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Witnesses

TrackList
- Lethargy
- Laudanum
- Fate Takes Its Course
- Wanderer
- My Covenant
- Monochrome
- Chemical
- Saturated
(ECHO) - Witnesses
(2022 - Black Lion Records)voto:
Quarto capitolo per la formazione bresciana condotta dal cantante Fabio Urietti e dal chitarrista Simone Saccheri che, coadiuvati in veste di ospiti da Francesco Bassi alla batteria e Don Zaros alle tastiere, rilasciano un lotto di sette composizioni articolate e di ampio respiro, la cui palette espressiva è arricchita dalla presenza dei guest vocalist Heike Langhans e Alex Högbom.
Si autodefiniscono death-doom ma è una definizione che, a mio avviso, non rende merito al carattere dell’opera che non presenta i toni cupi e opprimenti, gravi e claustrofobici generalmente associabili a questa etichetta. Né dal punto di vista strettamente compositivo e del riffing, sovente impostato su maestosi power chords che tratteggiano i giri armonico-melodici su cui si disegnano i contributi di licks solistici evocativi ed epici, né sul piano della produzione. Limpida e impeccabile, corposa ma cristallina ed elegante. Si intuiscono influenze di un certo modo di intendere il black metal che è proprio dei Moonsorrow e, per certe suggestioni “mediterranee”, ai Rotting Christ e ai Septic Flesh. L’utilizzo di un riuscito contrappunto tra sezioni con voci in clean e sezioni in growl molto espressivo e lirico fa pensare anche agli Opeth, in particolare per certi andamenti “floydiani” delle melodie in clean. Voci pulite che, in “My Covenant”, raggiungono la magia del duetto di voci maschile/femminile portataci da Nick Cave/Kylie Minogue in “Were The Wild Roses Grow” nel costruire una ballata (nel suo senso più classico) sostenuta da una tessitura di sinth ambient poi sviluppati da arpeggi in clean e momenti solistici sognanti e ispiratissimi.
Esemplare del “trattamento” riservato dagli (ECHO) ai fondamentali del doom è “Monochrome” che apre con il classico tritono sabbatiano per poi lavorarlo con un’armonizzazione di chitarra a due voci, introdotta da un sinth modernissimo, cinematico e industrial, che ne trasfigura completamente il carattere. Il contrappunto tra voce pulita, sorretta da lick in clean arricchiti dal delay ed esplosioni di power chords, e growl attestato su toni medio-alti è il filo conduttore di una composizione che definisce e conferma i canoni di un nuovo modo di intendere il metal che mantiene i mezzi espressivi dell’estremo e va oltre. Chiudendo in un certo senso il cerchio con il metal classico della cui intenzione, oltre che dei mezzi espressivi, si riappropria, in un certo senso rifondandolo.
La tracklist sembra seguire un percorso chiaro di evoluzione da un approccio più “ortodosso” e legato all’asprezza del cantato e ad un’autorevole robustezza della parte strumentale ('Laudanum'), che pure mantiene un tono epico, maestoso ed evocativo, introducendo una traccia alla volta aperture ambient, dapprima affidate alla strumentazione “elettrica”, supportata da un lavoro di fino della sezione ritmica, sempre impostata su mid tempo rarefatti e suggestivi, poi progressivamente affidate ai sinth. Allo stesso modo le vocals in clean prendono progressivamente il sopravvento, prima con un approccio electro-dark ('Fate Takes Its Course') per arrivare a “Chemical” in cui un tema di sinth maestoso e malinconico sostiene la voce sognante e delicata di Heike Langhans. Il duetto che ne nasce con Alex Högbom torna sui binari già citati di una new wave colta e raffinata in cui sorprende ed esalta l’intervento in growl di Urietti, perfettamente inserito in una composizione matura che mi azzardo a definire progressive rock. Di quello settantiano però, scevro di inutili funambolismi ma fatto di robusti arrangiamenti e strutture dinamiche e conseguenti.
A chiudere il percorso, e anche il periodo aperto una dozzina di righe sopra, arriva “Saturated” con le sue chitarre slide e il cantato di ispirazione floydiana che nell’esplosione elettrica conseguente rimanda a certe soluzioni in crescendo dei Queen.
Un lavoro, insomma, questo degli (ECHO) che si pone al di fuori dei generi di riferimento, per freschezza e personalità e, pure, nel suo essere la perfetta sintesi di ciò che il metal (il rock) ha espresso fino ad oggi, è esattamente il presente del metal.
[sammang ruinees per italiadimetallo]