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Vola Rapace

TrackList
- Emorroid
- Morti Bianche
- Vecchio
- Missionario Senza Scarpe
- Vola Poiana
- Tagliami
- Pantegana
- Canto De Malavita
DIALCALOIZ - Vola Rapace
(2022 - Autoprodotto)voto:
Attivi dal 2006 con questo "Vola Rapace" sono arrivati alla nona fatica in studio. Già recensiti su queste pagine circa i loro ultimi due lavori dal nostro Direttore, rispetto al cd del 2020 ritornano ad essere un power trio.
Fanno dell'autoproduzione la loro fede ed il loro credo e su tutti i pezzi si sente quindi questa attitudine ed emerge finalmente quel sano menefreghismo artistico di quello che poco ma proprio poco scende a compromessi con virtuosismi armonici e che per niente ammicca a facili risoluzioni melodiche. Liriche in italiano, ironia al vetriolo, pezzi serrati, cantato al limite della one note e comunque pedalare che è un piacere.
Arriva una ambulanza a sirene spiegate e si parte col primo pezzo dal titolo che lascia ben poco spazio all'immaginazione, una versione umoristica dei testi "chirurgici" dei Carcass. Una sorta di mid tempo con una sezione ritmica precisa e possente, basso e batteria che sono un tutt'uno: il lavoro del quattro corde è molto presente e si fa sentire e notare nello stacco centrale. Il pre finale è un omaggio agli americani Nuclear Assault, quanto godimento per le mie orecchie.
"Morti Bianche" è un pezzo quasi atonale, ma con una grande verità di fondo sviscerato dal testo; musicalmente a volte mi ha rimandato alla mente i Primus per gli stacchi e per l'uso dei cambi nelle dinamiche.
Un inizio fin troppo alludente a Mustaine dà il via al terzo pezzo dove, anche in questo caso, il basso fa veramente la voce grossa. Un buon ritornello con un incedere che ricorda la vecchia scuola hardcore italiana.
Definire precisamente il genere del trio piemontese non è così semplice (e forse questo è il punto di forza del combo): per alcuni versi, e mutatis mutandis, potrebbero essere associati ai loro conterranei Trombe Di Falloppio, se non altro per l'uso di una non troppo velata dissacralità.
Hardcore americano quello di "Missionario Senza Scarpe" bello diretto, fiero e senza tanti fronzoli, senza respiro per un pogo liberatorio e di altri tempi.
Band questa che in una scaletta di un concerto qualsiasi potrebbe essere inserita benissimo in vari generi dal Thrash, al Punk, fino al vecchio Hardcore, e che, senza mai sfigurare, potrebbe portare energia, potenza, direttive sonore precise. Semplici ma mai banali: "Tagliami" si discosta leggermente dal resto del lotto, apparendo quasi una song pop rock. Ci sono accenni anche alla tecnica ed allo studio dello strumento: l'inizio di "Pantegana" con gli armonici artificiali ci riporta la memoria molto vicino ad un grande di tutti i tempi del quattro, cinque, sei corde e cioè Jaco Pastorius.
Vi piacciono i Motorhead, bene, vi aggrada il buon vecchio Hardcore monocorde, ne sono felice, non vi dispiacciono gli Husker Du, vi sono nel cuore; ebbene, questo cd vi divertirà sicuramente durante l'ascolto.
Leonardo Tomei