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S'Accabadora

HELL THEATER - S'Accabadora
(2022 - WormHoleDeath)voto:
Il ritardo del treno fece sì che l'inviato della televisione regionale perse l'ultima corsa del postale diretto al centro del paese.
Stretto nel suo impermeabile di un beige consunto dal trascorrere del tempo, nella mano destra la sua 24 ore con i preziosi ferri del mestiere (taccuino, penne e matita, registratore portatile) e sulle spalle lo zainetto bianco delle superiori mai lavato dall'epoca e contenente i pochi effetti personali, il nostro quarantenne si mise l'animo in pace e si incamminò lungo l'unica direttrice che portava fuori dalla piazza della piccola stazione di quel paese pressochè sconosciuto, paesino appollaiato gentilmente sulle dolci colline.
L'umidità scesa iniziava a far brillare il selciato e il freddo incominciava a penetrargli dentro fino al midollo delle ossa: mal sopportava queste temperature e men che meno l'odiato autunno fatto di alberi sempre più spogli e tramonti morenti dentro le braccia del rigido inverno. L'unica compagnia lungo la strada era rappresentato dal rumore dei suoi passi amplificato dallo schioccare di tanto in tanto di rami secchi spezzati sotto il suo peso.
In lontananza vedeva il paese e con il calare ulteriore del sole, avvinghiato da nuvole basse, iniziavano ad accendersi le prime luci. Mentre camminava doveva ricacciare indietro il confortevole pensiero della doccia calda che lo avrebbe accolto al suo arrivo presso l'unico posto che si potesse definire albergo: pensione "Futuro" aveva trovato su internet. Se non altro suonava di buon auspicio per il successo dell'articolo che avrebbe dovuto presentare.
Fece una semicurva verso sinistra e dietro a due pini marittimi, sulla destra, leggermente staccata dalla strada, vide con la coda dell'occhio una casa apparentemente disabitata ma con una debole luce proveniente dall'interno. Una voce dal profondo gli diceva di tirare diritto e di farsi i fatti propri, ma la curiosità tipica del giornalista (sebbene di provincia) prese il sopravvento. Attraversò la careggiata, passò in mezzo a due arbusti, scavalcò una siepe malcurata e si trovò di fronte ad un viottolo stretto e pieno di erbacce. Pochi scalini di marmo annerito dalla pioggia e non perfettamente allineati portavano alla casa. Una sorta di piccolo castello, con delle colonne lisce tutte intorno che sorreggevano il piano superiore. Sul tetto appuntito spuntava il comignolo dal quale usciva un flebile filo di fumo, segno di una presenza umana all'interno della abitazione. Fece il giro perimetrale per scorgere qualcuno ma nulla; ormai era spinto dalla curiosità e decise di entrare avendo trovato una piccola porta laterale; attraversò una sala da pranzo immobile, indefinibile, fuori da ogni tempo, girò un angolo ed in fondo intravide una luce. Affrettò il passo, iniziava a sudare e ad ansimare e giunto a circa ad un metro dalla porta questa improvvisamente si aprì e...
Benvenuti nel delirio musicale orrorifico della band veneziana sulla quale la longa mano di King Diamond ha fatto sentire tutto il suo peso. Preparatevi ad un ascolto ansiogeno e ricordate... non aprite quella porta.
Leonardo Tomei