apparente leggerezza di un brano davvero ben riuscito.
“Radiate” ha un inizio da grunge ballad acustica, ma cambia presto atmosfera giocandosi, nei rimanenti due minuti, riff heavy, un melodicissimo solo, bei fraseggi vocali discendenti armonizzati e la ripresa del ritornello in versione epica, quasi orchestrale.
Spiazzante l’electro rock, vicino a certa dark wave pop, di “Steric Hindrance”, che convince grazie alle sue melodie vincenti, prima ancora che per la sua nostalgia esoticamente danzereccia. Magari vi seccherà ammetterlo… ma vi piacerà!
“Black Holes Have No Hairs” riequilibra la componente heavy del disco, anche se c’è da dire che i riff mantengono sempre una certa “morbidezza”, una piacevolezza di suono gommosa, profonda, appagante anche per le orecchie meno abituate ai suoni ruvidi del Metal. Il ritornello, sempre di atmosfera tastierosa e cosmica, risulta meno efficace rispetto ad altri episodi, risultando forse l’anello più debole dell’album assieme alla successiva “The Order Of Time”, che in compenso ha migliori ganci melodici.
Polifonie vocali townsendiane e un andamento festoso per la breve e piacevole “Cosmos”, che rivitalizza alla grande la seconda parte di “Event Horizon”.
Mi ha fatto ridere la traduzione inglese dell’espressione idiomatica già declinata in vari dialetti italiani “Slaps Two By Two Until They Become Odd”, che dà il titolo alla traccia conclusiva dell’album e ci saluta con una ritmica massiccia, voci aggressive e l’ormai consueto ritornellone dilatato e ipermelodico.
Un album omogeneo che cresce ascolto dopo ascolto, competitivo e di caratura internazionale. Un bel disco!
Marcello M